
Ma è proprio vero che l’amore vince ogni ostacolo? E qual è il segreto per un matrimonio inossidabile e, soprattutto, inattaccabile? A queste domande cerca di rispondere “Victoire” una deliziosa commedia, con la regia di Antonello Capodici, che vede protagonista una fortunata coppia borghese: Victoire lavora nel campo della moda con successo, mentre Marcello è uno stimato ed affermato cardiologo, hanno una bella e confortevole casa, un figlio già grande che frequenta l’università, ed anche se il loro ménage ha qualche momento di stanchezza (o “zitellitudine” come dice il marito) si amano ancora, e davvero tanto, pur dopo ventidue anni di matrimonio, insomma sono una coppia come tante di oggi; ma poi all’ improvviso compare lei, Katy, allieva laureanda dell’affascinante medico, che, in realtà, ha una relazione con lui e come se non bastasse, aspetta un figlio, ma non si sa bene da chi (beata gioventù!), forse proprio da Marcello. Scoperto per puro caso il tradimento, Victoire si trova a fare i conti con la dolorosa e insospettata infedeltà del marito, tuttavia sarà pronta a tutto per riprendersi il suo uomo.
Questo testo di Dany Laurent, una delle autrici più rappresentative della “nouvelle vague” della drammaturgia francese contemporanea, è molto bello perché riflette (e ci fa riflettere) sul mutamento incessante della nostra società e racconta la vicenda in modo originale, leggero e garbato, ma anche con una buona dose di umorismo e con diversi colpi di scena. Si ride, si sorride, ci si commuove anche e si resta col fiato sospeso fino alla fine, quando c’è la sorpresa imprevedibile. Il tutto scandito da filmati su Parigi che fa un po’ da fil rouge in questa bella favola moderna.
I quattro attori in scena sono perfetti (tranne qualche piccola sbavatura dovuta all’emozione della prima): Patrizia Pellegrino (Victoire) raffinata, delicata ed elegante in ogni movenza e battuta; Pietro Genuardi (Marcello) perfettamente calato nei panni del marito un po’ soffocato dalla forte personalità della moglie; Giulia Fiume (Katy) sorprendentemente spigliata e sicura, con la sua naturalezza e spontaneità risulta la migliore in scena; bravo e convincente anche Dario Tacconelli, nel ruolo dell’assistente un po’ innamorato di Victoire. Belli i costumi di Dora Argento e di Marco Strano (in esclusiva per Patrizia Pellegrino) e le scene di Salvo Manciagli.
Lo spettacolo è indubbiamente visto dalla parte delle donne e, pur attaccando con ammiccamenti e luoghi comuni l’universo maschile, vuole soffermarsi su un momento difficile della vita, come può esserlo un tradimento. Victoire è una donna tenera e sensibile, ma anche forte e coraggiosa che riesce ad andare oltre il tradimento e, grazie a lei, scopriamo che la “faccenda” si può risolvere in maniera diversa e del tutto inaspettata, senza egoismo e senza rancore, facendo trionfare la vita e la voglia di ricominciare; alla fine proprio lei ci svelerà, con una disarmante semplicità, che per far durare un matrimonio ci vogliono “amore, intelligenza e generosità”. Sarà un caso se nel suo nome c’è già il senso di tutta la storia?
Per chi ama le storie a lieto fine, da non perdere. In scena fino al 19 febbraio.