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The Wife – Vivere nell’ombra

Per la regia di Björn Runge, il riadattamento cinematografico dell'omonimo libro di Meg Wolitzer

Joe Castelman, scrittore di fama internazionale, viene convocato a Stoccolma per ritirare il Premio Nobel della Letteratura. Considerato il narratore più influente ancora in vita, Joe porta addosso un fardello troppo grande e pericoloso: quello di non essere l’autore delle sue opere. Dietro la macchina da scrivere c’è infatti sua moglie, Joan, che dopo aver collaborato al successo del coniuge decide di ribellarsi e uscire ‘dall’ombra’.

The Wife – Vivere nell’ombra‘ è l’ultimo dramma familiare del regista svedese Bjorn Runge, che riprende temi già trattati nei suoi precedenti ‘Alle prime luci dell’alba’ e ‘Mouth to mouth’, in cui scardina e ricompone a proprio piacimento situazioni domestiche fuori dal comune. Il film nasce come riadattamento cinematografico dell’omonimo libro di Meg Wolitzer. Protagonisti della pellicola, nei panni dei coniugi Castelman, sono Glenn Close, acclamata dalla critica per la sua versatilità, e Jonathan Pryce.

Piani sequenza coreografati e movimenti di macchina fluidi sono i tecnicismi che vengono maggiormente adoperati da Runge. La morbidezza che intercorre tra i vari passaggi favorisce al film un dolce dondolio in avanti e indietro nel tempo, proseguendo il  viaggio dei protagonisti su un doppio binario parallelo tra passato e presente. I primi piani, quasi in sovrapposizione, rievocano spesso il volto fresco di Joan da ragazza e mostrano quello stanco e deluso della stessa donna in età matura, nella speranza di captare ogni singolo particolare nei suoi occhi color ghiaccio, prima speranzosi e dopo colmi di rassegnazione.

La narrazione, quasi del tutto priva di scene in esterni, viene incentrata nel rapporto dei coniugi ed è caratterizzata dagli ambienti che essi occupano. Un binomio opposto che all’arricchirsi dell’uno ne va l’impoverimento dell’altro. Le scenografie diventano sempre più ricercate e prorompenti mentre i protagonisti a loro volta risultano più schivi e taciturni. La musica di Jocelyn Pook, compositrice britannica che ha firmato opere entrate nello scenario storico del cinema d’autore come ‘Eyes Wide Shut’, occupa un ruolo determinante nella metamorfosi della protagonista, crescendo in una escalation emotiva fino a diventare disturbante. Le parole si trasformano in echi lontani e appaiono superficiali alle orecchie di chi guarda, lasciando come unica protagonista della scena l’anima in pena di Joan.

I due protagonisti vengono ritratti in diverse occasioni nella loro limousine tra le varie uscite a Stoccolma, entrambi occupano gli stessi posti nella vettura tranne nella parte finale dove siedono invertiti. In quel momento lei prende il posto di lui sia visivamente che simbolicamente, Jaon decide di lasciare Joe e pretende di essere riconosciuta come unica artefice delle opere che portarono il marito al successo mondiale. La ribellione della donna scatena l’ira dell’uomo che, incredulo, cerca invano di dissuaderla dalla sua decisione.

La subordinazione della donna nel settore lavorativo, soprattutto nel campo artistico, è un tema che è stato più volte trattato sul grande schermo. Dal recente film italiano ‘Storia senza nome’ al più datato americano ‘Big Eyes’ vengono analizzate le relazioni complesse uomo-donna e mente-corpo, cercando di dar vita ad una critica diretta sia alla società che agli stessi uomini. Ma, a differenza delle due pellicole sopra citate, la protagonista di ‘The Wife – Vivere nell’ombra’ resta ancorata ai suoi ideali e decide di non uscire allo scoperto. Il suo non è che un grido d’aiuto senza voce, privo di un nome e di un volto, una denuncia all’ignoto senza una possibile risoluzione concreta.

Il concetto d’inferiorità viene inoltre affiancato a quello di adulterio, che ritrae come unico colpevole ancora la figura maschile. La donna viene designata come vittima in un gioco di ruoli troppo arduo per le sue possibilità, ma non bisogna dimenticare che il potere degli eventi è in parte dovuto alle scelte che lei stessa ha attuato in passato. La paura del fallimento è il sentimento radicato alla base della narrazione. Il terrore di un rifiuto è talmente imponente da frenare una passione scalpitante o è l’insicurezza in sé la nemica più grande della protagonista?

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