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Umbria Jazz Winter 25esima Edizione: la musica Jazz riempie di note la città di Orvieto

Umbria Jazz Winter 2017 25esima Edizione : l'omaggio a Theolonius Monk e alla canzone d'autore di Gino Paoli e Danilo Rea del 30 dicembre

Gino Paoli & Danilo Rea_Due come noi che... ©SpectraFoto

Il 1 gennaio 2018 si è conclusa la 25esima edizione di Umbria Jazz winter confermandosi, ancora una volta, al primo posto dei Festival jazz in Italia, attesissimo appuntamento da chi vuole trascorrere le vacanze di fine anno in un’atmosfera unica, fatta di ottima musica, degustazioni di vini, serate all’insegna della splendida accoglienza di tutta la città di Orvieto. Il bilancio stilato dagli organizzatori è assolutamente positivo: oltre 12 mila ingressi a pagamento con un incasso di circa 270 mila euro, cento eventi, con 25 band e ben 150 musicisti impegnati in diverse location culturali ed architettoniche/culturali della città come il Teatro Mancinelli, Palazzo del Popolo e il Museo Greco, oltre a straordinarie jam session in diversi locali della città come il Malandrino Bistrot o il ristorante “San Francesco” che ha ospitato anche il cenone di fine anno, che ha visto registrare un straordinario sold out.

Ancora una volta l’atmosfera di Umbria Jazz mi ha assolutamente conquistato. Ormai da anni seguo tale manifestazione, ma quest’anno sarà ricordata come un’edizione importante in termini di qualità della musica, presenze ed incassi.

E per farvi “entrare” in quest’atmosfera, Vi racconterò, in una sorta di breve diario, gli eventi dei tre giorni di Festival seguiti.

The Licaones ©SpectraFoto

Subito dopo l’arrivo, sabato 30 dicembre, in città, mi sono precipitata  per immergermi nelle note del primo concerto del pomeriggio, al Palazzo del Popolo, sala Expo un quartetto d’eccezione: “The Licaones” formato da Mauro Ottolini, Francesco Bearzatti, Oscar Marchionni, Paolo Mappa, per me ma non soltanto per me visto il successo che hanno ottenuto anche nei giorni successivi, sia di pubblico che di critica, una delle formazioni più interessanti a livello musicale e di progettualità artistica tra quelle presentate in questa edizione dell’Umbria Jazz Winter. Il progetto è unico e straordinario in quanto libera le più vivaci espressioni dei membri del gruppo, lasciando ampio spazio all’improvvisazione e al talento di ogni musicista, creando una sorta di musica lounge mista a atmosfere jazzistiche di altissimo livello e a divertentissimi momenti di puro intrattenimento, scatenati dalla simpatia e dalla verve di tutti gli artisti della band. Insomma un vero spettacolo nello spettacolo.

Jason Moran “Thelonius Monk Centennial” ©SpectraFoto

Alle ore 16 mi aspetta il concerto di una delle novità più attese di quest’edizione: Jason Moran che ha presentato un progetto davvero eccezionale “In my mind” un omaggio, in occasione del Theolonius Monk Centennial, alla musica di questo Maestro, e in collaborazione con una band strepitosa formata da Logan Richardson, Walter Smith III, Ralph Alessi, Andre Hayward, Bob Stewart, Tarius Mateen, Nasheet Waits. Per tutto il mondo del jazz il 2017 è l’anno della nascita di Thelonious Monk, figura tra le più geniali della musica del ‘900, non solo del jazz. Tanti gli artisti che nel mondo hanno ideato e realizzato progetti per omaggiarlo, ma Jason Moran ne ha elaborato uno tra i più ambiziosi e complessi e che presenta ad Orvieto per la prima volta in Italia. Pianista d’eccezione, elegantissimo nel suo stile tutto particolare e nella sua bravura nel dirigere una band di altissimo livello, Moran ha presentato uno spettacolo multimediale che ha rievocato il famoso concerto della Town Hall di New York, rielaborando non solo quella musica meravigliosa ma anche recuperando immagini e conversazioni tra Monk e Overton, arrangiatore di Monk in quello spettacolo, dando così vita ad un concerto emozionante quanto unico nel suo genere. Pubblico assolutamente rapito dalla musica sapientemente prodotta dalle mani di uno dei pianisti più bravi della scena del jazz contemporaneo che ha dato ancora di più un respiro internazionale ad un festival che si dimostra, come sempre, attentissimo ai talenti mondiali come alle novità e a i progetti importanti della scena jazzistica e non solo.

Guidi,Bearzatti,RabbiaTrio ©SpectraFoto

Prima di cena, mi fermo ad ascoltare i primi brani di un trio che è la quintessenza dell’improvvisazione basata sul talento e sulla capacità di emozionare: Guidi, Bearzatti, Rabbia Trio riescono a deliziare il pubblico con la loro musica che si può sintetizzare con un’unica simbolica frase: “Sul palco tutto può accadere! “Ed infatti accade. Al virtuosismo al piano di Guidi (che suona in una posizione strana, quasi da steso, come se fosse attraversato dalla musica in maniera “fisica”) risponde quello di Bearzatti al sax, sostenuto da assoli strepitosi di Rabbia che è capace di creare musica non solo dalla semplice batteria ma anche da una serie di altri oggetti che lo accompagnano sul palco. Se vi piace l’innovazione e l’improvvisazione, non perdetevi i loro concerti nelle vostre città perché ne sarete conquistati!

Il dopo cena è allietato da due concerti al Teatro Mancinelli di grande importanza: Maria Pia De Vito, con Huw Warren, Gabriele Mirabassi, Roberto Taufic, Roberto Rossi in “Core/Coração”

Maria Pia De Vito [Core/Coração] ©SpectraFoto
seguito dal concerto “Due come noi che…” con Gino Paoli e Danilo Rea, feat Flavio Boltro (tromba).

Nel primo set, una delle protagoniste femminili in assoluto di questo Festival durante il quale ha presentato tre progetti diversi, uno dedicato a Joni Mitchell, uno in duo con Maria Pia Marcotulli e l’altro, appunto “Core/Coração” dedicato all’incontro tra la musica napoletana e quella brasiliana, condividendone con un pubblico numerosissimo e attento, i suoni, le passioni, le storie di due culture particolarissime. Nato dall’incontro con il chitarrista Carlos Althier de Souza Lemos Escobar, noto come Guinga, con il quale la De Vito ha registrato un disco, e soprattutto con una delle “voci” più importanti della musica brasiliana Chico Buarque de Hollanda, ospite del disco in due brani “Todo Sentimento” e “O meu Guri” (quest’ultimo un duetto in napoletano) il progetto ha emozionato il pubblico, partendo da traduzioni e rielaborazioni della musica e dei testi di alcune delle più famose canzoni brasiliani nella lingua napoletana.

Un lavoro certosino di traduzione dal portoghese (Brasiliano) al napoletano, svolto fianco a fianco con gli autori, in particolare con Chico, volto a conservare intatta la bellezza, la poesia e la musicalità dei testi originali, resi nella lingua napoletana, formidabile strumento musicale, lirico, ritmico e visionario allo stesso tempo, dove le danze campane incrociano quelle brasiliane, il samba visionario di Antônio José Santana Martins, alias Tom Zè incontra una tammurriata e insieme incorniciano il capolavoro “Construção” di Chico Buarque, “Agua e Vinho” di Egberto Gismonti si mescola a “Voce ‘e notte”, meraviglioso esempio della grande tradizione melodica napoletana, solo per citare alcuni dei brani presentati durante il concerto.

Vissute le emozioni di una musica che da sempre “ruba” il cuore, nella seconda parte della serata, l’arrivo sul palco del Teatro Mancinelli di un duo straordinario , Gino Paolo e Danilo Rea. Ormai in tour da diversi anni e protagonisti di quattro dischi di grandissimo successo, anche se il loro incontro artistico poteva sembrare strano o arduo visto che stiamo parlando di un autore/cantante (Paoli) tra i più importanti della musica leggera italiana e di un pianista jazz tra i più eccellenti al mondo (Rea) e quindi appartenenti a due mondi diversi, si sono confermati ancora una volta come un duo d’eccezione capace di conquistare, ancora una volta, il numerosissimo pubblico di Orvieto.

Gino Paoli & Danilo Rea “Due come noi che…” ©SpectraFoto

Il programma del concerto è ricchissimo: si passa da brani di grande spessore jazzistico del disco “Milestones” a brani del reportorio di Gino Paoli in chiave jazzistica del disco “Due come noi che….” Come “La Gatta”, “Il cielo in una stanza”, a quelli degli altri grandi cantautori della scuola Genovese da Lauzi, De Andrè al suo amico Luigi Tenco, al quale dedica una splendida versione di “Vedrai, Vedrai” del tutto intimistica, quasi sussurrata, con l’inevitabile “stoccata” di Gino Paoli ai giornalisti (con I quali si sa, da sempre, non ha mai avuto un buon rapporto) che non gli “perdonano” la scelta di cantarla in tal modo, adducendo che il vero motivo sia in realtà la ormai poca voce dell’artista, deduzione errata in quanto Gino Paoli, dall’alto della sua ormai veneranda età, offre emozioni uniche anche quando presenta alcune canzoni di autori francesi come Charles Trenét, Serge Gainsbourg e Léo Ferré con uno spiritosissimo Danilo Rea che, per tale momento, indossa un’elegantissimo basco.

Ospite della serata Flavio Boltro che con la sua musica aggiunge ancora di più quella magia e quello spessore musicale che fa di una serata uno straordinario evento di successo.

Appuntamento a domani per un’altra serie di concerti che mi aspettano.

 

 

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