
La prima porta, sulla strada, conduce ad un corridoio che contrasta con il resto della rue des Messaggeries, nel decimo arrondissement, un quartiere dove una mezza dozzina di ristoranti (l’Office, Albion, il Richer, la Régalade, Encore…) porta la gastronomia parigina ad un alto livello.
Il corridoio è rivestito di un parquet in quercia scura, con dei piccoli faretti incastonati nel suolo e delle lampade a sospensione mirror di color ambra. Alla fine del corridoio, una porta a vetri, in legno, porta la scritta «Porte 12». Non c’è dubbio: siamo arrivati.
La stanza è ampia e rettangolare con una parte a mezzanino e l’altra posta sotto la vetrata di un cortile. I tre materiali predominanti sono il legno (tavoli, parquet a spiga, una lama di quercia chiara), il feltro blu egiziano per le sedute ed il grande divanetto d’angolo, e il metallo per i piedi dei tavoli e la scala a chiocciola.
L’illuminazione proviene anzitutto dalla luminosità naturale che fornisce la vetrata. È completata da delle lampadine, incastonate in maniera irregolare nel muro, così come da dei lampadari in rame che dovrebbero evocare la struttura di una pergola.
L’ingresso è gradevole: un tantino stretto, ma di grande qualità. Bisogna ricordare che l’azienda è finanziata da André Chiang, uno dei grandi chef asiatici del momento, il cui ristorante è a Singapore. In cucina c’è Vincent Crépel, formatosi nel ristorante singaporiano.
L’assaggio, due patate novelle tiepide, è posato su una cotica erbosa che saremmo disposti a mangiare! Il pane è eccellente. Come entrée, dell’anatra, cotta a puntino, in un purè di sedano con due scaglie di parmigiano.O ancora tre pezzi di sugarello punteggiato da tre gocce di pesto. L’entrée rappresenta il pezzo forte del pranzo.
La composizione grafica dei piatti, è la firma di Porte 12. Si ritrova nel maiale accompagnato da barbabietola e mini-porri o nel misto di pollame, servito su un letto di semola a grossi grani, simile al seffa.
I sensi, e soprattutto la vista, sono stati risvegliati dallo scenario e dai piatti, ma qui improvvimente ci si arresta: se il maiale e il pollame hanno senz’alcun dubbio un ottimo sapore, vi manca una fantasia, un trasporto, delle spezie o una punta di quel-non-so-che. C’è qualcosa di troppo misurato.
Il dessert è una crema ganache, eccellente, con tre gocce di mousse di verbena, una pianta della famiglia dell’anice (quale non lo è?!). Solo il gelato di crema di burro alla nocciola manca d’interesse.
Due bicchieri di vino, un Saint-Joseph e un bicchiere di rosé Gavoty al sapore di fragola, portano il conto a 95€.
Restiamo fino alle 15:30, nella sala ormai vuota, che invita alla speculazione filosofica, tanto è gradevole. Non manca molto al Porte 12 per diventare impeccabile.
Porte 12
12 Rue Des Messageries
75010 Paris – Francia
+33 (0)1 42 46 22 64
www.porte12.com