Quinto Potere (titolo originale, Network) è un film del 1976, diretto da Sidney Lumet.
Howard Beale (Peter Finch), brillante commentatore della rete televisiva UBS di Los Angeles, inizia a ad essere stanco e sfiduciato nei confronti della società e della crisi che imperversa. Dopo un rovinoso calo di ascolti, viene licenziato con due settimane di preavviso. Ma Howard annuncia il suo suicidio in diretta, asserendo che avrà luogo da lì ad una settimana. Scoppia uno scandalo e Howard viene costretto a smentire la notizia, confessando il suo licenziamento. Tuttavia con quello scoop gli indici di gradimento salgono. La responsabile dei programmi Diana Christensen (Faye Dunaway), giovane e affascinante donna in carriera, capisce la portata della notizia e suggerisce di tenere Howard e sfruttarlo per realizzare un programma di cronaca e spettacolo dove questi possa sproloquiare con i suoi deliri anarchici. Max Schumacher (William Holden), superiore di Howard a cui è molto legato, viene licenziato perché si rifiuta di farsi coinvolgere nella degradazione intellettuale del suo amico, ma nel frattempo diviene l’amante di Diana, ormai nuovo talento manageriale della rete, che intanto idea un nuovo programma rivoluzionario dove verranno trasmesse ogni volta immagini di attacchi di terroristi di stampo comunista, forniti dagli stessi. Il nuovo show del “pazzo profeta dell’etere” – così verrà definito Howard -, diventa il programma di punta della UBS, ma ai “ piani alti” c’è qualcuno che non è d’accordo con i suoi isterismi, che rivelano ai telespettatori scottanti verità sul mondo dei mass-media e cercherà di usare Howard per convincere il pubblico a sottomettersi al sistema.
Howard Beale, “pazzo profeta dell’etere”, subisce un’infame sorte a causa dei suoi indici d’ascolto. Egli rappresenta la ribellione passiva contro i media, la vera potenza del mondo, ma allo stesso tempo è una ribellione che si appoggia ai suoi stessi nemici. Le sue idee vengono sfruttate dalla rete televisiva ed egli ne è cosciente, utilizzando a sua volta il mezzo per parlare al “popolo”.
Quinto Potere è una satira cruda e feroce del mondo televisivo, dove non esiste sensibilità o emozione, dove i cinici interessi vengono prima di tutto. Uno dei personaggi più presi di mira è quello di Diana Christensen, la rappresentazione in carne ed ossa del mondo dello spettacolo. Totalmente immersa in esso, Diana vive per il suo lavoro; persino durante gli incontri romantici con Max, non farà che straparlare di idee per nuovi programmi e di indici di ascolto. La sua vita è come descritta in un copione, dove si sa già come tutto andrà a finire, lo stesso Max lo sa e prova a farle aprire gli occhi su quella farsa ma alla fine vi si adegua e segue la scaletta per filo e per segno. Dietro la rivoluzione dei terroristi-comunisti, si svela esserci fame di notorietà e avidità, desiderio di proteggere i propri interessi senza preoccuparsi del partito, apponendo alle loro azioni e scelte, verità di terribile egoismo e cinici scopi. Tutti si adeguano al sistema, tutti vi si sottomettono. Howard Beale, è l’unica speranza di cambiamento, ma anche lui è solo una pedina nel grande gioco del mercato azionario.