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Per fare denaro, ma …”Erano tutti miei figli” di Arthur Miller al Teatro Quirino

A Roma l'opera firmata Giuseppe Di Pasquale

Larry è scomparso da tre anni, di lui resta un albero squassato dalla tempesta. Nel giardino di casa, tavolinetti e poltroncine in metallo tutto in bianco, antistanti una vetrata, Joe, il padre legge gli annunci pubblicitari e nota come tutto sia cambiato, anche questi nel tempo. La moglie Kate, Anna Teresa Rossini, elegante dalla maternalità coinvolgente, alla scomparsa del figlio è ancora fuori di sé, come il primo giorno e attende il suo rientro, e vorrebbe il tempo fosse trascorso immobile, per riprendere vitalità al suo rientro.

Ann, motivata non solo dagli anni vissuti senza di lui, ha dimenticato il suo amore e si è innamorata del fratello Chris, Ruben Rigillo. Questi, abile interprete e direttore dei tempi scenici della commedia, è intenzionato a sposarla, ma … come dirlo alla mamma senza aggravare il suo malessere? Discussioni, battibecchi, confronti con la compagna, l’attrice Silvia Siravo, con il padre imprenditore della General Motors, diplomaticamente ignaro di aver messo in commercio più di cento teste di cilindro, difettose per aerei militari, durante la seconda guerra mondiale, rendono Joe, complice del figlio, in scena e nella vita.

La regia di Giuseppe Di Pasquale attenta ai tempi della rappresentazione, affascinante nei suoi ritmi lenti nella prima parte, coadiuvata da bei costumi aderenti al contesto storico della pièce, a cura di Silvia Polidori, incurante di qualche incertezza degli altri attori che non fossero i citati e il grande professionista di palco il protagonista appunto Mariano Rigillo, contrappone un roboante secondo atto. Lini per gli uomini e sete per le donne; colori naturali crema, nocciola, verde, marroni e pochi altri per i dettagli: bei quadretti in movimento.

Favolosa, eccezionale, padrona del palco è la cognata di Chris, Barbara Gallo, nella parte di Sue, la moglie di Jim, fa ripartire la commedia, poi l’arrivo di George, il fratello di Ann, il suo imprinting battagliero e giustamente focoso, porta con sè, il risentimento del padre, nell’essere la vittima delle colpe di Joe. Le stelle e gli oroscopi di Frank sulle vicende di Larry, l’energia brillante della moglie, la signorilità nel dolore di madre di Kate mista a grande afflato familiare, danno modo al protagonista di fare della rappresentazione, uno spettacolo a tratti ironico, ma soprattutto critico verso la società americana del secondo dopoguerra.

Astri, menzogne, confessioni … perchè? Perché … ”Erano tutti miei figli”: un alibi, e una condanna da parte di quest’ultimi, in particolare di Larry e Chris, nei confronti di Joe, il padre. Un testo e uno spettacolo denso di caratteri e di riflessioni, perfetta miscela tra cromaticità attoriale e rivalutazione di troppo saldi ideali culturali, quali famiglia, successo e denaro.

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