Un oliva dopo l’altra, ciotolina in mano ci si prepara a una serata, stuzzichini e bollicine per comunicare agli amici il divorzio. Quattro sedie rosse, tavolini in plexiglass rigorosamente in tema con il mood del periodo, e lui, e lei sono in scena a discutere, se possa bastare, senza offrire qualcosa di più sostanzioso a chi non ha cenato, solo tartine con patè di olive e salmone. Magari avanzi dello scorso rinfresco per far capire che non è una festa, ma una comunicazione di correttezza alla coppia di amici fedeli. Protagonisti Federico Perrotta e Valentina Olla accolgono i due amici, ed eccoli davanti alla scelta se frequentare l’uno o l’altro, a separazione avvenuta. Non facile, ma il discorso e la comunicazione di questa tristezza coinvolge i quattro, altalenanti tra passione, sentimenti di amore, tradimenti e complicità, battibecchi e pettegolezzi, accomunati da istinti e emotività comuni a tutti, prima o poi con più o meno intensità nella vita.
Con Sabrina Pellegrino, anche autrice del testo e Claudio Insegno, non da poco, il regista dello spettacolo, tutti e quattro rigorosamente in nero, cosicché con pochi elementi distintivi, ovviamente a cromaticità piacevolmente ammiccanti e d’inequivocabile collocamento situazionale, sia facile individuare e gestire i cambi scena. Quindi dopo i saluti di inizio serata, li ritroviamo al motivo della relazione che li accomuna, e quattro poltroncine a fantasie patchwork ai bordi del palco davanti ai sipari a due a due introducono alla terapia di coppia. Qui l’excursus delle esternazioni ci conduce a vedere situazioni comiche, esilaranti e talora grottesche delle relazioni di coppia.
Li troviamo al parco, in discoteca, al pub, in serate tra amici, al supermercato, in palestra e se il tema è la passione, la relazione a primo colpo, una profonda amicizia, un grande affetto reciproco a quattro, naturale è anche lo ‘sbadabin sbadaban’, inequivocabile sequel dell’attrazione e intesa, leitmotiv di tutti i rapporti a due, ecco che lo scambio di coppia ne è imprescindibile conseguenza di trama, ironia e ilarità, nella vita come nella pièce teatrale.
Cantano e ballano, donde i microfoni ad archetto che li caratterizzano, “… a chi si cerca…come noi…” e sono passati due anni ma sì, il divorzio è effettivo ed è stato suggellato da stuzzicchini e bollicine, ma nulla è cambiato, l’attrazione è la stessa l’amicizia più forte e complice e il piacere di condividere, amori, coccole, bisbocce e ‘sbadabin sbadaban’ pure. Gilda gestisce un ristorante e Paolo è al suo servizio cameriere e sull’onda di “ Che desidera?” a Lorenzo e Lina anche loro coppia felicemente infelice, addirittura lui non ricorda che il vero nome della sua lei, sia Guendalina, ci si ritrova di nuovo, quattro poltroncine a fantasie patchwork, ai bordi del palco davanti ai sipari a due a due, in terapia di coppia.
Questa volta il percorso consiglia di invertire i ruoli nelle relazioni per ritrovare quell’equilibrio che li aveva portati alla separazione e rieccoci: altre colluttazioni con discorsi, motivi, battibecchi e spetteguless simili, tutto uguale ma invertito, più veloce come in RVM, quasi a cercare chi ha commesso fallo. Situazioni diverse una SPA, ovvero, sedute di gruppo per giungere a quattro monologhi di grandissimo lirismo amoroso, e bravura attoriale e scenica laddove ritroviamo Lina, Lorenzo, Gilda, Paolo e talora Marco e Giulio, entrati anch’essi nel ‘club’ dei felicemente infelici, incapaci l’uno rispetto all’altra e viceversa di allontanarsi seppure per poco dall’amore e dalle attenzioni dell’altro, a ritmo di Disco, Salsa, Rumba e Cha Cha Cha, per salutare il pubblico divertito, e felici di essere di nuovo a teatro finalmente distratti ed estraniati rispetto ai numeri della pandemia che ci ha travolto questi ultimi due anni.
Una bottiglia di Verdicchio di Jesi, il protagonista, direttamente dalle sue terre, la offre in regalo a chi risponde bene a una domanda della compagnia su quanto è andato in scena. Non ci resta che apprezzare quanto siano bravi davvero tutti, da spettatori piacevolmente insieme e di nuovo seduti in sala e come dice Federico Perrotta al 100%, benché il teatro fosse pieno al 70% nel rigoroso rispetto delle regole che la situazione ha richiesto. Ma è di nuovo, seppure con qualche limitazione, una normalità!