[rating=4] Il regista riadatta il testo della commedia dello spagnolo Pau Mirò “Els Jugadors” (“I giocatori”, in napoletano “Jucatùre”), ambientandola a Napoli, come si deduce dai due riferimenti geografici: uno palese, la lingua, e l’altro altrettanto palese per i campani, il caffè, con una moca sempre presente in scena e bevuto realmente dagli attori in scena.
Quattro personaggi identificati soltanto dalla loro professione: il barbiere (Giovanni Ludeno) fallito e sospettoso della fedeltà della moglie, il vecchio professore di matematica (Renato Carpentieri) ancora troppo legato alla figura del padre, il becchino (Enrico Ianniello) che colma le sue carenze di affetto visitando periodicamente una prostituta ucraina e l’attore cleptomane (Tony Laudadio) mai scritturato per i suoi problemi di vuoti di memoria, si ritrovano nell’unico luogo in cui si sentono a casa, si sentono parte di una famiglia che in realtà non hanno, ovvero un vecchio appartamento dove i fallimenti delle loro vite sono accettati, compresi e condivisi, dove la porta d’ingresso non è mai chiusa. Le quattro vicende culminano in un disperato atto di riscossa, per affrontare il quale trovano coraggio in una delle cose che li accomuna: l’adrenalina del momento in cui rischi il tutto per tutto, in cui il fato decide se hai vinto o se hai perso tutto, rouge ou noir, proprio come nelle periodiche partite a carte dei quattro giocatori al tavolo dell’appartamento o le trascorse giocate al casinò.
Si tratta di un testo intelligente, seppur non si distingua per l’originalità, e soprattutto molto gradevole grazie al modo in cui le vicende dei personaggi si susseguono attraverso dialoghi molto ben fatti.
Il finale aperto lascia lo spettatore, ormai conscio delle personalità dei personaggi, libero di immaginare le possibili vicissitudini a cui andranno incontro. La chiave comica in cui si svolge la commedia è animata da battute vivaci e mai banali o volgari (risaltata benissimo dall’esilarante becchino balbuziente) e non pregiudica la serietà e la profondità dei contenuti dell’opera. Gli attori si muovono bene in una scenografia semplice ed essenziale che rappresenta bene il vecchio appartamento di proprietà del vecchio e solo professore. Jucatùre è una commedia del teatro contemporaneo che vale la pena di vedere.