Home Teatro Prova di Rambert, un fiume di frasi come schegge impazzite

Prova di Rambert, un fiume di frasi come schegge impazzite

“Il linguaggio è quello che l'altro immagina mentre noi parliamo ecco perché non ci capiamo mai”

Prova di Pascal Rambert - Foto Luca Del Pia

[rating=3] Un drammatico palco vuoto, spoglio di qualsiasi cosa, persino senza quinte e fondali, attende l’occhio dello spettatore all’Arena del Sole per lo spettacolo in prima assoluta “Prova” con Anna Della Rosa, Laura Marinoni, Luca Lazzareschi e Giovanni Franzoni per la regia dell’autore stesso del testo, Pascal Rambert (la precedente versione era in francese con sovratitoli al Vie Festival di Modena del 2015). Soltanto un tavolo di legno, quattro sedie e da bere per gli attori a frapporsi tra il pubblico e le pareti nere del teatro, con quadri elettrici e corde di canapa in vista. D’altra parte questo regista-autore non è nuovo a queste scene che definire minimaliste sarebbe riduttivo: in “Clôture de l’amour”, suo precedente lavoro, non c’era nemmeno il tavolo con sedie.

Tutta l’attenzione è focalizzata sul testo, sulle parole. Gli attori, che peraltro potrebbero essere già in scena invece di entrare da una porticina, sono soltanto i veicoli della parola, del fiume di frasi che investe il pubblico senza praticamente punteggiatura, a ruota libera. Anche in questo caso, come in molti spettacoli recenti, il tema del “teatro nel teatro” ci mostra una compagnia di attori nell’attesa di costruire una piece teatrale, ma lo spettacolo che devono comporre è soltanto lo sfondo della loro analisi, a volte sembra quasi disturbare le loro riflessioni.

Gli attori non generano un dialogo, ma quattro monologhi, senza interruzioni, senza dibattito, “noi abbiamo talmente poco da dirci ormai nella vita vera che non facciamo che riunioni questa qua è una di queste”. Il testo è l’unione di tante frasi sminuzzate, come scritte di getto mentre i pensieri si accavallano; le parole vanno a creare immagini, termini, situazioni comuni a tutti i monologhi: la “struttura” che li accerchia, invisibile ma solida, quasi una setta, si potrebbe identificare con il teatro stesso, anche se contiene tratti apparentemente metafisici.

Prova di Pascal Rambert - Foto Luca Del Pia
Prova di Pascal Rambert – Foto Luca Del Pia

I monologhi si differenziano tra i vari personaggi: ribelle il primo, carnale e passionale il secondo, “dal fattuale del tuo corpo Giovanni al potenziale del tuo Luca desiderandovi tutti e due io non avrò fatto altro che sovrapporre due pelli per fare più grande il mondo”, scettico il terzo, “noi abbiamo lasciato l’adolescenza insieme quando ci siamo incontrati e abbiamo fondato la struttura”, “ogni struttura è te lo concedo pura nevrosi a cielo aperto ma la nostra è una nevrosi scelta se si può dire e noi non potremo separarci”, “abbiamo costruito un immenso ologramma collettivo?”, per arrivare al quarto monologo, quello del regista, idealista e filosofico: “noi siamo delle gabbie toraciche cariche di sogni e la respirazione è quel meccanismo sottile che permette di espirarli e concretizzarli davanti a sé”.

Il testo è la parte forte dello spettacolo: consigliamo l’acquisto del testo prima dello spettacolo direttamente nel foyer del teatro, per poterne avere una copia da rileggere con calma. Si notano gelosie, amori infranti e dichiarazioni improbabili, il tutto legato ad un senso di indeterminazione, un senso di mancanza di libertà e di arbitrio.

“Se la si vuole vedere la verità del mondo bisogna guardarla attraverso lo specchio sublime della finzione e non altrove”

Prova di Pascal Rambert – Foto Luca Del Pia

Se è vero che l’amante di questo tipo di spettacoli resterà pienamente soddisfatto dalla buona recitazione e dal testo interessante e senza dubbio particolare di Rambert, altrettanto vero è che tutti gli altri spettatori non potranno che essere colpiti dalla pesantezza delle oltre due ore senza intervallo di una pièce con pochi movimenti e colpi di scena: non è dato sapere se le luci in sala hanno impedito a qualche spettatore di andare via prima della fine dello spettacolo, ma qualcuno non si è fatto di questi problemi…

Uno spettacolo che o si ama o si odia. Gli applausi finali ne decretano l’apprezzamento ma la votazione non può che essere intermedia: voi a quale categoria appartenete?

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