[rating=3] Un sottile refolo di vento solleva polvere e calcinacci, mentre si infila fra un cumulo di macerie, lambendo palazzi parzialmente distrutti e sventrati. Le travi piegate sotto il proprio peso, squassate dai movimenti della terra, gli infissi sbriciolati e la desolazione è tutto ciò che si respira nel mondo interiore di Lucia, donna per niente ottimista ma razionale e sarcastica. Lucia fa l’attrice, e il suo terremoto emotivo lo recita in un monologo alla sua amica d’infanzia Maria, che è il suo esatto opposto: emotiva, passionale e viva. Ed ecco che le parole appena interpretate da Lucia in chiave drammatica prendono un’altra forma se pronunciate da Maria: sono movimenti, passioni, pulsioni, energia!
Il testo della Comencini è molto interessante: penetra nel modo di pensare di due donne molto diverse, ci fa vedere come mai sono diventate così, che meccanismi di difesa hanno adottato e che risultati hanno ottenuto, il tutto adottando una chiave ironica che rende leggere queste riflessioni, divertente questo gioco degli opposti. Le differenze appaiono evidenti nell’interazione con l’altro sesso, dove Lucia chiede nome, cognome, lavoro, estrazione sociale etc etc al pretendente di turno, (“io sono esigente!”) mentre Maria lo bacia e se lo porta a letto (“perché io mi accontento del primo che passa?!?”). L’insicurezza di Lucia, che vuole avere tutto sotto controllo, non è da meno di quella di Maria, che avendo due figli a casa pensa di non avere possibilità con gli uomini e allora non cerca nemmeno di conoscerli, li usa e poi li allontana. Lucia cerca l’uomo idealizzato dei monologhi che recita a teatro, puro e irraggiungibile, l’Uomo con la U maiuscola, mentre Maria usa “il linguaggio del corpo” per intuire le loro aspirazioni e sentimenti, preferisce “stare sdraiata”, perennemente illusa di aver conosciuto la persona giusta. Sono nella stessa barca, sole e piene di paure sugli uomini e sugli sconvolgimenti emotivi e fisici che potrebbero derivare se solo si lasciassero conoscere un po’, sono “legate alla stessa catena”, ma per motivi e con reazioni diverse.
Si approfondisce l’animo femminile tanto quanto si rimane in superficie nei rapporti uomo-donna, pieni di pregiudizi e clichè. Non a caso l’uomo che appare su “La scena” è un ragazzo nemmeno trentenne, che quindi non ha l’esperienza di vita delle altre due, ma che talvolta pone le domande sceme perfette per farle aprire, per interpretarle. Non avrebbe avuto possibilità con nessuna delle due, una troppo impegnata a vedere gli uomini solo su piedistalli alti un metro, l’altra a buttarli fuori dalla sua camera la mattina dopo, ma confondendole una per l’altra, ha la possibilità di conoscerle entrambe e di farsi mostrarsi a sua volta per quello che è. Arriva perfino ad imporsi con urla e mosse di arti marziali sulle due donne mature che lo incalzano con domande ironiche e precise, annichilendole per qualche istante e mettendo bene in chiaro chi è l’uomo e chi è la donna, forse facendoci intravedere il meccanismo della violenza maschile contro le donne?
Spettacolo riflessivo e divertente scritto e diretto dalla Comencini che dopo aver analizzato uomini diametralmente opposti in “La donna della mia vita” e come si evolvono le paure e differenze femminili nel passare delle generazioni in “Due partite”, si concede un’analisi, in certi punti irriverente, sul contatto fra universo femminile e maschile, pur rimanendo focalizzato sulle donne.
Angela Finocchiaro è molto brava a colorare le indovinate ironie del testo con la sua fisicità esilarante, Maria Amelia Monti forse dovrebbe risultare più “calda” e slanciata anche con il corpo piuttosto che soltanto con le battute, pur non sfigurando per niente accanto ad Angela. Stefano Annoni è bravo a fare la parte di quello “caduto dal pero”, ma non risulta altrettanto fluido nel crescendo per arrivare alle mosse di arti marziali, che arrivano quasi dal nulla.
Una vergogna femminista, a sessi invertiti veniva descritto come bieco spettacolo sessista ecc ecc e gli si faceva pessima pubblicità
Comencini si rivela ancora una volta una sord… Femministoide non in grado di scrivere alcunchè al di fuori delle tematiche trite e ritrite della donna con la D maiuscola bella brava e buona e del maschio o maschietto che un po’ fa pena un po’ è inutile ma si,alla fine a qualcosa serve anche a lui….pomodori!!!
mi è sempbrato un bello spettacolo, divertente ma tutt’altro che stupido