Se vi trovate a visitare borghi come Casso, in provincia di Pordenone, a pochi chilometri dalla Diga del Vajont, o Borca di Cadore, in Veneto, immersi rispettivamente nelle splendide Dolomiti friulane e bellunesi, potreste imbattervi in qualcosa che sfugge alle aspettative tradizionali. Oltre ai panorami montani e alla tranquillità tipica di questi luoghi, ci si può ritrovare di fronte a un contrasto vibrante e inatteso: opere d’arte contemporanea che dialogano con lo scenario naturale in modo audace e innovativo. In un contesto che molti considerano immutabile, queste opere sembrano voler portare una nuova vitalità, e soprattutto aprire lo sguardo a nuove prospettive.
Dolomiti Contemporanee (DC) è un progetto artistico nato nel 2011 da una sinergia tra soggetti pubblici e privati, in coincidenza con il riconoscimento delle Dolomiti come Patrimonio dell’Umanità da parte dell’Unesco. L’intento è quello di ridefinire questi luoghi come fucine culturali, capaci di ospitare nuovi stimoli proprio attraverso la forza dell’arte contemporanea.
Un modello di rigenerazione culturale e territoriale

Dolomiti Contemporanee si distingue dunque per il suo impegno nel recuperare e rivitalizzare spazi abbandonati o trascurati. Non si tratta solo di una riqualificazione estetica: il progetto mira a riattivare il potenziale latente di certi luoghi, trasformandoli in punti di riferimento per la cultura contemporanea. Il team di DC individua aree dal passato industriale, realtà minacciate dallo spopolamento, complessi abbandonati o edifici storici, e attraverso residenze artistiche ed eventi espositivi li trasforma in centri creativi e motori di innovazione.
“Le Dolomiti non si determinano affatto come un luogo del turismo in cui coltivare ameni stereotipi alpini. Costituiscono piuttosto uno spazio d’azione culturale e un grande cantiere di stimoli.” (DC)
Uno degli elementi chiave del lavoro di DC è l’interazione tra artisti, aziende e comunità locali. Attraverso un dialogo continuo, si creano nuove sinergie: i creativi utilizzano materiali e risorse fornite da aziende partner sul territorio per realizzare le loro opere, contribuendo così a una rinascita tangibile. Le fabbriche abbandonate si trasformano in laboratori artistici, e una volta terminate le residenze, spesso questi luoghi rinascono anche a livello economico, diventando di nuovo interessanti per chi cerca nuovi spazi per sviluppare attività.
Questo approccio dimostra che l’arte non è solo un veicolo di riflessione estetica, ma anche uno strumento di cambiamento sociale e territoriale.
Casso: l’arte come strumento di rinascita
Tra i progetti più significativi di Dolomiti Contemporanee, spicca il Nuovo Spazio di Casso, situato nel comune di Erto e Casso. Questo piccolo borgo è tristemente noto per il disastro del Vajont del 1963, quando dall’antistante monte Toc si staccò un’enorme massa di terra (la “ferita” sulle pendici è ancora oggi ben visibile) che sprofondò nel bacino idrico artificiale realizzato per la produzione di energia elettrica, provocando l’innalzamento di un gigantesco muro d’acqua che oltrepassò la diga andando a devastare il paese di Longarone a fondovalle, causando quasi duemila morti.
Il paese di Casso, così come quello vicino di Erto, subì solo parzialmente gli effetti distruttivi dell’onda di risalita, ma l’evento segnò inesorabilmente il suo destino di declino e spopolamento.
L’edificio che ospita oggi le attività di DC era un tempo la scuola elementare del paese, chiusa proprio in seguito alla tragedia. Dopo un accurato restauro, nel 2012 lo stabile è stato riaperto e riconvertito in un centro sperimentale per la cultura contemporanea, dove arte, memoria e paesaggio si intrecciano in un dialogo intenso e significativo.
Attualmente, per esempio, fino a fine 2024 lo Spazio di Casso ospita la mostra collettiva “Le fogge delle rocce”, che coinvolge 54 artisti impegnati a esplorare le complesse interazioni tra il paesaggio dolomitico e l’arte contemporanea. La mostra, inaugurata nel luglio scorso, rappresenta un viaggio tra la materia rocciosa delle montagne e le interpretazioni estetiche degli artisti, con opere che spaziano tra scultura, pittura e installazioni.
L’edificio restaurato non è semplicemente tornato a essere fruibile, ma è diventato un punto di riferimento per artisti e curatori provenienti da tutto il mondo, che trovano in questi spazi un contesto stimolante per nuove sperimentazioni artistiche. La storia dolorosa del Vajont non viene cancellata, ma viene ripensata e integrata in una nuova narrazione che guarda al futuro, offrendo nuove possibilità di crescita e rinnovamento.
Borca di Cadore e Progettoborca: l’architettura moderna incontra la contemporaneità
Un altro tassello fondamentale del lavoro di Dolomiti Contemporanee è Progettoborca, un’iniziativa avviata nel 2014 all’interno del Villaggio Eni di Borca di Cadore, un complesso residenziale progettato negli anni ‘50 dall’architetto Edoardo Gellner per ospitare i dipendenti dell’Eni. Questo esempio straordinario di architettura moderna, situato ai piedi delle Dolomiti, era stato lasciato in uno stato di semi-abbandono fino all’intervento di DC, che ne ha fatto un laboratorio artistico e culturale.
Progettoborca non si limita a ospitare eventi espositivi. È un progetto di lungo termine, che mira a riportare alla luce l’innovativa visione di Gellner e a connettere quella progettualità del passato con le sfide del presente. Artisti e creativi provenienti da vari contesti si riuniscono qui per lavorare in residenze artistiche, riflettendo sul dialogo tra natura, architettura e contemporaneità.
“L’arte ha dato prova di poter fornire impulsi concreti al territorio riattivando aree dal grande potenziale che giacevano in stato necrotico. L’arte è utile e nutre. Con l’arte si mangia (per chi ha fame e sa masticare)” (DC)
Riportare la vita nelle Dolomiti: missione possibile
Dolomiti Contemporanee rappresenta un invito a ripensare il rapporto tra territorio, cultura e sviluppo. Le Dolomiti, con la loro imponenza naturale e il loro passato carico di storia, vengono reinterpretate attraverso l’arte, che diventa un veicolo di rigenerazione attiva. Non si tratta semplicemente di riportare alla luce spazi abbandonati, ma di ridisegnare un futuro possibile per queste terre, troppo spesso considerate isolate o destinate al declino, e di offrire una possibile alternativa a forme di turismo stereotipate e sempre meno sostenibili.
Attraverso progetti come Casso e Borca di Cadore, Dolomiti Contemporanee dimostra che l’arte può essere uno strumento di sviluppo territoriale. La sfida è quella di riportare le Dolomiti al centro della scena, non solo come luogo di bellezza naturale o paesaggio da cartolina ma come un laboratorio culturale dinamico, in cui le radici del passato incontrano le possibilità del futuro.