[rating=3] Nell’ottobre del 1931 la cittadina messicana di Guanajuato ebbe l’onore di ospitare, per soli dieci giorni, il leggendario cineasta sovietico Sergei Eisenstein, che – reduce da un viaggio in Europa e Stati Uniti durante il quale aveva conosciuto grandissimi personaggi del calibro di Luis Buñuel, Charlie Chaplin, Walt Disney e Greta Garbo – era giunto in Messico per girare un film sulla storia di quel paese. Il film, che si sarebbe dovuto intitolare ¡Qué viva México!, non avrebbe mai visto la luce (perlomeno non nella forma voluta dal suo autore) a causa dei problemi sorti tra il regista e lo scrittore americano Upton Sinclair, principale finanziatore del progetto, nonché a causa dell’ostilità che il regime stalinista cominciava a manifestare nei confronti di Eisenstein (il materiale che girò in Messico insieme ai suoi collaboratori fu in seguito montato da altri negli Stati Uniti e usato per realizzare in modo arbitrario alcuni film che non furono mai autorizzati da Eisenstein, il quale nel frattempo era tornato in Unione Sovietica).
Questo è il contesto storico nel quale si svolge Eisenstein in Messico, l’ultimo film di Peter Greenaway, presentato in febbraio al Festival Internazionale del Cinema di Berlino e uscito nei cinema italiani il 4 giugno scorso. In questa opera – che, come ha specificato lo stesso Greenaway, non è né un biopic né un’agiografia, bensì una celebrazione – il regista inglese racconta a suo modo gli eventi che sconvolsero la vita di Eisenstein durante il periodo trascorso a Guanajuato, concentrandosi soprattutto sulla breve ma intensissima love story con l’insegnante di religioni comparate Palomino Cañedo, che gli fu assegnato come sua guida in città. L’Eisenstein ritratto da Greenaway (e interpretato dall’attore finlandese Elmer Bäck) è un artista garrulo e petulante dai comportamenti decisamente al di sopra delle righe, che quando arriva a Guanajuato è ancora vergine ed è convinto che solo dalla frustrazione sessuale possa nascere la creatività; il soggiorno in Europa e Stati Uniti e l’esperienza messicana rappresentarono per lui un punto di svolta straordinariamente importante, sia sul piano personale sia su quello artistico: secondo Greenaway la storia d’amore con Cañedo (interpretato dal fascinoso attore messicano Luis Alberti), la perdita della verginità e il contatto con persone tanto importanti e straordinarie e con realtà così lontane e così diverse da quella sovietica, permisero ad Eisenstein di scoprire veramente sé stesso, e questa scoperta influenzò il suo modo di intendere e fare il cinema (in alcune interviste Greenaway ha fatto notare che i film realizzati da Eisenstein prima del lungo viaggio fuori dall’URSS sono focalizzati sul concetto di massa, invece quelli successivi sono caratterizzati da una maggiore attenzione nei confronti dell’individuo e delle relazioni che lo legano ai suoi simili).
Eisenstein in Messico è molto coinvolgente dal punto di vista visivo (grazie soprattutto ai colori, ai panorami e agli ambienti della bella e suggestiva Guanajuato) e anche dal punto di vista tecnico (nel film Greenaway fa ampio ricorso allo split screen e alla tecnologia digitale, e inserisce citazioni da opere di altri grandi registi da lui particolarmente amati come Jean Renoir e Alain Resnais, oltre a fotogrammi e spezzoni dei film di Eisenstein), ma il suo fascino formale non lo mette al riparo da una certa mancanza di fluidità che qua e là si insinua nei monologhi e nei dialoghi, finendo per appesantirli (la logorrea del personaggio-Eisenstein a volte risulta effettivamente fastidiosa). Eisenstein in Messico è la parte iniziale di una trilogia che Greenaway vuole dedicare al grandissimo regista sovietico, autore di film che sono diventati pietre miliari del cinema mondiale, come La corazzata Potëmkin e Ivan il terribile: il primo capitolo di questa trilogia è un’opera interessante e affascinante anche se non del tutto riuscita, vedremo se i prossimi capitoli (le riprese del secondo dovrebbero iniziare in Europa tra qualche mese) saranno alla sua altezza, o se magari Greenaway ci regalerà qualcosa di ancor più bello ed emozionante.