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Vinicio Capossela e il suo Bestiario d’amore: un viaggio amorosamente bestiale tra ballate e serenate notturne

Al Teatro Verdi di Pisa un'ode musicale al mese degli amori.

© www.viniciocapossela.it

Sabato 21 maggio al Teatro Verdi di Pisa Vinicio Capossela apre una serata di gala in maschera ispirata a un Bestiario del 1200 dal nome “Bestiario d’Amore”. Con lui sul palco i musicisti Alessandro Asso Stefana, Raffaele Tiseo, Vincenzo Vasi e Achille Succi per un viaggio musicale dei più ammalianti, dal medioevo al rinascimento, tra racconti, liriche, ballate, cantate, serenate d’amore, in compagnia dei suoi bestiali protagonisti.

In quest’opera un erudito, Richard de Fornival, convoca tutte le nozioni per spiegare la seduzione amorosa che apre le porte all’umano zoo interiore, tradotto in un fantasmagorico lavoro di Capossela di un cofanetto uscito qualche anno fa, dal titolo omonimo, con uno scrigno che contiene un libro illustrato e lo scritto di Chiara Frugoni, studiosa medievista, recentemente scomparsa, a cui il cantautore dedica un caloroso ricordo.

Il concerto si apre proprio con questo Bestiario d’Amore d’impronta trobadorica, fil rouge della serata: una musica per esprimere i sentimenti e le emozioni evocate dagli animali, un onirico racconto musicale, un canto fuori dal tempo, in cui la musica stessa è parte integrante della storia, capace con la sua timbrica di evocare le movenze e le qualità delle creature passate in rassegna.

© fermataspettacolo.it

Dopo la carrellata di amanti che svolazzano, strisciano, saltellano, il viaggio nel medioevo fantastico continua con un brano tratto da “Ballate per uomini e bestie” ovvero I musicanti di Brema e la sua compagnia di creature disgraziate che si salvano grazie all’immaginazione.

Dall’asino e la sua strampalata compagnia si passa al lupo, uno degli animali più prossimi alla trasformazione, al superamento dei confini tra uomo e animale, e nell’imbestiamento amoroso di una notte di luna, mastro Giuseppe si trasforma addirittura in porco maiale in Il pumminale. In amore si scoprono i propri limiti, il senso di abbandono come la prima esperienza amorosa in Scivola vai via. Segue una struggente serenata adatta alla stagione degli amori e ai suoi uccelli che cantano quando la notte va a esaurirsi nel primo mattino di Ultimo amore.

Ben venga maggio
e ‘l gonfalon selvaggio!
Ben venga primavera,
che vuol l’uom s’innamori (…)
(Angelo Poliziano)

Si narra che l’usignolo si sia immolato per dare il colore rosso alla rosa: ecco allora l’ode Con una rosa nel prezioso arrangiamento del maestro Raffaele Tiseo.

Nella cultura dei trovatori un amore per essere tale doveva essere extraconiugale, come insegnava anche nel De amore Andrea Cappellano, allora serve una spalla per gli amanti, ovvero gli uccelli che cantano l’arrivo dell’alba e del terzo incomodo Canto all’alba. Questi stessi uccelli annunciano che si è fatto tardi, nella canzone tardogenerazionale sul tardo rientro a casa Tornando a casa.

Il bestiario va avanti con un altro celebre uccello, nero, che un tempo era bianco, ma è diventato nero dopo aver ascoltato i malanni degli altri. “Amor che come il corvo becca dagli occhi | E da lì il cervello estrae | Più ne trova, più ne trae” e così fa amore, dagli occhi penetra fino al cervello. Una canzone per questo animale che non si fa abbastanza gli affari suoi: Corvo torvo.

Achille Succi impugna il cromorno, cinquecentesco, per la lirica di Michelangelo Buonarroti che riprende il tema dell’amore che entra dagli occhi: Fuggite amanti amor. Nella seconda parte del Bestiario, l’autore mette in guardia l’amata dalle insidie del falso amante e inizia una carrellata di creature collocate a questo scopo, come la balena. Una leggenda la vuole ferma come un’isola, ma il malcapitato che vi approda è destinato ad affogare quando quest’ultima si risveglia e si inabissa. La balena esprime il terrore per la natura ma allo stesso tempo anche qualcosa di misterioso, come l’opera di Merville. La balena rappresenta la natura indomita, Vinicio Capossela ci ricorda che nel 1851 quando è stato pubblicato Moby Dick la biomassa selvaggia del nostro pianeta era al 38%, oggi, 170 anni dopo, è ridotta al 3%. Entriamo così nell’ossessione della balena de I fuochi fatui. Per descrivere “Che tipo scontroso, giocoso, scherzoso” è L’oceano oilalà. Questa storia della balena ci fa ricordare anche Jona che prima di essere inghiottito dalla balena si imbarca come un clandestino a bordo, per scappare dalla disobbedienza come Dalla parte di Spessotto.

© fermataspettacolo.it

Siamo in Toscana, la terra del Pescecane, di Geppetto, del Gatto e della Volpe, tutti coloro che seducono l’innocenza con la vanità. Nel Bestiario si dice che chi non ha prudenza rimane come il pavone quando perde la coda. Sul tema delle vanità arriva Marajà.

Le rondini, che per volare possono solo precipitare, sono creature disgraziate ma meravigliose, che ci ricordano che non si può decollare ma si può solo volare cadendo come in Zompa la rondinella.

Il viaggio musicale prosegue ricordando i 500 anni dall’insediamento di Ludovico Ariosto come governatore in Garfagnana, Ariosto stesso nelle sue lettere descriveva questi come i suoi anni peggiori. “Se il senno è sulla luna, allora sulla terra non è rimasta che follia” Ariosto governator. E l’invito è per il 7 e 8 agosto a Castelnuovo di Garfagnana per il concerto in onore di questa ricorrenza. E con il Rinascimento di Ariosto si narra l’enorme potenziale distruttivo delle armi come l’archibugio, presentato da Ariosto nell’Orlando Furioso come un’arma diabolica. Un brano alla sua prima esecuzione, contro ogni forma di arma: Gloria gloria all’archibugio.

I ricordi proseguono, sulla scia di Chiara Furgoni e della sua opera “Senza misericordia. Il «Trionfo della Morte» e la «Danza macabra» a Clusone”, l’affresco che contiene la frase: “ Il trionfo della morte, signora debolezza, voglio solo voi e non vostra ricchezza”. Morte come parte della vita anche da accogliere per dare maggior valore alla vita. Ricordando la Furgoni Danza macabra ispirata al suo libro.

Infine non può mancare un omaggio ad un grande filosofo in campo musicale venuto a mancare da poco più di un anno, Franco Battiato, con l’esecuzione del suo Giudizio Universale de La torre.

Il viaggio si avvia verso la conclusione con il Testamento corporale del Bestiario, dettato dall’ultima creatura, il porco ovvero il Testamento del Porco, per finire con la domanda Che cos’è l’amor.

Il Bestiario si fa cornice per uno splendido, ironico e sognante “concerto interminabile”. Come i calorosi applausi che reclamano insaziabili a gran voce un nuovo bis. Che sopraggiunge, come invocazione di grazia e amore, unica capace di riscattare l’umanità: Ovunque proteggi. Lunghi applausi per una serata che ha scaldato menti e cuori.

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