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Tutti pazzi per Raphael Gualazzi

Musart Festival di Firenze ospita il concerto di Raphael Gualazzi, il 18 luglio in Piazza SS. Annunziata. Serata lieve di divertimento e buona musica

Rockol

Il trentaseienne Raphael Gualazzi arriva anche a Firenze il 18 luglio, per un concerto in piazza Santissima Annunziata, tra sobrie e armoniche ripetizioni di linee rinascimentali. A contrastare la perfezione e purezza architettonica della visuale, ci pensa il suo tocco sincopato e accelerato, di carezze veloci in cerca del punto di fuga. Uno stile che è fusione di altri stili, e affonda nel pop, il country, il jazz; in una padronanza dell’esecuzione pianistica che lo fa giocare e variare con spirito divertito, pur senza lucida follia.

Gualazzi fa suo anche il suono stracciato del ragtime, mangiando le note con una mano, con l’altra creando la tessitura. Spazia e mantiene ordine e disordine, ogni tanto abbandonando lo strumento per eseguire qualche buffa mossa di danza, mentre la sua band continua il discorso musicale: il gruppo è composto da tromba, sax, trombone, chitarra, contrabbasso e batteria. Unica presenza femminile, Emma Morton, che interviene durante il concerto per esibirsi in alcuni brani, portando una bella vocalità, soul ma non troppo, nostro malgrado (non spezzata e graffiata come potrebbe essere quella di una Amy Winehouse).

Parola d’ordine della serata è, comunque, freschezza – melodica, interpretativa, tonale e visiva. Siamo lontani dai meandri dissanguati o languidi di artisti maledetti della storia della musica, e Raphael Gualazzi fa più suo il concetto di divertimento e svago, mantenendo però un alto standard qualitativo – come è logico per un compositore, strumentista e arrangiatore, come lui, amato anche all’estero. Nel repertorio della sua Love Life Peace, tournée attualmente in giro per l’Italia, vi sono suoi brani noti, come La fine del mondo; reinterpretazioni di classici, come Hit the road Jack; e rivisitazioni di celebri motivi popolari.

Il coinvolgimento del pubblico è immediato, la risposta è instantanea e sincera, grazie anche al timbro suadente della voce di Gualazzi, che fa colpo con romantiche ballad, oltre ai canti indiavolati che richiamano i bluesman del passato.
Un artista che si può definire più che mai postmoderno, capace di riunire in sé moltissimi generi e influenze, dando vita a un virtuoso e piacevole spettacolo.

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