Intarsi di mare nella scenografia a firma Fabiana Di Marco, vestigia di mediterraneo perimetrali al palco ed un anziano si lava le mani in quel blu e augurando buonanotte si addormenta a bordo proscenio. Al risveglio Egeone il mercante siracusano si trova ad Efeso al cospetto del Duca, qui il racconto di un naufragio che molti anni prima lo ha portato sulle coste ove si trova al momento e racconta che aveva appena dato alla luce due gemelli ed è là giunto per ritrovarli o seguire segni degli stessi per constatare che almeno fossero in vita e in buone condizioni.
La legge di Efeso vuole che chi si trovi in tal paese venga fatto prigioniero pena la confisca dei suoi beni e sarà libero contro una cauzione di 1000 marchi ma il vecchietto in arte Carlo Ragone, figura poco esuberante ma di ferma presenza scenica e carismatica, ne ha disposione solo 100 e legato da corde viene portato via. Attento al suo accaduto e con pietà umana ma non consona al ruolo che ha, Duca Solino, è Gabrio Gentilini, gli consiglia di procurarsi da amici ove li abbia sul territorio, quanto gli occorre per poter ottenere la libertà che con molto piacere non gli disdegnerebbe. E qui parte un ‘charleston’ che farà da leitmotiv a tutta la messa in scena con accenni alla ‘taranta’ con ritmi e movenze evocatrici di benevolenza superiore per i protagonisti della vicenda. Un’orchestrina di validissimi cantanti, musicisti, ballerini che cantano, ballano e suonano dal vivo animerà per tutte le due ore la commedia proprio on stage. Inserto di altissima qualità questo voluto dalla notevole regia di Loredana Scaramella.
“Dromio qua, Dromio là….” i due bravissimi interpreti Luca Nencetti e Federico Tolardo, i due servi gemelli sono i veri punti di slancio dello spettacolo. Ma tutta la rappresentazione è un movimento scenico accattivante, coinvolgente e ipnotico nei due atti e, persino nell’intervallo, non si interrompe.
In tutti i siparietti dello spettacolo il divertimento e la tensione non calano mai perché ogni qualvolta si crea un episodio, vuoi la catena, vuoi la corda, vuoi i denari, vuoi il pranzo, vuoi la moglie o la famiglia, vuoi l’orefice o i carcerieri, i gemelli nelle possibili combinazioni servo/ Antifolo, risultano sempre incrociati e contrastanti senza confusioni ed una precisione logico-drammaturgica che non genera mai noia e disattenzione, ma equivoci divertenti e realistici negli intrecci che si creano.
Bravissime Adriana, o Carlotta Proietti e Luciana o Betta Mandalari, con dei ritmi e carature da anchorwoman davvero encomiabili. In questa oscillazione costante alla scoperta dell’identità “Spesso è stato confuso lui per me e me per lui…” nelle parole di uno dei due Antifolo e “…sì sono stati commesi molti errori… “. La commedia degli errori” è finita, tra gli applausi incessanti del pubblico dopo vari Charleston e Tarante di saluto e animazioni sceniche in sorta di Cafè Chantant en vivant e la placida tavolozza cromatica dei costumi a firma Susanna Proietti, aiuta a rendere poetica la farsa.