[rating=3] Oculus, uscito recentemente nelle sale italiane, ha dimostrato ottime potenzialità in termini di narrazione, nonostante alcuni momenti un po’ confusionari, probabilmente voluti, che tuttavia non vanno ad influire troppo su tutta la logica dell’intreccio. Diretto da Mike Flanagan, il film, che attualmente ha guadagnato 22.863,004 dollari, si basa su un suo precedente cortometraggio del 2006, Oculus: Chapter 3- The Man with the Plan, in cui un uomo vuole dimostrare a tutti i costi i poteri soprannaturali di un antico specchio. La trama di questo nuovo lavoro di Flanagan racconta la terribile storia di Kaylie e Tim Russell (Karen Gillian e Brenton Thwaites), due fratelli traumatizzati dall’aver assistito da bambini al crollo psicologico dei genitori, spinti prima verso la follia e poi all’omicidio. Tim, il più fragile dei due fratelli, finisce in una clinica psichiatrica dove viene accudito fino ai suoi 21 anni. Riunitosi a sua sorella 23enne, i due sono convinti che a generare gli eventi del passato sia stata un’entità soprannaturale e con determinazione, cercheranno di distruggere ciò che credono il vero responsabile: un antico specchio posseduto, protagonista di numerose leggende legate a svariati casi di morti irrisolte.
Ottima l’interpretazione dell’attrice Karen Gillian, conosciuta da molti per aver interpretato dal 2010 al 2013, Amy Pond, una delle compagne di viaggio del Dottore, della serie britannica “Doctor Who”.
L’attrice, che presto (sembra il 1° Agosto 2014) vedremo nel film Guardiani della Galassia completamente rasata, ha dimostrato in Oculus, di saper gestire naturalmente il suo ruolo da co-protagonista, con la quale è riuscita comunque a surclassare quello di Brenton Thwaites, che nel corso del film, appare invece piuttosto passivo.
Ovviamente i caratteri dei due personaggi sono davvero contrastanti e questo fa si che quello della Gillian predomini per la maggior parte della storia, anche nei flashback degli avvenimenti accaduti durante la loro infanzia. Kylie Russell è una donna forte e decisa, che cerca di nascondere la sua fragilità per proteggere suo fratello minore dalla misteriosa entità che vive nell’inquietante e misterioso specchio.
Nonostante i metodi scientifici che Kylie intende usare, suo fratello Tim resta dubbioso, provando a convincere se stesso e sua sorella che la follia dei loro genitori derivi solo da una forte depressione che li ha portati poi all’omicidio e quindi, alla morte. Nel suo cuore però sa qual è la verità. Tutto il film si incentrerà sulle prove e i ricordi di Kylie, messi a confronto con la negazione sempre più disperata e debole di Tim, che alla fine dovrà cedere e aiutare sua sorella a compiere la sua vendetta.
Dal punto di vista tecnico, Flanagan è riuscito senz’altro ad unire le cupe note di un dramma familiare con l’incertezza e le sfumature tipiche dell’horror paranormale. La tematica soprannaturale della storia ricorda un film dalla linea narrativa piuttosto simile, Mirrors- Riflessi di paura (2008), del regista Alexandre Aja.
Non è certamente una novità in un horror, l’idea di utilizzare gli specchi come strumenti in cui si possano annidare entità maligne che perseguitano i malcapitati protagonisti. Lo specchio è da sempre un oggetto misterioso e allo stesso tempo affascinante, in cui vediamo riflesse le nostre paure, le nostre emozioni … e le nostre colpe. E’ un oggetto che ha colpito e stimolato la fantasia dell’uomo grazie alla sua particolare caratteristica di riflettere le immagini. Esso è legato al tema del doppio, dell’universo alternativo (come nel famoso racconto di L. Carroll Attraverso lo specchio, seguito di Alice nel Paese delle Meraviglie), della bellezza e dell’ignoto. Secondo alcune credenze popolari gli specchi, duplicando la realtà, possono imprigionare un’anima nella sua immagine riflessa. Ecco dunque che la storia di Flanagan prende vita da un oggetto così particolare, ma allo stesso tempo ampiamente sfruttato nella mitologia, nella letteratura e nella cinematografia, rendendolo protagonista di una storia ricca di colpi di scena, sobbalzi e crudeltà, dai toni freddi e oscuri, claustrofobici e talvolta confusi, allo scopo di inibire lo spettatore facendogli perdere l’obiettività e la sicurezza iniziale. Un horror ben fatto, dal finale conturbante, che potrebbe sfociare anche in un sequel dai contorni più definiti e complessi, a livello di intreccio e scorrevolezza della narrazione. E alla fine del film, forse non vorrete più fissare il vostro specchio…