Home Teatro Il coro “patologico” di D’Ambrosi canta la Medea

Il coro “patologico” di D’Ambrosi canta la Medea

[rating=4 ] Dario D’Ambrosi è un nome ai più non troppo noto, ma nell’ambito teatrale è sinonimo di follia, in senso stretto e non solo. Attore dalla lunghissima carriera anche cinematografica, ha recitato al fianco di grandi stelle hollywoodiane del calibro di Anthony Hopkins, Jessica Lange, Mel Gibson, ma in Italia è soprattutto il pioniere del cosiddetto “Teatro Patologico”, nato in concomitanza dell’Accademia della Follia triestina di Misculin, dove però l’assunto è legato alla possibilità di estrarre un talento puro dall’”innocenza” spesso estrema di quelli che comunemente vengono definiti “pazzi”. L’dea di d’Ambrosi che comincia già negli anni ’70 al cafè La Mama a New York nel cuore della Manhattan più “off”, accolto dalla compianta Ellen Stewart con uno spettacolo incentrato sulla legge Basaglia, la famosa 180 che diede ai “matti” la libertà di uscire dalle prigioni infernali dei manicomi lasciandoli spauriti e confusi nel mondo dei “normali”, prende piuttosto le mosse dalla possibilità di utilizzare il teatro come mezzo terapeutico, in primis dell’anima.

Lo spettacolo messo in scena all’Argentina di Roma “Medea” gioca infatti soprattutto su suoni cadenzati e ritmi onomatopeici, perfettamente incarnabili e di fatto incarnati dal coro greco, qui formato appunto dai ragazzi disabili della scuola “la magia del teatro”, sperimentazione che non spinge verso l’estremismo del ruolo del pazzo nella società, quel famoso “posto nel mondo” di chi non sa quale sia il suo posto di cui la Basaglia aveva già implicitamente gettato le basi culturali e su cui D’Ambrosi ha lavorato in tutti i suoi pregevoli spettacoli, ma che piuttosto è l’input verso una vera ma controllata, espressione emotiva, che trova finalmente il suo abito anche accademico presso l’Università di Tor Vergata.

Bellissimo lavoro, soprattutto per la bravura della triade Creonte-Medea-Giasone rispettivamente d’Ambrosi, una magnifica Almerica Schiavo e Mauro Cardinali dal timbro vocale semplicemente indimenticabile. Bella esperienza, assolutamente da vedere per chi sia a digiuno di questo tipo di teatro, che fra l’altro sarà nuovamente a New York proprio in questo caldo Settembre, bravi!

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