Home Lirica Una Tosca stellare firmata Signorini inaugura il 71ª Festival Puccini

Una Tosca stellare firmata Signorini inaugura il 71ª Festival Puccini

Un’apertura di stagione ambiziosa a Torre del Lago con Roberto Alagna, Aleksandra Kurzak e Luca Salsi

Tosca ph Andreuccetti

Ha inaugurato con Tosca la 71ª edizione del Festival Puccini di Torre del Lago, e lo ha fatto con uno spettacolo applaudito da un pubblico numerosissimo che ha gremito il Gran Teatro. Il nuovo assetto della Fondazione Festival Pucciniano ha scelto per questa stagione una linea più tradizionale, puntando su titoli celebri e cast di grande richiamo internazionale. E l’effetto è quello di un vero e proprio banchetto lirico estivo per melomani.

Il compito di aprire le danze è toccato a una Tosca monumentale dal profilo classico ma curato, firmata da Alfonso Signorini, alla sua terza regia torrelaghese. Con l’aiuto dello scenografo Juan Guillermo Nova, il regista ha scelto un impianto visivo cupo ma coerente e rispettoso della tradizione, alla Zeffirelli oseremmo dire, che si affida a suggestioni estetiche familiari al pubblico dell’opera, ma non prive di efficacia, che richiamano per luci e colori dipinti d’epoca (come non citare la fucilazione di Goya per l’omonima scena del terzo atto). L’effetto più spettacolare è senza dubbio l’apertura scenica al termine del primo atto, in cui la scena ruota su sé stessa rivelando un grande altare con ostensorio, in perfetto dialogo con il climax musicale del Te Deum: un momento visivamente potente, capace di catturare l’occhio senza tradire la partitura.

Tosca ph Andreuccetti
Tosca ph Andreuccetti

Composta da Giacomo Puccini tra il 1896 e il 1899 e andata in scena per la prima volta al Teatro Costanzi di Roma nel gennaio 1900, Tosca è uno dei capolavori assoluti del repertorio operistico del Novecento, nonché una delle opere più rappresentate al mondo. Tratta dal dramma La Tosca di Victorien Sardou, l’opera rappresenta un punto di snodo fondamentale nella produzione pucciniana: segna il passaggio da un melodramma lirico-sentimentale (La Bohème) a un teatro d’azione teso, incalzante, dove il tempo drammaturgico coincide quasi con quello reale. La partitura fonde il linguaggio tardo-romantico europeo con il crescente interesse per il colore locale e per la psicologia dei personaggi, attraverso una scrittura orchestrale densa e raffinata, ricca di leitmotiv, timbri drammatici e soluzioni armoniche moderne. In Tosca, Puccini anticipa, per certi versi, il cinema: ogni gesto musicale corrisponde a un movimento teatrale, ogni dettaglio sonoro è un indizio emotivo. Non è solo opera “verista” per la crudezza della trama: è teatro di precisione, perfettamente cesellato, in cui nulla è superfluo.

La scelta di un’impostazione registica tradizionale e lineare si rivela efficace per un titolo come Tosca, in cui l’impatto drammatico della vicenda si regge già sulla forza del testo e della musica. Signorini non forza la mano, ma preferisce assecondare la narrazione, curando i movimenti scenici e affidandosi alla personalità dei protagonisti. Alcuni passaggi, come l’inizio del terzo atto, forse avrebbero potuto beneficiare di un maggior dinamismo, ma l’equilibrio complessivo è ben mantenuto. Uniche pecche, l’inserimento di un passo a due durante “E lucevan le stelle”, che rischia di distogliere l’attenzione da uno dei momenti più intensi dell’opera, risultando ridondante e di scarso effetto, piuttosto disturbante, ed il volto ghignante di Scarpia proiettato sulla scena finale dove Tosca scompare dietro le quinte per riapparire con troppa celerità attraverso una figurante nel drammatico gesto finale sopra gli spalti di Castel Sant’Angelo.

Tosca ph Andreuccetti

Stellare il cast, a partire da Roberto Alagna, al suo atteso debutto al Festival Puccini, che ha offerto un Cavaradossi carismatico e coinvolgente. La voce conserva ancora timbro, proiezione e un bel calore mediterraneo, con momenti di autentica intensità espressiva, specie in “Recondita armonia”. Anche se qualche passaggio appare meno fluido, Alagna rimane un interprete capace di dare corpo e cuore al personaggio.

Accanto a lui, la compagna d’arte e di vita Aleksandra Kurzak, che ha rivestito i panni di una Tosca vocalmente solida e scenicamente partecipe. L’aria “Vissi d’arte” è cantata con misura e partecipazione, evidenziando una piena maturazione vocale che la rende oggi credibile anche in ruoli drammatici.

Luca Salsi, nel ruolo di Scarpia, è senza dubbio il punto focale della serata: il suo barone è una forza della natura, carismatico, brutale, vocalmente travolgente. Frasi scolpite, una presenza scenica magnetica e un controllo dello strumento che domina il secondo atto con assoluta autorità.

Tosca ph Andreuccetti

Completano bene il cast Francesco Napoleoni (uno Spoletta incisivo e ben delineato), Luciano Leoni (Angelotti), Claudio Ottino (Sagrestano), Paolo Pecchioli (Sciarrone), Omar Cepparolli (Carceriere) e Francesca Presepi (Pastorello). Tutti contribuiscono a sostenere con sicurezza la tessitura drammaturgica dell’opera.

Il Coro del Festival e il Coro di voci bianche mostrano qualche lieve incertezza nei momenti più delicati, come la cantata fuori scena del secondo atto, ma nel complesso offrono una prova sufficiente, ben integrata nello spettacolo.

L’unico elemento che lascia qualche perplessità è la direzione di Giorgio Croci, che si mostra attenta al canto ma meno incisiva nel costruire un impianto orchestrale autonomo. Il direttore opta per un approccio prudente, preferendo assecondare i tempi e le intenzioni dei solisti, piuttosto che imporre una lettura forte e personale. Ne risulta un suono complessivamente corretto, ma talvolta poco fluido nei passaggi più concitati, con qualche scollamento tra buca e palcoscenico che non pregiudica l’equilibrio generale, ma ne limita la brillantezza.

Un’apertura di stagione ambiziosa, alla quale il pubblico ha risposto con calore, tributando lunghi applausi a tutti i protagonisti anche a scena aperta, lasciando qualche contestazione al regista. Ed ora attendiamo domani il ritorno della seconda opera del Festival firmata Signorini, Turandot.

PANORAMICA RECENSIONE
Regia
Direzione
Solisti
Orchestra
Scenografia
Costumi
Pubblico
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una-tosca-stellare-firmata-signorini-inaugura-il-71a-festival-pucciniTosca <br>Melodramma in tre atti <br>Libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica <br>dal dramma omonimo di Victorien Sardou <br>Musica di Giacomo Puccini <br>Prima rappresentazione Roma, Teatro Costanzi, 14 gennaio 1900 <br>Maestro concertatore e direttore d’orchestra Giorgio Croci <br>Regia e costumi Alfonso Signorini <br>Scene Juan Guillermo Nova <br>Luci Valerio Alfieri <br>Assistente alla regia Andrea Tocchio <br>Orchestra, Coro e Coro di voci bianche del Festival Puccini <br>Maestro del coro Marco Faelli <br>Maestro del coro di voci bianche Viviana Apicella <br>Floria Tosca Aleksandra Kurzak <br>Mario Cavaradossi Roberto Alagna <br>Il Barone Scarpia Luca Salsi <br>Cesare Angelotti Luciano Leoni <br>Il Sagrestano Claudio Ottino <br>Spoletta Francesco Napoleoni <br>Sciarrone Paolo Pecchioli <br>Un carcieriere Omar Cepparolli <br>Un pastore Francesca Presepi

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