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Lilliputto e lo scontro di inciviltà, cunti e canti di Sicilia al Teatro Testaccio

Fino al 18 marzo a Roma per la regia di Gabriele Guarino

“Sicilia, storie di cunti e di canti…” di arrivi e partenze, di fantasmi e di alchimie, terra dove non piove mai, dove il vulcano erutta, dove il mare è bello e blu, e, in dialetto siciliano stretto, il protagonista unico attore in scena Alessio Sapienza, canta, vive e interpreta questo nel prologo che introduce allo spettacolo sin dal fondo della platea, in mezzo al pubblico, fino ad arrivare sul palco, dove ci accoglie un baule, degli stralci di giornali e poco altro. Lo slang del recitato è per indigeni della Trinacria, ma la bravura di chi ne è padrone, lo fa con gesti e motti, comprensibile, difficile solo a tratti, nel lungo percorso di oltre un’ora della serata.

Siamo al quarto appuntamento con la stagione teatrale di Commedia dell’Arte al Teatro Tesaccio e dopo aver visitato l’epico medioevale fiorentino, il settecento veneziano, il caliente e talora irriverente humor argentino, si arriva all’isola di contemporanee vicende, per mano abile sia come autore che come regista di Gabriele Guarino, con questo nuovo bambino, un altro spettacolo nuovo di zecca. Il nostro siciliano doc, pantaloni a zampa neri e camicione in bianco naturale sul palco, si fa in tre voci, tre personaggi Mario, padre e amico alla conquista con quella “bedda carusa” che deve far sua. Nel combattere le angherie che la vita di studente, la sua nell’isola del sole, ci sono i confronti con il padre, e qui la voce si fa bassa, e nell’amicizia tra coetanei ecco sempre lui, sempre Alessio, sarà anche l’amico per i consigli, ad altro colore vocale e se la sua bella si è nascosta ecco il tuffo nel baule.

Andrea Samonà

Esso barca, chiatta, con tanto di sartie e vele, uno scottex all’uopo e con perizia mosso, sul palco. Ne emerge tutto in rosso scintillante e maschera in tinta, abilmente realizzata da Giulia Falchi, Lilliputto appunto “Manco feci in tempo a nascere che Zeus mi spedì nell’Africa più nera a popolare il continente” dice e con Achille, Piritoo, il cui afrore crea un nome, Teseo, e Proserpina, l’unica fanciulla, moglie del dio Plutone, la sua attrazione, navigano alla volta dell’Italia. Con loro c’è anche un elefante Tania e dove sbarcano appunto ac_Ca’ Tania! Immigrati, ma a Catania in Sicilia, contro gli immigrati il mood è “vogliamo gente pulita”, educata che rispetti le regole del paese che li ospita, che non attenti alle fanciulle, che sia vestita senza burka, che non puzzi, nè di umanità, nè di extracomunitario e il nostro protagonista di Commedia dell’Arte, come è nel suo ruolo dissacra la realtà per lanciare messaggi ineluttabili, come questo.

Alessio Sapienza salta, canta, balla, parla un siciliano arduo, ma ad arte comprensibile, e il problema che ha, è ricostruire Proserpina, nel viaggio è arrivata, in quel baule-chiatta, ad uso imbarcazione, tutta scassata. Occorre, un ‘….leghista….’ ovvero un esperto ‘Lego’ ed ecco un giovane spettatore che è tra la prime file, adatto alla ricostruzione e un’avvenente signora per emularne le fogge ed anche qui il pubblico e colei che sperava di star tranquilla a vedere lo spettacolo, fa al caso suo. E quando il nostro eroe, rotti gli ormeggi dell’imbarcazione, sarà di nuovo Mario, ovvero con difficoltà integrato, per la chiosa reciterà “sono stanco di essere sempre incazzato”. Una maschera non usa mezze misure, ti sbatte la realtà in faccia così com’è , coadiuvata da musiche davvero incantevoli. Un immigrato è come un piccione, l’allegoria della pièce. “A che serve il piccione? Un uccello come tutti, ma noi ce la prendiamo solo con lui”. Un essere come tutti gli altri . Un bell’applauso premia anche questa fatica de La Bottega dei Comici.

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