Home Classica Breve storia di un giovane pianista italo-turco

Breve storia di un giovane pianista italo-turco

Francesco Taskayali ha appena concluso due concerti sold out al Teatro Brancaccino ed è già in viaggio verso le altre tappe del suo tour internazionale che ha toccato Parigi, Nairobi, Istanbul e Caracas. Classe 91, italo- turco, talento indiscusso della musica classica contemporanea. Qualche riflessione sparsa insieme a lui.

Francesco Taskayali

Le tue prime composizioni  risalgono ai tempi delle medie…

Esattamente, avevo 11 anni ero un tipo introverso e passavo i miei pomeriggi sulla tastiera del pianoforte  a cercare di capire quali fossero le connessioni tra note che più mi piacevano. Non avrei mai immaginato che a forza di suonare, sarei arrivato a 24 anni e quasi 4 dischi.

Sei al  tuo terzo album, Flying, dopo i successi di Emre (2010) e LeVent (2011) e dopo due anni di tournée in tutto il mondo. Per ogni album un titolo che rimanda ad una lingua differente, con “Emre” il turco, poi il francese e infine l’inglese. Quasi un concept album, che potrebbe suonare più o meno così “volando il vento amico”…

I viaggi mi hanno sempre ispirato tanto, probabilmente l’aver vissuto i miei primi anni di vita fuori da questo paese fanno sì che non so mai cosa rispondere alla domanda “qual è la tua patria?”. E forse la mia patria sta proprio nel viaggio,” Volando (Flying) nel vento ( vent) con il mio nome turco (Emre)”…

Si avverte un’ “evoluzione” , come se il tormento di “E’ sera”, passando per “Walking in Brooklin” e arrivando a  “Sunset over Rome”, si fosse affievolito. Come se il vento si fosse momentaneamente  abbassato…

La sfida più grande per ogni compositore è comporre qualcosa di proprio, di unico, di originale. Ed è questa ricerca che non finisce mai e si protrae avanti per tutta la vita. E’ sera è un brano dell’ adolescenza, di pancia, impulsivo, uno di quei brani che arrivano subito. Walking in Brooklyn invece è intorno ai 20 anni, dopo il ritorno da Istanbul e gli anni dell’università qui a Roma, in cui già sognavo di andarmene oltre oceano. Sunset over Rome è intorno ai 23, quando l’adolescenza è finita e impari a goderti un tramonto, in silenzio, senza pensieri e con il mondo che ti aspetta.

La tua musica suscita immagini molto forti…

La musica la creo pensando ad immagini e situazioni, anche durante i concerti per rilassarmi provo a visualizzare una scena un’ immagine, ad esempio immagino il ritmo delle onde del mare per calmarmi e per farmi trasportare come una barca che oscilla.

Oltre all’influenza di Ludovico Einaudi, quali altri artisti classici e magari anche pop rock ti hanno ispirato e continuano a farlo?

Sono moderno negli ascolti, l’inarrivabile Keith Jarrett che a luglio suonerà a Roma, Michael Nyman e quasi tutte le colonne sonore.

Progetti futuri?

Ho in cantiere Il quarto disco, vari concerti fuori dall’Italia e un futuro chissà in quale continente, sempre senza una dimora ben precisa.

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