Home Teatro “Servo per due”: Arlecchino al ritmo di swing

“Servo per due”: Arlecchino al ritmo di swing

[rating=5] Servo per due è il risultato di un lungo e interessante percorso che parte da Goldoni, passa per il teatro britannico e torna in Italia: uno degli emblemi della composizione goldoniana, “Il servitore di due padroni”, viene riadattato nel 2011 dal drammaturgo inglese Richard Bean, che ambienta la pièce nella cittadina di Brighton nel 1963, dandole il titolo di “One Man, Two Guvnors”.

Nel 2013 Pierfrancesco Favino, Paolo Sassanelli, Marit Nissen e Simonetta Solder traducono e adattano il testo di Bean spostando l’azione a Rimini, nel 1936.

Le vicende bizzarre e caotiche di Pippo Passalagamba animano la scena: un Arlecchino anni ‘30, squattrinato e affamato, accetta di lavorare contemporaneamente al servizio di due diversi padroni, apparentemente estranei tra loro.
Questo darà inizio, inevitabilmente, a una serie infinita di guai, scambi di persona ed equivoci che metteranno alla prova il povero Pippo, intenzionato a ristabilire l’ordine per poter finalmente riempire il suo stomaco e conquistare l’affascinante Zaira.

Servo per due di e con Francesco Favino

La semplicità della trama è perfettamente aderente ai canoni della Commedia dell’Arte, così come i personaggi, vere e proprie maschere, dai movimenti all’esaltazione delle inflessioni dialettali, fino all’abbattimento della quarta parete, che si traduce in un coinvolgimento attivo del pubblico, riservando non pochi colpi di scena.

Alla base di questa performance di alto livello, gli interpreti hanno affrontato intensivi seminari di acrobatica, clownerie e utilizzo della maschera, oltre a laboratori di canto corale, con Gabriele Foschi e di movimenti coreografici, con Fabrizio Angelini.

La classicità dell’opera è arricchita e modernizzata dall’esplosività della regia e dalla cura minuziosa di tutti gli elementi: Favino e Sassanelli puntano su tempi comici irresistibili, ritmi frenetici e gag esilaranti. La scenografia, curata da Luigi Ferrigno, permette agli attori di utilizzare lo spazio in tutte le sue dimensioni, con scale e porte che si aprono e chiudono continuamente. I cambi scena, nascosti da un velatino calato dall’alto, sono valorizzati dall’orchestra Musica da Ripostiglio che regala intermezzi spettacolari con deliziose canzoni italiane degli anni trenta e quaranta, durante le quali gli attori si esibiscono con canti e coreografie.

Gli interpreti offrono una performance impeccabile, antinaturalistica e ricca di sfumature, dando prova di abilità fisica e vocale nel caratterizzare le loro maschere: Pierfrancesco Favino si conferma grande professionista, vero e proprio mattatore dello spettacolo, muovendosi con maestria nelle mille sfaccettature del suo Pippo e nei momenti di interazione con il pubblico.
Quasi tre ore di comicità trascinante, in cui, con misura ed eleganza, il fascino dell’atmosfera italiana anni ’30 irrompe nello schema del teatro classico per eccellenza.

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