Ottima la prova del secondo cast.
Credo che sia sempre interessante poter confrontare più cast assistendo a più recite dello stesso allestimento di uno stesso allestimento. Arena dà sicuramente la possibilità di far questo e come d’abitudine schiera per ogni allestimento cast alternativi, e non è certo detto che assistere ad una replica in arena sia sinonimo di cast di minor pregio rispetto a quanto non si possa ascoltare nelle prime recite. Spesso si ha infatti la possibilità di sentire voci storiche per Arena affiancate a giovani artisti disposti a giocare il tutto per tutto, e mettendo a disposizione spesso i loro ragguardevoli mezzi vocali nonché la propria energia. Assisto così alla replica del 12 luglio poiché incuriosito dal debutto in Arena di giovani talenti a partire dal maestro Jordi Bernàcer.
Procediamo con ordine comunque.
Ho rivisto molto volentieri la nuova messa in scena con regia e costumi per mano di Arnaud Bernard e scene di Alessandro Camera e le luci di Paolo Mazzon, e confermo quanto ho già scritto nella recensione della prima: https://www.fermataspettacolo.it/lirica/nabucco-parla-francese-al-cuore-degli-italiani
Lo spettacolo della replica é ancora più fluido, la maggior parte del cast infatti essendo già presente nel giorno nella prima, ha potuto sicuramente metabolizzare ancora meglio il proprio ruolo; ed in uno spettacolo in cui anche le comparse hanno una loro psicologia è cosa molo importante. Masse e solisti erano perfettamente bilanciati nei movimenti e la macchina scenica anche questa volta non ha deluso con i suoi repentini cambi a scena aperta. Scena e controscena creano una macchina narrativa veloce e dinamica, lo spettacolo diventa coinvolgente anche per chi non è mai stato a vedere un Nabucco.
Sicuramente è giustificata la critica di chi si aspetta di andare all’Arena e vedere un Nabucco (o meglio di vedere il “Va’ pensiero”…) e invece si trova ad assistere ad un Ber-Nabucco (il Nabucco col Berna-trucco di Arnaud Bernard), che con la trama biblica ormai non c’entra più nulla, la storia raccontata è diventata ormai un’altra cosa, un altro spettacolo… Però io mi chiedo: “Ma perché non si può ‘disegnare fuori dai margini’ una volta diventati adulti? Perché perdere il gusto di giocare, di andare nel non scritto, nel ‘personalmente io ci vedo questo e ve lo racconto!’? Se non lo facciamo a teatro, o meglio sul palcoscenico lirico più grande al mondo, dove lo si può fare? Se la regia ha un senso suo, regge la storia, serve la musica con gusto raffinatissimo e fantasia, perché bocciare uno spettacolo come questo?” Chiaramente non voglio entrare in polemica con nessuno, è solo per cercare di dire che è ora di svecchiare lo spettacolo d’opera se lo vogliamo salvare ad una morte sempre più prossima, e lo dico da appassionato melomane e quale parte di un pubblico “giovane” e pagante. L’opera ha le sue regole ma talvolta infrangerle con gusto rende più piacevole anche le regole stesse.

Sul piano musicale, non ha deluso l’atteso debutto di Jordi Bernàcer, direzione dinamica e fresca anche se piuttosto acerba nell’introspezione di una partitura difficile ha avuto al suo fianco un’orchestra di grande esperienza che lo ha seguito al meglio. Ottimo il suono e buone le prime parti, in modo particolare i violoncelli si sono distinti in momenti di intima raccolta. Buono il rapporto coi cantanti impegnati spesso in gravi cimenti.
Per quanto riguarda gli artisti, in scena abbiamo assistito ad una deludente prova del baritono Leonardo Lòpez Linares che se anche scenicamente era perfettamente calato nella parte ridisegnata da Arnaud Bernard convincendo della propria autorità il pubblico, vocalmente era piuttosto sguaiato nell’accento rovinando qua e là momenti anche molto belli e ben riusciti. Un vero peccato visto che il timbro è interessante ed il volume sicuramente già naturalmente adatto ad un’arena, quindi senza bisogno di essere spinto.
Bella la prova di Mikheil Sheshaberidze nei panni, tra l’altro poco confortevoli, di Ismaele. Il tenore già sentito durante le recite invernali di Tosca, è vocalmente interessantissimo con voce pastosa e ricca di armonici conserva una naturale eleganza che si fa notare. Scenicamente credibile nel suo ruolo doppio ruolo di amante e “prode guerrier” coinvolge con un fraseggio sfumato e coinvolgente.
Debutta all’Arena di Verona nell’ambito del Festival areniano 2017 nel ruolo di Abigaille il soprano Rebeka Lokar. Vince sicuramente la sfida di un ruolo che però, dal basso della mia opinione, le consiglio vivamente di abbandonare quanto prima. Sia ben chiaro: Lokar esce dalla prova a pieni voti e tra gli entusiasmi del pubblico, ma temo che una fitta frequentazione di un repertorio così pesante possa in qualche modo privarci di una voce interessantissima prima del dovuto. La voce infatti di soprano lirico è ricca e rotonda e le agilità sono ben studiate, lucentissimi e ben dominati gli acuti ed i sovracuti; ma nella zona di petto la voce, pur non perdendo omogeneità nella gamma, tende ad incrinarsi preoccupantemente e si stimbra noteolmente. Nella sua biografia si legge degli esordi come mezzo-soprano ma si sa: “La voce è una coperta corta”, troppo corta aggiungo io e a volte si spacca. Sarei proprio curioso di risentirla in altri ruoli ed in teatro, ma sicuramente non mancheranno occasioni future. Scenicamente poi è perfetta nel costruire con Arnaud Bernard un personaggio malvagio, roso dal proprio livore, dall’arrivismo: una donna frustrata e dedita all’alcolismo. Una donna che, ferita prima dall’amante e poi dal padre ora non le resta che tentare il tutto, cadendo sotto il peso della propria fragilità emotiva. Eccellente poi il cesello nell’aria finale.
Impressionante nel suo bel ruolo il basso polacco Rafał Siwek. Un timbro scuro e potente servito da una figura scenica notevole. Un bellissima incarnazione di questo Zaccaria. Altro nome da appuntarsi per i prossimi eventi.
Per quanto riguarda gli altri interpreti del cast sono state confermate le belle prove già date alla prima, menzione va fatta a Madina Karbeli che riesce davvero a costruire un personaggio vero.
Ottima la prova del Coro dell’Arena di Verona e pubblico entusiasta.