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Nos Solitudes: la danza sospesa di Julie Nioche

[rating=3] Una scena rivolta verso l’alto, quella di Nos Solitudes della francese Julie Nioche, come lo sguardo del pubblico rapito dai pesi di ferro sospesi in aria, agganciati ad una serie di esili cavi in tensione che scendono dal soffitto del Teatro Fabbricone di Prato. Sono varie decine di vecchi pesi ottagonali da bilancia, dello scorso secolo, arrugginiti, che pendono sopra la testa di Julie, colmandone lo spazio aereo, attraversato da una serie di neon bianchi, racchiudendo idealmente la scena con un altro filo di luce a terra.

Julie entra, si aggancia mani, schiena e piedi a sei fili liberi, poi si stende a terra, assopita dal loop arpeggiante della chitarra elettrica di Alexandre Meyer.
Inizia così una lenta sognante ascensione. Attraverso minimi movimenti, come quelli involontari nel sonno, il corpo di Julie si solleva fluttuando disteso nell’aria, mentre i contrappesi scendono a terra, al modo di stadera. Svegliata dal rumore dei chilogrammi sul pavimento, la danzatrice scivola in una discesa al suolo. La performance prosegue nell’alternarsi di incantevoli posizioni di equilibrio tra una caduta e una risalita, fino al punto massimo di altezza, dove Julie  tenta di divincolarsi dalle corde che la imbrigliano come una marionetta. Il movimento repentino fa crollare a terra con più boati tutti i pesi, liberandola.

Una performance di impatto visivo ed emotivo, che non riesce ad andare oltre la purezza del movimento e la bellezza della forma. Movimenti fin troppo ripetitivi finiscono per annoiare e svuotare un incantevole involucro del suo contenuto. La chitarra elettrica e gli effetti sonori in loop di Alexandre Meyer non creano niente di magico e poetico, ma forniscono solo un senso di smarrimento e alienazione, con la quale Julie non entra sufficientemente in relazione nei fin troppo lunghi 55 minuti della pièce.

Il librarsi sognante nell’aria, la delicatezza e la poesia degli eterei movimenti di danza che Julie crea con estrema naturalezza, fanno comunque di Nos Solitudes un’esplorazione spazio-temporale del movimento. Julie Nioche crea una performance funambolica ed evocativa sulla solitudine della società contemporanea, invitando lo spettatore a districarsi e liberarsi dai fili e dai pesi di tutti i giorni, lasciandosi andare verso i propri istinti.

Il vero capolavoro dello spettacolo è la macchina per l’aria realizzata da Haut + Court, che nel rimirarla fa tornare bambini e permette a Julie di muoversi con la sua maestria, come se fosse la cosa più naturale, nello spazio sospeso tra sogno e realtà.

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