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Signora Porzia Show al Jolie Rouge, quando Robin Williams incontra Maga Magò e Jodorwsky

Il piccolo teatro di Centocelle ospita l'happening "strategicamente poetico" di Federico Barsanti

Federico Barsanti alias "Signora Porzia" in scena al teatro Jolie Rouge dal 7 all'8 marzo 2025.

Jolie Rouge è secondo alcuni la fonte francese corrotta di Jolly Roger. La bandiera piratesca col teschio e le tibie incrociate. Potrebbe essere tradotto “bel rosso”, perchè prima le bandiere corsare erano del colore del sangue vivo e scegliere questo appellativo per il nome di un teatro è già tutto un programma.

Eppure il teatro Jolie Rouge, a parte un bel veliero dipinto sulla serranda e immagino un concept di ribellione culturale, non ha nulla di riconducibile ai bucanieri. Anzi il piccolo locale che ospita performance, monologhi e stand-up comedy, con la sua luce soffusa e le deliziose lampade liberty, mi ha ricordato piuttosto gli ambienti della prima avanguardia novecentesca. Uno stile vintage sempre vincente. Si viene accolti  al suo interno con grande calore e ampi sorrisi, accompagnati dalla profferta di un bicchiere di vino e qualche stuzzichino, cosa che mette subito di buon umore. Sul sito del teatro poi non mancano proposte variegate e c’è da scommettere o sperare che diventi presto una piccola fucina di talenti periferici.

Desideravo da tempo esplorare questo spazio centocellino. Anche perché nonostante la recente crescita del quartiere, teatri e biblioteche sono ancora mosche bianche. L’occasione dunque per immergermi nello spirito di questa realtà controcorrente mi è stato offerto da Signora Porzia Show, in scena appunto al Jolie Rouge dal 7 all’8 marzo 2025. Protagonista lei: Porzia, alias Federico Barsanti, artista versiliese fautore della cosiddetta Strategia poetica. Un approccio all’arte come mezzo di miglioramento della qualità della vita che non ho approfondito e che in parte mi è rimasto oscuro. Mea culpa. Ad ogni modo ho assistito spoglia di pregiudizio allo spettacolo, anche perchè leggendo dal flyerino, si preannunciava come spassoso, brillante e perfino liberatorio.

La Signora Porzia però si fa attendere. Forse troppo, richiama la folla da dietro il sipario, annunciando più volte che si morirà tutti entro le sette del giorno appresso. Gioca un po’ col pubblico, fa qualche battuta e alla fine concede un mezzo indice, poi il resto della mano e finalmente si palesa. S’annuncia come sacerdotessa, figura pseudo-mistica che intreccia la baldanza di Maga magò, la mimica di Robin Williams, il caschetto della Carrà e qualche nozione sparsa di psicomagia jodorowskiana.

Quell’adorabile cialtrone di Jodorowsky però, il regista e autore cileno fautore appunto della cosiddetta psicomagia (di cui comunque io sono una fan beninteso) la prendeva molto meno larga. Il suo obiettivo era spingere anche a viva forza fuori dall’individuo traumi o schemi mentali, formalizzandoli in veri e propri rituali, sovente grotteschi. Tipo scannare galline o bere ceneri di fotografie. Il tutto esaltando uno dei concetti umani più potenti e spregiudicati: la suggestione. Porzia sembra edulcorarne i tratti più crudi, per restituirne al pubblico una versione light da gioco aperitivo.

Signora Porzia Show.
Signora Porzia Show

Ok questa che scrive è la me più cinica e sospettosa, che ha schivato la benedizione con lo scettro di Sailor Moon. La me più simpatica e meno ostile si è invece goduta la serata, perchè la performance di Porzia tira in ballo continuamente, in senso letterale e no. Cerca di coinvolgere gli astanti in ogni modo, perfino con abbracci in palco e pesca finale di bigliettini-oracolo da biscotto cinese. Non sempe funziona, talvolta si cade nella ripetizione dello stesso sketch, eppure si ride parecchio. Sempre.

La bravura di Barsanti è d’altro canto innegabile. Fa sfoggio di una padronanza eccellente di tecniche d’improvvisazione ed è sempre sull’onda alta del ritmo di scena. Senza contare che è praticamente impossibile non coglierne la profondissima, ipersolare e genuina umanità. Sì ma cosa ho visto alla fine? Si chiederanno forse i lettori di questa recensione mio malgrado spigolosa. Difficile descrivere l’happening porziano in cui siamo caduti per un’oretta come dentro lo specchio di Alice. Si tratta appunto di improvvisazione, quindi ciascun evento è unico e irreplicabile, si costruisce una favola collettiva nosense, si balla la “discomerda”, si mostrano borsette, si fanno versi, ci si prende per mano, ma soprattutto in giro.

Porzia chiama tutti umanoidi, un po’ come i sorcini di Zero e non so perchè, ma ho avuto la sensazione che prendesse qui e lì cose di altri e le reimpastasse a modo suo. Cosa peraltro nient’affatto rara da Shakespeare alla trap. Nè per forza sbagliata. Insomma alla fine Signora Porzia forse promette un po’ più di quello che concede, ma la serata che ho trascorso con lei è stata più che piacevole. Mi sento di approvarla, forse leggerò il testo base della Strategia Poetica o il libro delle risposte di Porzia, anche se il meccanismo è quello collaudato dei vaticinii sempre vaghi.

Perché poi in fondo chi vuole davvero un sì o un no come risposta secca? Non c’è traccia di poesia nella verità. Occorre metterle un po’ di belletto talvolta, ma non per alterarla, piuttosto per lasciare spazio al nostro personaggio nello script della vita. Un personaggio che può conquistarsi o riconquistarsi un ruolo da protagonista. Dopotutto se come recita quello che ormai è diventato il claim di The Bear, una delle serie più belle e oneste degli ultimi anni: “ogni secondo conta”, allora se Porzia ci chiede che ora è? Alla fine risponderemo tutti in coro: è l’ora giusta. Anche questa devo averla già sentita accidenti! E sto pure spoilerando.

Sono un’arida e questo è quanto. Sorry Signora Porzia.

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