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Lolita, non ora non qui

[rating=4] A proposito di Lolita…Sulla traccia narrativa dell’insuperato classico di Nabokov, si colloca la pièce “Lolita” , in scena al teatro Libero di Milano. Opera complessa e ricca di sfumature che vede brillare, per creatività e lucido realismo, il duo artistico: Marcello Gori (drammaturgia) e la regia di Paolo Giorgio.
Amore e  ricerca ossessiva di una passione giovane e incontaminata tracciano, implacabilmente, il sentiero percorso dai due personaggi. Due anime inquiete, collocate a metà, tra realtà quotidiana e finzione letteraria. Il professore Lamberti, docente di letteratura comparata, vive una grigia esistenza nell’attesa di trovare la Lolita, la ninfetta che lo porterà alla decadenza; ed infine, Valentina: studentessa trascinata in un gioco di cui non conosce le regole né i limiti.

Sulle tracce di Humbert, bibliofilia ed erotismo. In un continuo percorso evocativo: fra parola scritta e ricordi, si crea e si confonde, il destino della coppia di amanti con la vicenda del duo letterario “Humbert e Lolita”. Il ricordo e il sapore dei primi incontri e delle promesse si mescola alle inevitabili crudeltà di un rapporto morto prima ancora di sbocciare.  Momenti di erotismo, passione, liti, tutto si confonde con il respiro e le pause del romanzo sino a creare vertigine e un senso, sospeso, di tragedia.
Suggestivi e particolarmente fondanti, i quadri che vedono Lamberti nella veste di professore e pigmalione e la giovane allieva seducente, Valentina, impegnati ad analizzare l’addio fra Humbert e Lolita. Estremo senso di pietà contro l’inconsapevole candore definisce, con palese crudezza,  l’identità anagrafica dei due elementi della coppia. Attraverso testo e partitura registica si palesa una doppia identificazione: fra opera letteraria e i punti di contatto con Nabokov e la sua attività di docente di letteratura.

Il gioco estremo della seduzione. Gioco essenziale che si esplica nella scelta di una scena semplice e versatile (a cura di Stefano Zullo): Un materasso e un letto, entrambi sfatti, diventano anche specchio delle ossessioni e dei ricordi del professore. Fotogrammi, brevi e dilatati, definiscono, in una struttura di scatole cinesi, fantasie e momenti d’intimità sino all’amara e inevitabile fine.

Emanuele Arrigazzi crea sulla base delle sfumature,  il paradigma di un uomo travolto dal sogno segreto di una vita. All’iniziale pragmatismo segue la folle corsa verso il proprio “destino letterario”…la  decadenza.Veronica Franzosi efficace nella creazione di una Lolita maliziosa e ribelle. Una giovane donna, priva di una identità definita e al contempo consapevole del proprio valore. Interpretazione sobria e ben giocata sui registri vocali: comunica, in un turbine espressivo e convincente, emozioni e le tensioni di un rapporto estremo.

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