Home Fermate News Firenze Pollock e Michelangelo, insieme nella mostra ‘La figura della furia’

Pollock e Michelangelo, insieme nella mostra ‘La figura della furia’

Jackson Pollock, con le sue ruvide pennellate dai colori pastosi, il suo furore artistico mentre lavora alle sue opere, il maestro dell’action painting, è arrivato, per la prima volta a Firenze, grazie una mostra a lui dedicata, assieme a uno dei suoi maestri, Michelangelo Buonarroti, il grande genio del Rinascimento, di cui si celebra quest’anno il 450° anniversario della sua morte. Da questo ideale incontro è nata la mostra La figura della furia, che è visibile in Palazzo Vecchio e nel Complesso dell’ex Tribunale in piazza San Firenze, fino al 27 luglio.

Il luogo prescelto per esporre le 16 opere di Pollock è Palazzo Vecchio (Sala dei Gigli e Sala della Cancelleria), dove si conserva nel Salone de’ Cinquecento Il Genio della Vittoria, una delle opere più celebri del Buonarroti, emblema di quelle tensioni contrapposte che caratterizzano la scultura michelangiolesca e che, per vie sotterranee, tornano a proporsi con assoluta enfasi nelle rivoluzionarie pitture di Pollock.

Oltre ai 6 disegni, eccezionalmente prestati dal Metropolitan Museum di New York e per la prima volta esposti in Italia, possiamo ammirare anche alcuni dipinti e incisioni di Pollock concessi da musei internazionali e collezioni private: opere ancora giovanili degli anni Trenta: Panel with Four designs (1934 -1938, The Pollock Krasner Foundation, New York – per gentile concessione della Washburn Gallery, New York) e Square composition with horse (1937 – 1938, Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma); dipinti degli anni ‘40 The water Bull (1946, Stedelijk Museum, Amsterdam) e Earth Worms (1946, Museum of Art di Tel Aviv).

La figura della furia

Prestigiosi poi gli altri prestiti dalla Pollock Krasner Foundation. Una serie di straordinarie opere grafiche: due del secondo lustro degli anni ‘40, dove riferimenti a Michelangelo, in particolare in una delle incisioni con grovigli di segni di figure, sembrano ricondurre a quello di corpi della Battaglia dei centauri del Buonarroti; altrettanto significative le altre due opere grafiche degli anni ‘50, in cui, a seguire i più celebri drip painting, torna a farsi urgente la necessità di confronto tra l’azione espressiva e la comunicazione figurativa di volti e anatomie, simili a maschere o sculture frammentate, non più coperte dal diluvio di segni e sgocciolature.

Infine il dipinto Composition with Black Pouring di collezione Olnick-Spanu, che Jackson Pollock teneva nel proprio studio con particolare affezione. Opera poi appartenuta a Hans Namut, il fotografo che con i suoi reportage del 1949 fece conoscere a tutti il modo di lavorare di Pollock.

“L’idea di questa mostra, la prima volta nella città del Giglio – spiegano i curatori della mostra Sergio Risaliti e Francesca Campana Comparini – è nata studiando una serie di disegni dell’artista americano conservati al Metropolitan Museum di New York, già pubblicati nel 1997 da Katharine Baetjer in occasione di un’esposizione temporanea, organizzata dal grande museo americano e dedicata a dei quaderni da lavoro di Pollock e alla sua relazione con gli ‘ antichi maestri’. In questi preziosi taccuini da disegno – Sketchbooks I, II – Pollock risulta fortemente impressionato dalle immagini della volta della Cappella Sistina e del Giudizio universale. Si riconoscono infatti almeno tre ignudi, oltre al profeta Giona, all’Adamo che riceve lo spirito della vita, ad alcune figure dal Giudizio. Pollock aveva avuto occasione di conoscere alcuni capolavori del Rinascimento italiano durante il suo apprendistato presso Thomas Hart Benton, uno dei grandi protagonisti della pittura americana della prima metà del ‘900. Benton era infatti un grande ammiratore di Michelangelo, come di Tintoretto ed El Greco, oltre che di Rubens, pittori che sottoponeva allo studio dei suoi allievi affinché apprendessero la resa delle forme del corpo umano, sottolineandone in particolare l’attenzione per i volumi, per il pieno e il vuoto, per la contrapposizione espressiva di forze interiori ed esteriori alla struttura fisica del corpo umano”.

La mostra si compone di una seconda sezione nel Complesso di San Firenze e più precisamente nella Sala della musica che offre spazi interattivi, apparati multimediali e didattici, e filmati sulla vita e l’arte dell’artista.

La mostra – promossa dal Comune di Firenze, con il patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, e la collaborazione dell’Opificio delle Pietre dure di Firenze, – è organizzata da Opera Laboratori Fiorentini–Gruppo Civita, con la collaborazione di CARIPARMA Crédit Agricole come main sponsor e il sostegno di Prelios, FAI Service e Unipol. La sezione multimediale è realizzata da Art Media Studio di Firenze.

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