Home Cinema Film da vedere E se Jeeg Robot fosse nato a Tor Bella Monaca?

E se Jeeg Robot fosse nato a Tor Bella Monaca?

Un lavoro riuscitissimo, che diverte, emoziona e fa commuovere con temtiche non banali

[rating=5] Lo chiamavano Jeeg Robot, nelle sale italiane dal 25 febbraio scorso, è un film fuori dagli schemi a metà tra la commedia romantica, la denuncia sociale e un manga giapponese.

Il regista produttore e compositore è Gabriele Mainetti, poco noto attore italiano apparso in serie TV come La Squadra e Un medico in famiglia, e la protagonista femminile del film è Ilenia Pastorelli ex-concorrente del Grande Fratello 12 approdata, contro ogni aspettativa, sul grande schermo nel ruolo di Alessia, figlia di un malvivente romano; accanto a lei recitano Claudio Santamaria con 20 chili in più per vestire i panni di Enzo Ceccotto, ladruncolo nato e cresciuto a Tor Bella Monaca, che cade accidentalmente in alcuni scarti radioattivi depositati nel Tevere e diventa un forzuto super-eroe e Luca Marinelli alias Fabio Cannizzaro detto “Lo zingaro”, capo di un piccolo gruppo di criminali romani, che sogna di diventare qualcuno e di essere riconosciuto come un leader della malavita capitolina.

A dare un tocco trash, come se un boss che canta Anna Oxa in giacca pailettettata non fosse abbastanza, c’è Salvatore Esposito nei panni di un camorrista che fa inevitabilmente venire in mente il suo Genny Savastano protagonista della serie Gomorra.

Una scena del film Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti

Descritto così il film sembra un accozzaglia un po’ troppo variegata di nomi e situazioni, invece Lo chiamavano Jeeg Robot è un lavoro riuscitissimo che non solo non scade nel banale ma riesce a trovare un suo equilibrio tra i diversi generi divertendo, emozionando, commovendo lo spettatore e facendo il verso alla cinematografia americana coi suoi colossali supereroi.

Enzo non si sente un supereroe e anzi la sua forza sovrumana la usa per fare rapine in banca e a camion portavalori, è un ragazzo di borgata, un poraccio che vive da solo e che non ha amici perché a lui la gente glie fa schifo figuriamoci se pensa a salvarla; eppure qualcuno che vale la pena salvare c’è: è la figlia di un malvivente morto durante un colpo andato male, Alessia, una ragazza problematica con disturbi psicologici dovuti alla morte della madre e agli abusi subiti negli anni, che ha trovato la sua via di fuga dalla realtà nei cartoni di Jeeg Robot e che vede in Enzo il suo Hiroshi Shiba, l’eroe del manga. Inutile dire che i due finiranno per innamorarsi.

Accanto alla loro storia c’è quella dello Zingaro, eclettico capobanda appassionato di Anna Oxa e con l’ossessione della popolarità mediatica, nei guai perché ha perso la droga che aveva comprato da un clan di Napoli e non ha i soldi per pagarli. Tra una perfomance canora e una sparatoria finirà per scontrarsi con lo stesso Enzo/Hiroshi Shiba, ma non svelo altro perché chi di voi ancora non ha visto il film deve andare subito a vederlo.

Innanzitutto perché la storia è bella, fa riflettere sulla dura vita di periferia, fa commuovere per la tenera storia d’amore tra Enzo e Alessia e fa esaltare per le scazzottate a mani nude del protagonista che lancia uomini come se fossero palloni, che manco Bud Spencer nei tempi d’oro.

Poi perché Claudio Santamaria è bravissimo in questo film, ma ancora più bravo di lui è Luca Marinelli che, dopo la riuscitissima perfomance in Non essere cattivo, torna a recitare in romanaccio e si riconferma un grande attore che dopo anni di ruoli poco memorabili (se si esclude La solitudine dei numeri primi) è riuscito a trovare la sua strada e ad imporsi nella scena cinematografica italiana.

Di Ilenia Pastorelli, al suo primo ruolo sul grande schermo, non si può dire ancora molto; nel film è convincente e perfetta nella parte di svampita un po’ coatta ma sarà ugualmente brava in altri ruoli? Gli elementi sono troppo pochi per esprimere un giudizio ma se continuerà su questa strada potrebbe ripresentarsi in futuro alla nostra attenzione.

Infine Gabriele Mainetti, a cui va il merito di aver messo su questo bellissimo lavoro, lascia il segno più come regista che come attore e forse è questa la sua vera vocazione.

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