Durante l’estate del 2015, dal 18 al 28 giugno, ho avuto modo di recarmi a Baku, capitale dell’Azerbaigian, per seguire da vicino i primi Giochi Olimpici europei. In tale occasione mi sono trovata ad assaporare una cultura a metà tra Oriente e Occidente, un Paese giovane sia dal punto di vista socio politico che dal punto di vista demografico: il 30% della popolazione, infatti, è composta da ragazzi tra i 14 e i 29 anni. E gli occhi sognanti dei giovani azerbaigiani si riflettono i sogni e le ambizioni di un Paese da sempre ricco di risorse ed energie che si sta avviando a diventare una dei decision maker più importanti sul panorama internazionale. Di seguito una parte degli appunti di viaggio scritti durante quelle lunghe giornate caucasiche.
«La Dubai del Mar Caspio», così il Presidente belga del Comitato Olimpico Europeo, seduto al mio fianco durante il viaggio di andata da Roma a Baku, mi ha introdotto la capitale dell’Azerbaijan.
A metà tra Oriente e Occidente, crocevia tra Europa ed Asia, Baku ha conosciuto negli ultimi 20 anni uno sviluppo importante, un’espansione ancora in atto sulla quale la prima edizione dei Giochi Europei ha puntato i riflettori a livello europeo e mondiale.
Sorvolando la città, avvolta in una foschia che annuncia afa, un occhio puntuale nota già la commistione di antico e moderno, due anime complementari tanto nell’architettura che nella cultura e nello spirito della sua gente: le vette piu alte dei grattacieli spiccano su una distesa di costruzioni piu’ basse, di epoche certamente antecedenti e tipiche delle zone desertiche.
Bisogna tuttavia perdersi per le vie della città per cogliere al meglio la profonda dicotomia che caratterizza una capitale legata tanto alla tradizione e alla sua storia, influenzata dal regime sovietico, e quanto proiettata al futuro e ambiziosa di avvicinarsi ai modelli occidentali.
Per respirare a fondo la vita di Baku per coglierne le più piccole sfumature, il secondo giorno della mia permanenza ho deciso di abbandonare il Baku Sports Hall, dove lavoravo come volontaria del Language Service Team e di avventurarmi nelle strade della città.
Il complesso del Baku Sports Hall è situato in pieno centro, a due passi dal Carpet Museum, uno straordinario edificio dalla forma e dalle decorazioni che sembrano trasformarlo in un tappeto arrotolato. Uno stimolo visivo dopo l’altro, che aumenta con il calare del sole e l’approssimarsi della sera. Accompagnata dal fresco di un vento serale che sempre soffia su Baku, i piedi correvano senza che me ne accorgessi.
L’atmosfera della capitale azera è davvero coinvolgente: al tramonto lungo il boulevard principale si accendono i primi lampioni, si intravedono le luci dei locali che affacciano sul Mar Caspio, dai quali provengono musiche tradizionali che contribuiscono a creare un’atmosfera intrigante, quasi mistica.
Centinaia di persone di tutte le nazionalità popolano l’immenso viale, intervallato da giardini curatissimi, piazze che ospitano fontane di forme e dimensioni originali e sempre diverse, statue ed edifici dal sapore barocco. La sensazione è quella di camminare all’interno di una bolla, un villaggio organizzato e sicuro volto allo svago e al relax, perfetto per le famiglie e per il divertimento dei bambini, per una passeggiata in bicicletta o per gli appassionati di roller blade; per godersi in tutta tranquillità un ‘chai’ accompagnato da dolcissima frutta candita, comodamente seduti al bar o anche sulle panchine di fronte al mar Caspio.
Vacanze in Costa Azzurra? No, si tratta proprio di Baku. Basta attendere poche ore e lo scenario cambia di nuovo.
Calata la notte, quando il cielo e l’acqua si confondono e assumono il colore denso del petrolio, come in un grande spettacolo, in un evento circense, si alza il sipario e… magia ! Sono rimasta basita: uno strepitoso luna park di luce abbaglia la città rendendola ancora più affascinante: eccola qui la Dubai del Mar Caspio.
Le Flame Towers – le maestose torri simbolo della capitale- si incendiano con i colori della bandiera Azerbaigiana; la cinta muraria della Old City viene illuminata ed il color sabbia che la contraddistingue sembra prendere fuocoa. Sulla destra, in lontananza, il Christal Hall, l’edificio che per l’occasione ha accolto le gare di pallavvolo e beach volley, si trasforma in una corona di preziosi diamanti, rubini, zaffiri e smeraldi che proiettano nel buio della sera la loro luminiscenza ; predomina su tutto, imperante e autoritaria, la bandiera azerbaigiana che sventola orgogliosa ed è ancora la notte a valorizzare nel contrasto i colori primari del rosso del verde e del blu che la identificano.
Spostando lo sguardo, nel mezzo del mare, il getto di una fontana incessantemente accesa si colora di fucsia e diffonde nell’acqua sfumature più tenui che si abbinano con i contorni dell’area del porto a intervalli di fucsia, verde, rosso e blu accesi e fluorescenti.
Infine, una fine che è solamente l’inizio, una schiera di bandiere lungo un corridoio in legno accompagnano lo spettatore lungo la passerella, leggermente in salita, verso lo spettacolo più emozionante: un enorme cerchio infuocato, omaggio al culto zoroastriano ma anche al sacro fuoco olimpico.
Immersi in un contesto ameno, ludico e sacro al tempo stesso, a Baku più che altrove si percepisce la rilevanza della tradizione, dei valori e della perfetta commistione fra questi e la novità, il dinanismo e l’energia di un popolo meraviglioso, ospitale ed affascinante.