C’è un sorriso nel nome, una promessa tra le righe: Argaj, in piemontese, è quel senso di appagamento profondo che ti pervade dopo un pasto ben fatto, un pasto vero. E quando si parla di appagamento, Castiglione Falletto, borgo sospeso tra le vigne nobili del Barolo, sa mantenere le promesse. Su una curva dolce della collina del Montanello, proprio all’incrocio che entra nel centro storico, si trova il ristorante L’Argaj, nato dal sogno di Valentina e Andrea, lei in sala con grazia e attenzione, lui in cucina con passione e rigore.

Il locale, che ha appena spento dieci candeline con un restyling elegante, si presenta raffinato: l’ambiente gioca con contrasti calibrati: le pareti in tonalità neutre e materiche dialogano con inserti di nero, come le doghe verticali in legno scuro che percorrono il perimetro della sala. I soffitti, mossi da pannelli fonoassorbenti geometrici sospesi, contribuiscono a un’acustica discreta.
L’illuminazione è affidata a eleganti lampade a sospensione nere, dal design minimale ma scenografico. Il pavimento in legno naturale e i tavoli in tonalità scura conferiscono calore e solidità all’ambiente, mentre le sedute in velluto, giallo ocra e verde petrolio, aggiungono una nota vibrante di colore, richiamando i toni della natura circostante. Il tutto in dialogo costante con una vista impareggiabile sui Crus di La Morra. Un invito a gustare il territorio con tutti i sensi.
Il nostro percorso inizia con due classici cocktail, Negroni e Cosmopolitan, eseguiti con mano esperta, preludio perfetto a una serie di amuse bouche che sono un inno alla leggerezza senza rinunciare al gusto. Una tartelletta con spuma di parmigiano e guanciale, croccante e saporita, apre le danze, seguita da un sorprendente biscotto con paté di vitello e cipolla caramellata, dove dolcezza e sapidità si rincorrono sul palato. C’è poi il “peperone ripieno light”, alleggerito in sfoglia, e un sticky rice con guacamole e salmone affumicato che ammicca all’Estremo Oriente senza snaturare il contesto. Lo sfogliato, ovvero il croissant salato farcito con salsa tonnata e giardiniera chiude il cerchio con ironia e rotondità. È una partenza giocosa ma precisa, calibrata, senza eccessi.
Il primo abbinamento enologico arriva con il Sobrero Langhe Bianco 2023, un vino d’acciaio, giovane e diretto, che ben accompagna due piatti riuscitissimi. L’asparago al barbeque con caviale e caviale di melanzana, cialda di mais e spuma di formaggio di Roccaverano rappresentano un equilibrio audace e convincente, dove la spuma al limone marocchino aggiunge un tocco di freschezza esotica. A seguire, un sando di cotoletta di verza che rilegge con ironia e tecnica la cucina orientale.
L’outsider della serata è però la lingua di vitello, cotta a bassa temperatura e poi passata in padella, con ketchup di fragole e pomodoro fermentato. La salsa cren, fatta con rafano e pane, aggiunge profondità e un colpo d’acceleratore sulla nota speziata. Un piatto complesso, coraggioso, eppure leggibile.
Il viaggio prosegue con un rosso elegante, il Nebbiolo Livia Fontana 2022, affinato dodici mesi in legno, che accompagna con grazia due piatti dal cuore marino: gyoza farciti con giardiniera con maionese cotta e katsuobushi, intensi ma equilibrati, e ravioli di polpo con burrata, dove il ripieno esplode di mare e la burrata doma il tutto con dolcezza.
Il gran finale vede protagonista il Barolo Corino 2021, 24 mesi in rovere, poi acciaio e bottiglia: giovane, ma già generoso, avvolge un filetto di cervo sontuoso, accompagnato da bietole, purea di fave e un fondo tartufato da manuale. Sono le Langhe che si fanno aristocratiche, senza dimenticare le loro radici.
Un Espresso Martini con gocce di liquore alla Langa prepara il palato al dessert: tuile di mandorle e cacao, cremoso al cioccolato e gelato agli amaretti. Qui la memoria infantile dell’amaretto si sublima in fine pasticceria, mantenendo l’anima popolare del territorio.
Quella dello chef Andrea Scarzello è una cucina che sussurra, non sovraccarica, ma dosa. È il frutto di una visione precisa: rispetto della materia prima, leggerezza come principio guida, curiosità e cultura come bussola, tra tradizione, intuizione e sperimentazione. Si esce da L’Argaj sorpresi, ma rassicurati. Soddisfatti, ma con la voglia di tornare.
Perché il vero lusso oggi, in cucina, è l’equilibrio. E qui, nelle Langhe, quel sorriso pieno che campeggia sull’insegna non è solo un logo: è un modo di vivere il cibo. Ed è anche, senza dubbio, la forma più autentica di felicità.
L’Argaj
Via Alba Monforte, 114
12060 Castiglione Falletto CN
http://argajristorante.it/