“Balla balla ballerino tutta la notte e al mattino”. La frase risuona come un mantra sul palco del teatro Vascello di Roma, scandita ritmicamente dai tredici danzatori che accompagnano le note di Lucio Dalla rielaborate da Roberto Costa: il musicista e compositore realizza un crescendo emotivo intrecciando frammenti di canzoni e un caleidoscopio di temi.
Ogni danzatore vive un momento da protagonista interpretando i personaggi di Dalla, da “Anna e Marco”, a Sonny Boy e la sua donna Fortuna de “Il parco della luna”, anche se resta sempre in primo piano il carattere corale della performance.
La coreografa e regista Milena Zullo costruisce movimenti che spesso ricalcano didascalicamente le parole del cantautore, altre volte, invece, definisce immagini più metaforiche che evocano l’emozione profonda dei testi in accordo con la musica: dalle coreografie iniziali, che ricordano danze tribali, si passa lentamente a momenti più introspettivi, tempi dilatati e canzoni lasciate gustare nella loro interezza – tra i brani più coinvolgenti “Come è profondo il mare”, “Futura” e “Caruso”, nel finale.
La scenografia di Giuseppina Maurizi è molto suggestiva: le quinte bianche, che si colorano di volta in volta con le luci di Emanuele De Maria, sembrano costruite con fogli accartocciati e assemblati verso l’alto, e nascondono tende e strutture rotanti che sembrano quasi intrappolare i danzatori nei loro passaggi.
Interessanti anche i costumi che, partendo da una base semplice e più o meno uguale per tutti i danzatori, si arricchiscono via via di elementi funzionali alle varie coreografie.

Sulla scena, dunque, sei danzatori e sette danzatrici del Balletto di Roma, che percorrono l’opera di Dalla con un’espressività che va al di là della precisione e dell’eleganza del movimento: un coinvolgimento sempre acceso sui loro volti, come nelle loro voci che gridano o sussurrano frasi di canzoni che si rincorrono e sovrappongono. Un omaggio a un cantautore che continua a essere presente e attuale, un ricordo ricco di sfumature e colori diversi, così come la voce di Dalla, che, secondo la regista, “è capace di far vibrare tante corde dell’animo e quando trattieni tra le labbra le sue parole, ti accorgi che esse sono scivolate via nella musica e si sono infilate nella tua memoria come piccole gemme da esplorare ed esplorare ancora, e che dipanandosi con umiltà ti raccontano quello che sono e molto altro ancora.”