Home Teatro Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere

Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere

[rating=3] L’atteso spettacolo di Paolo Migone si apre con una specie di documentario dove si spiega che “Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere”, cioè il titolo. E’ molto didattico e scontato, con luci anche carine ma con contenuti completamente previsti e prevedibili leggendo appunto il titolo e conoscendo un minimo Migone (parte dalla notte dei tempi…). Fortunatamente dura poco e il protagonista entra in scena con l’immancabile occhio nero e il camice bianco che l’hanno sempre contraddistinto nelle sue apparizioni sia teatrali sia televisive a Zelig.

La scenografia, un’aula universitaria in piena regola con lavagna luminosa e cattedra, sembra voler sottolineare, forse con un po’ di presunzione, il fondamento scientifico delle tesi proposte. Invece nessuna presunzione, l’analisi del mondo femminile e maschile si basa sul Best seller dello psicologo americano John Gray che ha venduto oltre 50 milioni di copie ed è stato tradotto in quaranta lingue, e che scandaglia i meccanismi psicologici e chimici che appunto differenziano l’uomo dalla donna. Il libro in questione “Men are from Mars, Women are from Venus” è del 1992 ed è il precursore di una miriade di altri libri, scritti dal medesimo autore e con lo stesso titolo o quasi, ognuno riferito ad una particolare situazione della vita di coppia: “a letto”, “al primo appuntamento”, fino alle “soluzioni per la dieta e l’esercizio fisico”! Nelle sue conferenze, si approfondiscono i meccanismi chimici (effetto dell’ossitocina, testosterone e altri ormoni normalmente prodotti dal corpo ma in quantità e in reazione a stimoli esterni molto diversi) e lo stress che l’organismo vive quando deve affrontare situazioni per le quali non è sto “progettato”, in due esseri così fisiologicamente diversi come l’uomo e la donna. Il tutto condito da battute comiche ed aneddoti che le rendono molto piacevoli e scoppiettanti. Migone ha eliminato la chimica aggiungendo gli ingredienti che padroneggia meglio: la comicità e l’ironia. Il risultato è uno spettacolo molto godibile ma che non disdegna analisi profonde su meccanismi psicologici e pratici.

Si va dalla meraviglia provata quando a lei piace il parcheggio che ha trovato lui, al delizioso racconto del rapporto tra madre e figlio, con il “metti la felpa-togli la felpa” da madre iper-ansiosa che porta il bambino a torturare le lucertole, “ero troppo piccolo per drogarmi”. Dalle grinfie materne, l’uomo passa in quelle del partner, dove quando tutto va male “il mutuo ci tiene uniti”. Migone schematizza le differenze fra i due sessi con l’aiuto della lavagna luminosa, raggruppandole in varie categorie, tutte spiegate con aneddoti divertenti. L’uomo predilige la competenza, il saper fare le cose per primeggiare sugli altri, alla donna invece interessano le relazioni personali, “ti posso fare 15000 domande?”, l’uomo è sequenziale la donna polifunzionale, l’uomo risolve i problemi da solo, la donna ne vuol solo parlare, non è importante la risoluzione; l’uomo è razionale, sceglie i vestiti al buio per mezzo dell’olfatto, se puzzano vanno lavati altrimenti li indossa, la donna è emozionale: quale sarà il vestito che meglio la rappresenta in quel particolare momento? Le donne sono più insicure, “mi ami ancora?” “ma se te l’ho detto l’altr’anno!”, mentre l’uomo non ha capito che un piccolo regalo o uno più sostanzioso portano al medesimo effetto sulla donna…

Gli inevitabili luoghi comuni sono trattati in modo ironico e divertente, come ormai siamo abituati dalle performance di Migone a Zelig. Più difficile è reggere uno spettacolo intero senza praticamente aiuti esterni, se si esclude il bidello che sigla il record per il minor tempo sul palcoscenico di un teatro. Questo senza dubbio depone a favore di Migone, bravo ad analizzare e a rendere sulla scena, con movimenti del corpo e mimica facciale, cosa è stato eviscerato. Il libro e il lavoro di Gray sembrano fatti apposta per il suo spettacolo e infatti risulta molto difficile distinguere dove si ferma Gray e dove inizia Migone.

Totalmente fuori luogo, forzata e deludente la dissertazione finale spudoratamente a favore di una parte politica che, oltre a non essere argomento dello spettacolo, ne rovina il finale, lasciando un amaro in bocca che mai ci si sarebbe aspettati da un teatro comico come questo. Un calo di stile in piena regola che speriamo sia stato soltanto un vezzo di una sfortunata serata.

Uno spettacolo molto carino ed “istruttivo” tolti gli estremi, l’inizio e la fine.

NESSUN COMMENTO

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here

Exit mobile version
X