Venerdì 16 e sabato 17 maggio al Teatro Goldoni di Firenze va in scena Singspiele, ultima creazione di Maguy Marin, con l’interpretazione e creazione sonora di David Mambouch e la scenografia di Benjamin Lebreton. Una produzione nata dalla collaborazione tra la Fondazione Fabbrica Europa e il Maggio Musicale Fiorentino.
La coreografa francese, definita la passionaria della danza, ha sempre utilizzato la sua notorietà per operare nel sociale e aprire discussioni importanti su tematiche come i sans-papier, le popolazioni della Bosnia Erzegovina o del Kosovo.
Sono stati proprio i valori in cui crede, e che sono pienamente integrati nella sua persona e nel suo lavoro di coreografa, che hanno messo al centro di tutta la sua produzione creativa “la condizione umana”: da May B alle opere più recenti, ha sempre dato vita in modo intelligente a personaggi nei quali possiamo specchiarci, che mettono in risalto l’anima grottesca intrinsecamente legata all’essenza del genere umano. Il risultato è potente, ironico, ma anche feroce. Nelle sue creazioni, la danza è impregnata di una teatralità sanguigna e calda, che fa toccare alla sua vivace coreografia dei momenti di puro lirismo.
Singspiele, a Firenze in prima assoluta, è l’ultima pièce di Maguy Marin, nome di culto della scena contemporanea. Una performance, intensamente interpretata da David Mambouch, tra declinazione del corpo e ricerca gestuale, che esprime la cifra più sperimentale della coreografa francese andando ben oltre i confini della danza tout court.
Concentrandosi sui volti, anonimi o riconoscibili, che catturano il nostro sguardo, è un lavoro d’ascolto di ciò che questi ci dicono dei loro corpi assenti: la storia particolare che si legge su questi volti muti sfuggirà sempre in quanto non intelligibile nell’immediato. Ogni individuo è una molteplicità e, vestendo tutti i volti, mostra la pluralità delle percezioni e delle letture possibili di un gesto che si ripete e moltiplica.
Unicità attraverso la molteplicità. Il multiplo della maschera – grande efficacia del lavoro di Benjamin Lebreton – consente a Mambouch, attraverso una gestualità essenziale, di vestire o svestire il volto che di volta in volta indossa al fine di “riconoscere l’altro” o “essere riconosciuto dall’altro”.
Maguy Marin riflette qui sul legame che l’individuo crea con ciò che in uno stesso gesto lo rende simile e diverso e racconta altresì il tormento di farsi corpo, di prendere corpo sulla scena e di assumere, attraverso il corpo, figure e volti in fuga verso il loro divenire. Ogni cambio di volto corrisponde a un cambiamento radicale d’abbigliamento e di gesti. Una traversata impetuosa e appassionata dei volti, degli atteggiamenti, dei generi – vacillante tra maschile e femminile e tra i due – che ricorda anche certe posture del nô, del kabuki, del butoh. (Jean-Paul Manganaro)
Quali misteri irriducibili si nascondono dietro questa costellazione di sensazioni quando entriamo in contatto con gli altri? Un’epifania che oltrepassa le espressioni, rivelando l’invisibilità o l’essenza dell’individuo di fronte a noi.
MAGUY MARIN nasce il 2 giugno 1951a Tolosa da genitori spagnoli fuggiti in Francia ai tempi della Guerra Civile. Completati gli studi di danza presso il Conservatorio cittadino, si perfeziona con Nina Vybourova e collabora con l’Opéra di Strasburgo. Il grande salto arriva con l’entrata nella scuola di Maurice Béjart, dove partecipa alla creazione di una compagnia di talenti emergenti guidata da Micha Van Hoecke e viene infine arruolata nel Ballet du XX siécle dello stesso Béjart: dopo aver ricoperto vari ruoli, nel ‘76 firma la coreografia di YU-KU-RI, che impone il suo nome sulla scena francese. Conquistati diversi premi internazionali, approda, insieme a Daniel Ambash, alla creazione di una propria compagnia, il Ballet-Théâtre de l’Arche: dal 1978 al 1979, dopo un fondamentale riconoscimento al Concorso Internazionale di Bagnolet, la nuova formazione effettua oltre 50 rappresentazioni in Europa, forte anche dell’appoggio del Ministero della Cultura francese. Nuove coreografie (Week-end au Paradis, Contrastes, Dumberton, Oaks Yoddle), insieme alla creazione di tre atelier presso il Centre Georges Pompidou, decretano la fama crescente della compagnia, che culmina nel 1981 con May B, basato sull’opera di Samuel Beckett, giunto oggi a oltre 480 rappresentazioni nel mondo ed entrato ormai nel mito. Come quest’ultimo, anche Babel Babel fa riferimento alla Casa della Cultura di Angers e alla Casa delle Arti di Créteil, allora diretta da Jean Morloc, dove poi si stabilisce il Ballet-Théâtre de l’Arche. Nel 1983, il Ministero della Cultura assegna a Maguy Marin il Gran Premio Nazionale per la Coreografia e l’anno successivo la compagnia prende il nome di Compagnia Maguy Marin. Del 1985 è Cinderella, su musica di Prokofiev, un’altra creazione passata ormai alla storia, danzata per la sua prima rappresentazione dalla compagnia dell’Opéra di Lione. La prima americana di questo spettacolo, a New York nel 1997, è un tale successo che subito dopo la Compagnia lo porta in tutti gli Stati Uniti. L’anno seguente Marin è nominata Cavaliere dell’ordine delle arti e delle lettere. Il rapporto con Créteil si consolida nei 9 anni di residenza, fino alla nascita, nel 1990, del Centro Coreografico Nazionale. Nel 1998 Maguy Marin si trasferisce a Rillieux-la-Pape con l’obiettivo di creare un polo culturale in cui confluiscano danza, teatro, musica e arti plastiche. La compagnia, ancora attivissima, ha realizzato in tutto 28 opere coreografiche e tournée in più di 30 paesi nel mondo. Nel 2003 Maguy Marin è una delle poche non americane a ricevere l’American Dance Festival Award, e nel 2008 riceve un Bessie Award a New York per il suo Unwelt, presentato al Joyce Theater. Nel 2009 presenta, al Festival di Avignone, la sua intensa creazione Description d’un combat. Nel 2010 crea Salves a Villeurbanne, nell’ambito della Biennale della Danza di Lione. Del 2011 è Faces, creato per le Ballet de l’Opéra de Lyon. Nocturnes è stato creato nel 2012 nell’ambito della Biennale della Danza di Lione.
Tra i lavori più significativi: May B (1981); Babel Babel (1982); Cendrillon (1985); Coups d’état (1988); Made in France (1992); Aujourd’hui peut-être (1996); Quoi qu’il en soit (1999); Points de Fuite (2001); Pièces détachées (2002); Les applaudissements ne se mangent pas (2002); Umwelt (2004); Turba (2007) ; Description d’un combat (2009); Faces (2011); Nocturnes (2012).
DAVID MAMBOUCH, attore di teatro e cinema, autore e regista francese. Si è formato alla Scuola Nazionale Superiore delle Arti e Tecniche del Teatro di Parigi (ENSATT). Fa parte del gruppo permanente TNP. Ha recitato in Les précieuses ridicules, Sganarelle ou le Cocu imaginaire e L’Ecole des Maris di Molière, l’Opéra de Quat’sous di Bertolt Brecht e Kurt Weill, Coriolan di William Shakespeare, Père di August Strindberg, messi in scena da Christian Schiaretti e in Mère & fils di Joël Jouanneau, diretto da Michel Raskine. Terrible, pièce di cui è autore, ha avuto una lettura scenica nel 2005 agli Européennes. La successiva pièce da lui firmata, Noires Pensées, Mains Fermes, è una variazione sul tema che riprende gli stessi personaggi. Pièces da lui scritte: Premières armes (2006), Noires pensées, mains fermes (2005), Terrible (2004), Kaveh Kanes (2002), les Psalmodies (2001).
Mambouch ha scritto anche sceneggiature, realizzato cortometraggi e girato per il cinema con Richard Dembo (La Maison de Nina) e con Mihel Vinaver (Par Dessus Bord).
Durata: 60 minuti
Maggiori informazioni: www.fabbricaeuropa.net