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“150 milligrammi” (La fille de Brest) – Storia vera di un medico francese contro un noto farmaco

Dall’8 Febbraio al cinema per la regia di Emmanuelle Bercot

Chi salverà la nostra salute da interessi economici e da conflitti nel campo medico-scientifico? I farmaci sono davvero tutti buoni per la salute dell’uomo? O alcuni sono addirittura “pericolosi” pur venduti e raccomandati da case farmaceutiche e da medici specialisti?

Arriva nelle sale, portato da Bim Distribuzione, un gran bel film, nel senso più interessante, utile, pragmatico che si possa pensare. Niente storie d’amore o thriller qui c’è una storia drammaticamente vera e spietata.

Una pneumologa sola contro un colosso farmaceutico. Nel film si vedono gli epici scontri nelle audizioni con gli esponenti della sigla farmaceutica che cercavano di mettere in un angolo la protagonista, affiancata da un collega (il volto di Benoît Magimel), luminare nella ricerca presso l’ospedale di Brest. “150 milligrammi” andrebbe portato nelle Università mediche e diffuso tra Comitati ed Associazioni, Movimenti di lotta. Una lezione civica e morale.

Ottimo cast ed ottima la regia e soprattutto si rende merito a lei: Irène Frachon, medico pneumologo francese. Ammirevole l’avere lasciato intatti i nomi della protagonista e del farmaco. In Italia invece, vige troppo spesso la prassi di cambiare i nomi, traendone fantasiose “storie liberamente ispirate a”. Ipocrisie cinematografiche che non dovrebbero stare in piedi…No, qui si è ripercorso il calvario personale e mediatico di Frachon. La sua solitudine nella battaglia.

Sidse Babett Knudsen è sul grande schermo il medico pneumologo Irène Frachon in “150 Milligrammi”

Al centro del narrato un farmaco (“Mediator” che fu venduto in Italia col nome di “Mediaxal”, ritirato dalla vendita nel 2003) che era venduto non solo in Francia (fino al 2009), ma anche negli Stati Uniti, destinato ai pazienti diabetici in sovrappeso. In commercio, non per qualche anno ma, per circa trent’anni, riuscendo a far passare inosservati agli occhi dei cardiologi i propri effetti sui pazienti, colpiti da valvulopatie, che si aggravavano, fino ad arrivare in alcuni casi alla morte.

Frachon, – si vede nel film che abbiamo visto in anteprima – è una donna determinata, ama nuotare anche d’inverno e per questo si raffredda, a casa ha una bella famigliola con cui a sera ama cantare e ballare. Un marito innamorato che la sostiene e le è accanto. E proprio quando vede la fine di alcune delle proprie pazienti comincia a mettere in relazione la farmacologia usata da loro. Non ha dubbi, è quel prodotto, che, comincia a sconsigliare, come avviene con Corinne, che non potrà nemmeno più testimoniare.

Frachon va avanti e pubblica un libro (Editions Dialogues), con una domanda “Mediator 150mg” sottotitolo: “Quanti morti?” La casa produttrice del farmaco va all’attacco legale e la seconda edizione esce con la scritta “sottotitolo censurato”.

Tutto è venuto fuori in Francia, causalmente, grazie all’intuito di una pneumologa, appunto Irène Frachon interpretata (e di meglio non poteva fare!) da Sidse Babett Knudsen (attrice già protagonista del film “La Corte” e  della serie “Westworld”).

Lottare da sola contro una casa farmaceutica già una volta finita nel mirino, si vedrà che è dura ed a quale prezzo (“Facciamo la separazione dei beni!” dice al marito temendo di finire in giudizio, poi temerà di prendere l’auto, l’ufficio stranamente trovato aperto…) sola contro tutti, ed il collega ricercatore che la affianca perderà anche i fondi per le proprie ricerche scientifiche, costretto ad emigrare in Canada.

Personaggio di spicco in “150 Milligrammi” con la sua dolcezza, è infatti Benoît Magimel, attore francese, che ha vinto il premio per la miglior interpretazione maschile al Festival di Cannes 2001 per il film “La pianista”, diretto da Michael Haneke. Ma, nel cast troviamo con Knudsen e Magimel anche Charlotte Laemel e Isabelle de Hertogh (nella commovente e delicata parte di Corinne Zacharria).

Fa venire in mente il film con Julia Roberts del 2000 Erin Brockovich, che, da segretaria precaria di uno studio legale e madre trentenne di tre figli, intraprese una storica battaglia, la prima battaglia ambientalista. Aveva intuito che l’acqua che bevevano gli abitanti della città dove abitava fosse inquinata, e dalle indagini arrivò a puntare il dito contro una nota Compagnia locale, che aveva contaminato le falde acquifere di una cittadina californiana. I ricordi e le denunce portarono alla vittoria la donna, icona della difesa della gente in materia di salute e di ambiente.

Un’eroina Irène Frachon, vista come una “nuova Erin Brockovich”.

“Mi sono subito resa conto che questa donna variopinta sarebbe potuta essere uno straordinario personaggio – racconta la regista – Raccontato da lei, con tutta la sua passione e tutta la sua emotività, il caso assumeva una dimensione completamente nuova. Non era più la storia del Mediator, ma la storia della lotta di questa donna straordinaria… se è riuscita a portare sino in fondo la sua battaglia, il merito sta nella sua immensa empatia nei confronti delle vittime e anche nella sua deontologia. Irène fa il medico unicamente per assistere e curare le persone, non è alla ricerca di potere e dunque non ha mai avuto paura di compromettersi.”

La regista Emmanuelle Bercot è anche sceneggiatrice ed attrice. Il  suo  lungometraggio “A  testa  alta” è  stato  selezionato  come  film  di  apertura  del  68° Festival  del  film  di  Cannes,  edizione  nella  quale  Emmanuelle  Bercot  ha  vinto il  premio  come Miglior attrice per la sua interpretazione nel film di Maïwenn “Mon roi – Il mio re” con Vincent Cassel.

Irène  Frachon  a  volte  cita  una  frase  di  Albert  Einstein:

Il  mondo  è  un  posto  pericoloso  in  cui vivere,  non a  causa  di  coloro  che  compiono azioni  malvagie, ma a causa  di  coloro  che  stanno  a guardare senza fare niente

Una terribile domanda agiterà la vostra mente dopo avere visto il film: ci sono altri farmaci che senza saperlo ed inconsapevolmente magari ne facciamo uso e provocano la degenerazione di alcuni organi? Procurandoci malattie o addirittura portando lentamente alla morte? Occorre contare davvero sull’intuito dei medici e su una incorruttibile farmacovigilanza.

Attualmente il Governo francese ha riformato la struttura dell’Agenzia del Farmaco, un segnale importante. Alla base di tutto dobbiamo augurarci di avere tuttavia dei medici scrupolosi e curiosi al tempo, che sappiano incrociare dati e di saperli leggere, vederci lungo su malattie e morti sospette. Vorremmo avere migliaia, milioni di medici in tutto il mondo come Irène Frachon, la sua forza, in solitudine, ha permesso di porre fine ad una drammatica situazione, ed on line potrete approfondire su morti e conseguenze. Mentre Frachon invoca la protezione per chi si espone nel segnalare o denunciare situazioni “sospette” (whistlblower).

Sidse Babett Knudsen e Benoît Magimel in “150 Milligrammi”

Tre anni ci ha lavorato su la regista con lo sceneggiatore Séverine  Bosschem, prima di trasformare il soggetto in film. E quando si è trattato di decidere chi  avrebbe  interpretato il ruolo di Irène Frachon ecco che il suggerimento arriva da Catherine Deneuve. “Una sera – racconta Bercot – abbiamo cenato insieme – avevamo da poco ultimato  le riprese di “A Testa Alta” e mi  ha parlato dell’attrice danese protagonista della serie televisiva “Borgen – Il  potere”, “Dovrebbe  guardare  la  serie,  è  un’attrice  che  sarebbe  straordinaria per il suo ruolo e credo che parli francese, – mi disse-  Il giorno dopo mi sono immersa nella visione di “Borgen – Il potere”. Da lì in avanti, è successo tutto molto velocemente.

Caroline Benjo  (produttrice di “Haut et Court”) e  io  siamo  andate  a  Copenhagen.  L’incontro  è  andato  molto  bene. Sidse  ha  letto  la sceneggiatura,   che   allora   era   ancora   in   fase   di   lavorazione.   E   poco dopo   ha   accettato   di interpretare  il  ruolo.  Molto  francamente,  se  Catherine  Deneuve  non me  l’avesse  suggerita, nessuno di noi avrebbe pensato a lei per il personaggio!”

Una sola nota di accortezza per i minori di anni 14, per alcune scene non proprio serene alla visione, come l’autopsia. Un film dedicato a chi ama andare a fondo delle cose, un lavoro vero per chi non si accontenta del “è tutto ok, è solo allarmismo” ed è disposto a sfidare la sorte.

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