Home Note d'autore Convergence: l’innovazione sonora del quartetto di Max Trabucco

Convergence: l’innovazione sonora del quartetto di Max Trabucco

Sperimentazione estrema e dialogo musicale in un affascinante viaggio improvvisativo

Max Trabucco "Convergence" © Max Trabucco

La musica è ricerca e sperimentazione. Questa affermazione può infastidire i tradizionalisti legati a scelte consolidate e all’easy listening, ma l’artista che innova nella propria sfera musicale merita sempre attenzione, indipendentemente dalle sue caratteristiche personali. È infatti l’impegno nel confrontarsi con nuovi territori sonori, inizialmente difficili da comprendere, che apre le porte a nuove forme espressive.

Max Trabucco, con il suo quartetto composto da Manuel Caliumi, Federica Michisanti e Federico Pierantoni, con il recente CD Convergence offre un esempio lampante di questa prospettiva. Più di due anni di ricerca hanno portato a un progetto che dimostra come un quartetto di strumenti monodici — batteria, sassofono alto, trombone e contrabbasso — possa generare un linguaggio musicale innovativo, mescolando in modo estremo e improvvisativo note per creare ritmi e melodie originali. Strumenti che suonano una nota alla volta, ma cooperando con creatività e libertà esplorano sonorità nuove e complesse.

Max Trabucco "Convergence" © Max Trabucco
Max Trabucco “Convergence” © Max Trabucco

Nel jazz e in molte forme di musica contemporanea, l’improvvisazione è la chiave per creare musica unica e originale in tempo reale, sfruttando le capacità timbriche e ritmiche degli strumenti e la loro complementarità. Convergence conferma che un quartetto così “atipico”, pur meno convenzionale dei quartetti d’archi o di fiati classici, possiede un enorme potenziale espressivo. Grazie alla varietà timbrica e alla forte interazione dinamica, il gruppo sperimenta con successo nuove combinazioni di ritmo e melodia, infrangendo schemi tradizionali e sviluppando un linguaggio innovativo.

Dal punto di vista psicologico, la musica costruita su suoni isolati, improvvisazioni estreme e dialoghi costanti tra ritmo e melodia crea spesso una sospensione temporale e uno spazio emotivo che favoriscono concentrazione, rilassamento e immersione in una bolla sonora, particolarmente evidente nel pezzo che dà il titolo all’album.

Questa esperienza trova conferma in studi che dimostrano come elementi come ritmo, timbro, armonia e intensità influenzino emozioni, percezione del tempo e stato mentale dell’ascoltatore. Ritmi irregolari o timbri dissonanti, come in “Evidology” e “Ascendant”, evocano tensione e inquietudine, mentre momenti più rilassanti, presenti in “Quiet” o “Prayer for Peace”, inducono calma e creano atmosfere rarefatte e affascinanti.

Infine, si può notare un certo legame tra la musica espressionista e l’uso di strumenti monodici. Entrambi ambiscono a esprimere stati d’animo intensi e soggettivi, attraverso un’ampia gamma di suoni e tecniche, spesso estreme e focalizzate su singole linee melodiche o vocali, in netto contrasto con la polifonia.

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