Immersa nel paesaggio toscano di Vorno, Capannori, la Tenuta Dello Scompiglio è un luogo dove natura e arte si fondono armoniosamente nel massimo rispetto ambientale. Qui, tra boschi, vigne e spazi dedicati alla sperimentazione artistica, l’Associazione Culturale Dello Scompiglio ospita eventi che mescolano teatro, danza e arti visive, creando un ambiente unico di ricerca e innovazione.
In questo contesto suggestivo, All about Adam di Giuliano Scarpinato, prodotto da ERT e presentato il 22 febbraio nella Sala Dello Scompiglio, emerge come una riflessione sull’identità maschile italiana. Non è solo una performance danzata, ma un viaggio archeologico nei detriti di un’identità che si sgretola e, forse, si rigenera, sotto gli occhi di un pubblico chiamato a interrogarsi senza facili risposte.

La scena si apre con un silenzio che pesa, rotto solo dal fruscio delle macerie e della cenere sotto i piedi di Cristian Cucco, interprete che incarna questo intenso Adam contemporaneo. Vestito di un completo nero, Cucco si muove all’interno di uno scenario desolato con una fisicità che è insieme controllata e selvaggia, come un animale ferito che cerca la via d’uscita da una gabbia invisibile.
Un ambiente che rappresenta simbolicamente l’eredità di una mascolinità in crisi, fatta di ruoli e aspettative ormai obsoleti, intrappolata tra il peso del passato e il desiderio di un futuro ancora informe. Attorno a lui, un caos sonoro: voci frammentate che risuonano nell’aria, un collage di vecchi discorsi che sembrano usciti da un’Italia sospesa tra il machismo di ieri e l’incertezza di oggi, che amplificano il senso di smarrimento e disorientamento del protagonista.
Scarpinato, con la sua regia, costruisce uno spazio scenico d’effetto: le ceneri non sono solo metafora, ma materia viva, che si attacca alla pelle, che soffoca e al tempo stesso invita a scavare. Supportata dall’ambiente sonoro e dalle luci curate da Giacomo Agnifili, crea un’atmosfera avvolgente che cattura sin dai primi istanti. La consulenza alla drammaturgia di Alessandro Sciarroni si riflette in una coreografia che alterna momenti di tensione a pause, rispecchiando le oscillazioni emotive di un’identità in trasformazione, tra passato e un possibile domani.
La performance di Cucco è intensa e coinvolgente, capace di trasmettere con forza le sfumature di un percorso interiore complesso. Ogni gesto è un racconto, ogni pausa un urlo muto. La danza non è solo tecnica, ma un atto di vulnerabilità che ribalta l’idea tradizionale di forza maschile. Crolla, si contorce, si rialza. E proprio questo rialzarsi suggerisce la possibilità di una rifondazione su basi nuove, di un linguaggio futuro più autentico e libero da costrizioni. Senza retorica, né giudizio, un invito a guardare le macerie con occhi nuovi, a scorgere i germogli di una mascolinità che vive senza bisogno di gridare.