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Essere in LOOP al Teatro Moderno di Agliana

Mezzastagione è la rassegna sperimentale del Teatro Moderno di Agliana. Interessante bouquet di titoli, tra cui il lavoro di Scalzi-Gradi, andato in scena giovedì 26 ottobre

Un ex cinema si trasforma in teatro, con uno spazio e una tecnica affinate. Accogliente il Teatro Moderno di Agliana, un’aria un po’ berlinese con bar sul rosso sgargiante. La programmazione è affidata sia a Fondazione Toscana Spettacolo sia, per la parte più sperimentale, all’Associazione Culturale Il Moderno, che cura Mezzastagione, interessante cartellone di compagnie del territorio, che è giusto mettere in luce e far conoscere.

Giovedì 26 ottobre è stata la volta di LOOP – Lanciare le noccioline al suono della campanella, con l’attore Pasquale Scalzi e la danzatrice Virginia Gradi. Un surreale “passo a due” sull’astrazione di esistenze in uno scontro, duello, confronto sul palco. Lui e lei, cosa c’è di più usurato, ma interessante, dell’analizzare la non-comunicazione e i fraintendimenti nei legami? Anche se lui e lei sono qui forse una coppia, forse due artisti in loop che si interrogano sul mestiere dello spettacolo e le sue fasi: l’audizione, le prove, la reiterazione dei gesti, gli uffici con i loro iter burocratici. Quando suona la sirena vengono lanciate noccioline dalle quinte, momento nonsense che fa pensare al circo o allo zoo, allo show business come un baraccone, l’attore preso dal divorare quella pioggia commestibile. Non gli restano che le noccioline.

Bella prova attorale di Pasquale Scalzi, interprete con un suo peso interno specifico dotato di leggiadria, una maschera comica e una plasticità che si ammirano con piacere. Buono anche il monologo, il provino di se stesso, capace di far sorridere con pochi accenti. Le voci fuori campo di Riccardo Goretti e Massimo Bonechi sono calde e avvolgenti e il gioco di luci che illumina i due corpi funziona. Nel monologo di Virginia Gradi da sottolineare qualche momento emozionante, l’accenno alla madre morta quando lei/il personaggio aveva 17 anni. Rimane la doppiezza, il dubbio su quanto l’autobiografia sia unita alla finzione.

Ma quando l’azione spazio-temporale sembra sul punto di crescere o arrivare a un momento di svolta, lo spettacolo si interrompe bruscamente, in un finale smorzato, senza un reale crescendo. Peccato.
Comunque ben costruito LOOP, a livello estetico, con una dose di surrealtà.
E Mezzastagione continua.

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