[rating=5] Come il gruppo di mosche dato in pasto a una pianta carnivora all’inizio dello spettacolo, anche lo spettatore viene divorato da questa versione di Improvvisamente, l’estate scorsa, dramma infernale firmato Tennessee Williams. Qui il regista Elio De Capitani supera sé stesso capitanando una ciurma di attori voraci, da battaglia, d’assalto. La vita è una ladra, dice il testo, ma il teatro non è avaro con la vita. Il cast artistico si concede senza pietà al pubblico, gettando per due ore quintali di carbone nel motore che alimenta la macchina teatrale. La bravura del recitare passa in secondo piano: qui si vedono “i denti, le gengive” e, cosa rara, si vede bene quello che vien detto. L’attrice più giovane, la protagonista, forse si dimena troppo sul palco? Ma è solo un piccolo, quasi invisibile neo. I personaggi, intrappolati in una luccicante tela di ragno, sono tutti vittime e carnefici, usati e pronti a usare, come nella migliore tradizione d’amore secondo Tennessee Williams. La tensione è al massimo splendore, con i suoni sinistri, luci che fanno il loro dovere, una scenografia primordiale che lascia di stucco.
Dalle Galapagos all’Himalaya, da Parigi a Chicago, mentalmente tutti sul palco seguono le orme di Sebastian, il poeta, un fantasma ormai, morto improvvisamente l’estate scorsa. Tutti amavano Sebastian di una morbosità folle. Sebastian era un idolo pagano per l’ossessiva madre Violet, secondo lei un’anima pura e casta, secondo la cugina Catherine un’anima contorta. La morte di Sebastian è un mistero per tutti ma una chiarezza per la cugina, in viaggio con lui l’estate scorsa. Fino a quel momento ritenuta pazza per le sue affermazioni e rinchiusa in un manicomio, Catherine alla presenza di sua madre e suo fratello, del dottor “Zucchero” e di Violet, ripercorre sotto gli effetti di un siero della verità gli ultimi attimi di vita di Sebastian.
Ecco che al ricordo di una luce bianca e di un malefico pomeriggio afoso risalta la figura nascosta del poeta, che usava Catherine (come ha sempre fatto con la madre) come esca per intessere relazioni sociali, abbordare uomini. Poi in un ristorante su una spiaggia tropicale lui e Catherine vengono assediati da un gruppo di bambini nudi, spietati, affamati. Appena Sebastian si ritrova solo lo seguono, lo circondano, infine lo uccidono. Dopo la narrazione indiavolata, Catherine viene ritenuta sana di mente, mentre Violet perde la ragione.
Stride il contrasto tra l’apparenza sociale e la nuda pietra dei fatti, tra la giungla e la civiltà. Non si può chiedere di meglio da un gruppo di attori, e l’attrice che ha interpretato Violet merita una standing ovation. Lo spettacolo vola come una farfalla carnivora.