[rating=4] Sabato 23 Agosto, Melpignano, Lecce. Il famoso Concertone finale che chiude il Festival della Notte della Taranta; un festival itinerante che nel mese di Agosto intrattiene nella Grecìa Salentina migliaia di appassionati della musica popolare.
Sono le 18, il sole è ancora alto, e sul grande prato antistante l’ex convento degli Agostiniani si sono già ritrovate migliaia di persone per assistere ad uno dei più grandi eventi di musica popolare in Italia.
Inizia il pre-Concertone e come al solito nella parte che precede il Concertone viene dato spazio alla tradizione; in apertura, infatti, la famiglia Avvantaggiato che, creando una calda atmosfera ed un immediato legame col pubblico, decanta la dolcezza del griko, dialetto molto simile al greco, tuttora parlato in vari comuni salentini. Un momento poetico. Uno dei più belli della serata, quattro generazioni sullo stesso palco che cantano e suonano insieme.
Si prosegue con il gruppo tradizionale Pietrameridie con ospite il cantautore e percussionista Tony Esposito che affascina il pubblico con un assolo di percussioni. E’ la volta del musicista salentino Antonio Castrignanò che fa esplodere la folla con la sua indubbia energia; nella sua esibizione però si trova anche altro, si percepisce che la musica tradizionale è per lui una questione profonda, quasi una filosofia, nonché un modo per portare al mondo le proprie idee sulla società, non facendo politica ma parlando di vita. Ospiti di Castrignanò sono lo straordinario fisarmonicista Rocco Nigro, il tamburellista Riccardo Laganà e il musicista Redi Hasa.
Inizia il Concertone. Il primo brano è Pizzica indiavolata, brano strumentale dove il Maestro Concertatore Giovanni Sollima esegue un assolo al violoncello con una energia stupefacente che accompagnerà tutti i momenti musicali della serata. Secondo pezzo, degno di nota, Pizzica di Tora Marzo: Giancarlo Paglialunga che con solo voce e tamburello riempe magicamente il palco, il suono e la piazza di 150 mila persone; una voce graffiante e dolce, l’emblema della musica popolare dove si cantano i disagi, la rabbia, l’amore, la felicità e il dolore, la terra e le emozioni. Si prosegue con Enza Pagliara, che incanta il pubblico con la sua voce fatata e ancestrale. Il concerto scivola tra pizziche e canti popolari con le voci di Stefania Morciano, Ninfa Giannuzzi, Alessia Tondo, Maria Mazzotta, Antonio Castrignanò.
Arriva il classico momento degli ospiti più famosi, Antonella Ruggiero che molto emozionata, interpreta Pizzicarella. Roberto Vecchioni canta due brani, uno della tradizione La Tabbaccara e il suo Samarcanda, per l’occasione rivisitato in griko. Il “Professore” si fa carico di un piccolo appello al pubblico: “Sotto i parappappà c’è il lavoro perso, l’amore per la propria terra, gente fregata, sconfitta”; non poteva trovare luogo e occasione più adatti per richiamare gli occhi persi dei giovani, che nella frenesia del divertimento perdono l’abitudine alla riflessione e alla comprensione delle situazioni circostanti. Vecchioni invita all’ascolto delle parole e a non fermarsi alla musica. Cuore e sentimento, come sempre una grande umanità. In questi momenti è giusto e importante che non si perda di vista la possibilità di comunicare qualcosa in più, in questo caso che la pizzica e la tradizione non sono solo un ritmo ipnotico e da trance ma che la musica popolare canta anche il disagio sociale e le difficoltà. Conciso e profondo, anche nel capire che, purtroppo, a Melpignano e alle serate del Festival Itinerante, non si viene con la completa consapevolezza della storia del canto popolare ma si dà un’accezione superficiale a questa musica. C’è molto di più, ed è un peccato che non si apprezzi.
Il Concertone prosegue con momenti notevoli come Maria Mazzotta che interpreta Bella ci stai Lontano, il batterista e percussionista statunitense Glen Velez, che insieme alla vocalist Lori Cotler hanno creato suggestivi momenti vocali dove la danza tra il suono delle percussioni e della voce diventa protagonista; il mandolinista ebreo-marocchino Avi Avital intreccia la sua creatività con la voce di Stefania Morciano in Pizzica per mandolino; il cantante nigerino Bombino invece regala un momento di pura contaminazione arricchendo Lu Rusciu te lu mare di sonorità africane e vocalismi in Tamasheq, lingua Tuareg.
Una serata che mette insieme artisti provenienti da tutto il mondo e circa 150 mila spettatori che arrivano da tutta l’Italia, e non solo, fino in Salento, nella Finis Terrae, dove la terra finisce e inizia il viaggio della tradizione verso altri luoghi e altre culture, dove la contaminazione è indispensabile per creare il nuovo.