Home Teatro La notte che il nulla inghiottì la terra

La notte che il nulla inghiottì la terra

[rating=5] C’era una volta un piccolo soldato: La notte che il nulla inghiottì la terra come testimonianza di “morte” di Rolando Trentini. Attraverso lo sguardo e le parole di un everyman il racconto spietato della guerra di trincea vissuta in ogni singolo e grottesco aspetto. Cronache di un inferno quotidiano adattate e ispirate, ai classici diari dal fronte: da“Centomila gavette di ghiaccio” – di Giulio Bedeschi – passando per le pagine di Nuto Revelli e Rigoni Stern; sino alle toccanti testimonianze dei sopravvissuti dalla disastrosa e folle campagna di Russia.

Dal rigoroso lavoro di ricostruzione e adattamento condotto da Emanuele Fant e Marco Merlini un monologo lucido e anti retorico sull’insensatezza della propaganda, prima responsabile, di una guerra combattuta sulla pelle d’innocenti.

Nelle idee e discorsi dell’alpino Trentini traspaiono candore ed una fede incondizionata nel potere: l’entusiasmo per la partenza, la voglia di esportare gli ideali fascisti della patria attraverso una guerra di colonizzazione, combattuta con faciloneria e mezzi di fortuna.

La notte che il nulla inghiottì la terra

L’interpretazione di Michele Bottini rende, con mirabile efficacia, l’insensata fatica delle lunghe marce e la crudeltà delle medaglie al valore, iniquo premio di congedo dalla vita, e palesa chiari riferimenti al “Woizzeck” di Anton Bruckner: l’uomo plasmato in un un soldato obbediente e inconsapevole. La fisarmonica di Davide Baldi gioca in scena il ruolo di spalla e scandisce, attraverso un repertorio di musiche folcloristiche, i racconti del fronte russo.

Zamboni la voce del dissenso. Nella figura dell’amico d’infanzia Zamboni, interlocutore dei ricordi e dei ragionamenti incitatori, la voce del realismo e la disperazione per una disfatta annunciata. La morte sul campo dell’amico si concretizza in un primo risveglio di coscienza, da parte del soldato Trentini.

Il desiderio di vita e l’uso di metafore poetiche celebrano, nel soldato semplice, il desiderio di vita contrapposto allo spirito di morte e disperazione che accompagna le interminabili ore trascorse sul fronte.

La regia di Marco Merlini si caratterizza nei suoi aspetti di sobrietà ed essenzialità ed ha il merito di rinnovare il piacere di uno spettacolo, già noto e amato, presso il grande pubblico. Vivo apprezzamento al disegno luci ed alla scelta costumi entrambe capaci di conferire un valore aggiunto ad una pièce capace di fondere perfettamente realismo e poesia.

NESSUN COMMENTO

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here

Exit mobile version
X