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La Tosca torna a casa vigorosa e virulenta sotto la direzione di Julian Kovatchev

La stagione lirica del Teatro del Giglio di Lucca si inaugura con il tutto esaurito

Si ritorna a casa con la Tosca dell’autoctono Giacomo Puccini al Teatro del Giglio di Lucca sabato 29 settembre: scelta un po’ azzardata vista la vicinissima memoria della produzione Fondazione Festival Pucciniano, ma il risultato è comunque un fortunato tutto esaurito.

Tratto dal dramma teatrale di Victorien Sardou, portato al successo in tutta Europa dalla grande attrice Sarah Bernhardt, il melodramma venne composto tra la primavera del 1896 e l’ottobre 1899. La prima rappresentazione ebbe luogo al Teatro Costanzi di Roma il 14 gennaio 1900.

L’opera, di una forza incredibile, mostra una narrazione serrata, concitata ed esasperata, specialmente nelle scene più violente, alle quali si unisce anche un capillare controllo dell’espressione e delle forme musicali, volte a mostrare idee musicali esaltanti l’incalzare della supremazia dell’inganno e della morte. Ecco allora che la dialettica drammatica di potere-paura e pathos amoroso, operante in tutti i personaggi e in ogni segmento della vicenda, ha minutamente condizionato e frantumato l’invenzione musicale, scena per scena. Nella musica di Tosca la malvagità ha i caratteri dell’impassibilità, della ripetitività e della minaccia immobile e informe, resa tangibile da un taglio drammaturgico perfetto e da personaggi dalla scultorea presenza inseriti nella Roma dei primi dell’ottocento in una perfetta unità di azione, tempo e luogo, di matrice aristotelica, al cui interno prendono corpo cori potenti ed impetuosi.

Classica e di gusto la regia di Renzo Giacchieri, che per l’occasione ha scelto dei bei fondali dipinti di “vecchia maniera” ma dalla persistente efficacia, carichi di splendore e poesia, realizzati dalle Scenografie Soriani-Cardaropoli riprendendo i bozzetti del celeberrimo Nicola Benois, grande pittore e scenografo di origine russa, discendente di una famiglia di artisti.

Veri protagonisti della scena il giovane baritono Gabriele Viviani nei panni del perfido Scarpia dai toni profondi e diabolici nel suo erotico desiderio e la soprano Carmen Solìs ben conosciuta in Toscana e in Spagna, Tosca sanguigna e passionale senza mezzi termini, voce di riconosciuta intensità e timbrica. Prova meno brillante per Boldizsar Laszlo, Cavaradossi timoroso e di poco spessore, piuttosto traballante nella sua aria per eccellenza del terzo atto «E lucevan le stelle»: peccato forse di poco conto visto la risposta entusiasta dei presenti. Appare ben mutato il famoso pubblico lucchese il cui noto spirito critico era ben conosciuto dai cast lirici.

Vigorosa e virulenta la bella e decisa direzione del direttore artistico del teatro, di fama internazionale, Julian Kovatchev. L’esecuzione dell’Ort è carica di grinta e qualità, rotta a tratti da qualche defiance nei pianissimi degli archi.

Pubblico a pieno catturato dall’artiglio di Scarpia.

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