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Farsi fuori: la fatica di scegliere se diventare madre

Una nuova generazione di donne che rifiutano di diventare madre solo perché lo impone la società

Farsi fuori: torna in scena all’Angelo Mai a Roma, per due serate consecutive, e registra un grande successo di pubblico. Un testo esilarante, ma non per questo banale, scritto da Luisa Merloni, che ha curato anche la regia.

Al centro di tutto una donna, anzi, la Donna, quella Moderna, dei giorni nostri. Una quarantenne single, con una storia sentimentale alle spalle, entrata in crisi proprio al settimo anno, come da cliché. Una donna in carriera che non vuole un figlio ora o che forse si è convinta di non volerlo. E una serie di riflessioni sulla maternità scaturiscono dalla visita di un personaggio mistico. Sì, l’Arcangelo Gabriele in persona, che la va a trovare per farle “l’Annunciazione”. Non siamo di fronte ad una commedia sacrilega: l’Arcangelo Gabriele, che parla in spagnolo proprio come il nostro attuale Papa, catturando risate da tutto il pubblico, altro non è che lo spirito o meglio una metafora della nostra società. Di quella società che, con l’invenzione del “Fertility Day”, ci ricorda che l’orologio biologico scandisce il tempo incessantemente e non ci lascia scampo. Possiamo studiare, fare carriera, ma poi giunge l’ora in cui, per forza, perché ce lo prescrive il medico del “è giusto fare così”, dobbiamo partorire. E se non ci stabilizziamo a casa con un marito e con un figlio finiremo per fare la collezione di uomini “usa e getta”, attempati, impenetrabili e rigidi, vegani e che ad un cornetto e cappuccino per colazione preferiscono acqua calda e limone.

Calza perfettamente con l’atmosfera natalizia, la scena in cui i due protagonisti, Luisa Merloni e Marco Quaglia, interpretano Maria e Giuseppe, ai quali viene imposto il Figlio ancor prima di consumare.

Le donne di oggi hanno diritto di essere libere, emancipate e partorire sì, ma non per forza figli. “Potrei partorire un’idea, un progetto”, ci dice la protagonista. E si può vivere anche senza un marito se per tenerselo stretto, specie se più giovane, bisogna imparare a “strisciare”.

Allora qual è la soluzione? Farsi fuori, per non essere fatte fuori. È un’operazione difficile, ad alto rischio, che può essere continuamente scambiata con “farsi da parte”. Invece significa proprio fare un passo indietro rispetto alla società e non sottostare ai suoi dogmi, allo “status” che ci impone.

Uno spettacolo molto divertente, una comicità dissacrante che si alterna con la voce fuori campo, calda e persuasiva, di Alessandra Di Lernia, lì a ricordarci che la nostra vita è scritta come la Bibbia: c’è un capitolo per ogni fase dell’esistenza e dobbiamo cogliere il linguaggio simbolico che ce la svela poco alla volta.

L’allestimento è tipico del teatro moderno: niente palcoscenico rialzato, spazi aperti, un tavolino e due sedie, nessun cambio di costume se non l’aggiunta di accessori per differenziare le scene reali dalle riflessioni e dalle scene immaginarie. Efficace la resa drammaturgica dei dialoghi.

Una nota di merito ad entrambi gli attori per l’interpretazione, la presenza scenica, la dizione e l’indiscutibile talento.

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