Home Libri Cinema La cinestasi: ossimoro fondante della storiografia cinematografica

La cinestasi: ossimoro fondante della storiografia cinematografica

Nel quadro di France Odeon a Firenze, Philippe Ragel presenta La cinéstase, le cinéma en suspens

[rating=5] La cinestasi: il cinema che contraddice se stesso; che si tratti di una lunga sequenza o di una breve inquadratura, la narrazione si arresta. È un ossimoro: la compresenza di stasi e movimento, di azione e sospensione.

Istituto Francese di Firenze, venerdì 30 ottobre 2015: nel quadro di France Odeon, festival di apertura della 50 giorni di Cinema, si conclude, con la presentazione del volume Le cinéma en suspens. La cinéstase, un essai de définition (Collection «Le Spectaculaire», Presse Universitaire de Rennes, 2015), il ciclo di lezioni tenuto dal Professor Philippe Ragel, ordinario di estetica del cinema presso l’Université Toulose Jean-Jaures, sul concetto di cinestasi.

Dopo i saluti della Direttrice, Isabelle Mallez e una prima introduzione generale, in cui Ragel ha spiegato il significato del termine, inserendo alcuni riferimenti alle “vedute Lumière”, il corso è proseguito con l’analisi dell’opera di Abbas Kiarostami (Sotto gli ulivi, 1994; Qualcuno da amare, 2012), celebre e pluripremiato (Pardo d’onore al Festival internazionale del film di Locarno) regista iraniano che per primo ha ispirato la formulazione di questo concetto. Per poi terminare su Roberto Rossellini ed il valore catartico della cinestasi nel suo Europa 51. Catarsi di cui non vi parleremo, ma che potrete apprezzare leggendo il volume.

Accompagnato dal Dott. Federico Pierotti, ricercatore presso l’Università degli Studi di Firenze , nonché, per l’occasione, traduttore simultaneo dal francese, Ragel ha condotto il breve corso con chiarezza ed entusiasmo, portando alla luce un neologismo, nato quasi per caso in un suo articolo su in un suo articolo su Kiarostami (P. Ragel, Chemin faisant avec Abbas Kiarostami , in «Entrelacs», n°8, 2010, pp. 63-77) e divenuto ormai, grazie a successivi approfondimenti, un concetto chiave, geniale e innovativo, dell’analisi estetica sul cinema.

La presentazione del libro, durante la quale è stato sintetizzato, per il grande pubblico, l’intero contenuto del corso (e del volume in questione), ha visto l’intervento di Cristina Jandelli, professoressa associata dell’Università degli Studi di Firenze, e di Justine Grou-Radenez, responsabile della biblioteca e della mediateca dell’Istituto Francese di Firenze, per la traduzione.

Sul piano formale, oltre a introdurre l’ospite ed il concetto di cinestasi, il professor Pierotti si è occupato di restituire una chiara idea della struttura del saggio: la prima parte dedicata a Kiarostami, la seconda a Rossellini, la terza al cinema muto. Il tutto accompagnato da un notevole l’apparato iconografico, disposto con estrema cura.

La professoressa Jandelli ha invece posto l’accento sul rapporto tra sguardo, cinema e paesaggio, sul ruolo dell’acqua e di altri elementi ambientali- climatici nella sospensione cinestatica e sulla gradita, quanto inattesa, attenzione di Ragel verso il cinema muto. Quest’ultima determinata da un “rovesciamento prospettico” che non segue l’ordine cronologico tradizionale, ma studia la storia a ritroso: dal moderno al muto, anziché viceversa. Attenzione rivendicata dal professore francese come elemento distintivo del concetto di cinestasi rispetto a quello di immagine-tempo di Gilles Deleuze (L’image-temps. Cinéma 2, Editions de Minuit, Paris, 1983, trad. it., L’immagine-tempo, Unilibri, Milano, 1989). Ragel critica, infatti, la contrapposizione che il filosofo francese pone tra l’immagine-movimento, quale simbolo del cinema classico holliwoodiano e l’immagine-tempo, come emblema di un’estetica del cinema moderno. Rintracciando momenti di sospensione anche nel cinema muto, Ragel ha voluto, così, indagare, poi affermandola, la natura universale e “trans-istorica (oltre che transnazionale, come dimostrato dal confronto Kiarostami-Rossellini) del concetto di cinestasi.

Liberi poi storici, filosofi e critici di estendere la ricerca ad altri autori e contesti. Sempre, ça va sans dire, mantenendo un orizzonte aperto e un approccio comparativo.

Possiamo, infine, concludere che lo sguardo ha certamente un ruolo fondamentale nella comprensione dell’idea di cinestasi. Infatti, se dal confronto con il pubblico è emerso un parallelismo con il milieu linguistico (sospensione paratattica e digressione à la Hugo de I Miserabili), la professoressa Jandelli ha posto l’accento sul potenziale costitutivo di sospensione dell’azione narrativa che lo sguardo sul paesaggio porta con sé (in merito si veda il volume di Sandro Bernardi, Il paesaggio nel cinema italiano, Padova, Marsilio, 2004).

Dunque, il primo passo per comprendere la cinestasi è aguzzare la vista, così come Il vento ci porterà di A. Kiarostami (1999) richiede di fare fin dall’inizio. Qui, la sicurezza della diegesi viene messa a rischio fin dalla prima sequenza, in cui il paesaggio suggerisce, con la sua stessa struttura, il dilemma dei due protagonisti che in esso si perdono, alla ricerca di un punto di riferimento. “Dove sei?” chiede la strada … ai nostri lettori il piacere di scoprire in che senso.

Per chi cercasse indizi: Philippe Ragel, La cinéstase, le cinéma en suspens, Collection «Le Spectaculaire», Presse Universitaire de Rennes, 2015, reperibile presso la Libreria Française in Piazza Ognissanti n°1 e nelle migliori librerie (16€ il prezzo di copertina).

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