L’Italia è il paese con il più alto numero di siti Unesco, questo sta a dimostrare quanto sia immenso e particolare il patrimonio storico artistico della nostra nazione. Patrimonio spesso sconosciuto e sottovalutato come per esempio quello che è possibile ammirare nella Basilica di San Pietro a Perugia, la Basilica più bella di Perugia.
L’abbazia venne edificata intorno al 996 sopra una precedente cattedrale, questa diviene la prima sede vescovile di Perugia, esistente sin dal VII secolo, anche se i primi documenti che citano la chiesa sono del 1002.
La facciata esterna della Basilica edificata nel 1614 è costituita dai tre archi ciechi sovrastati e da un poderoso cornicione. L’abbazia è sovrastata da un campanile a forma poligonale costruito su un sepolcro etrusco-romano. La parte superiore fu ricostruita nel 1463, dopo un crollo, su progetto di Bernardo Rossellino.
Il chiostro di ingresso è realizzato con colonne in travertino e dove sono presenti affreschi del XIV secolo, opera del senese Duccio da Boninsegna maestro senese del XIII sec. che vanno ad impreziosire la facciata della basilica
L’interno è a tre navate con molti elementi romanici con una tipica struttura basilicale, con una navata e due corsetti. La Basilica raccoglie al suo interno opere di notevolissimo pregio e nonostante le spoliazioni dell’epoca napoleonica la collocano soltanto dietro alla Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia. La navata è articolata da arcate su colonne in marmo antico grigio, probabilmente provenienti da costruzioni romane. Stupisce la ricchezza delle decorazioni ed un soffitto ligneo a cassettoni policromo e dorato che risale al 1556.
All’interno dell’abside si trova uno dei cori lignei ligneo più belli d’Italia e datato al 1526. Molto vasta è la Sagrestia con dipinti del Perugino, del Caravaggio e di Raffaello, ed i resti di uno stupefacente pavimento in maioliche di Deruta.
Infine una piccola porticina nell’abside permette di affacciarsi su un balconcino con una vista che mozza il fiato sulla Valle Umbra con Assisi, il Subasio, Bettona, Montefalco e gli Appennini sullo sfondo.
La Basilica doveva raccogliere tutte le glorie di Perugia, tanto che fu commissionato anche a Pietro di Cristoforo Vannucci detto il Perugino (1448-1523) il Polittico di San Pietro, un dipinto a olio su tavola databile al 1496-1500 circa ed oggi conservato nello scomparto centrale con l’Ascensione di Cristo, nel Musée des Beaux-Arts di Lione. La decorazione pittorica rappresenta scene del Vecchio e del Nuovo Testamento che furono commissionate dall’abate Giacomo da San Felice di Salò realizzate tra il 1591-1611 dipinte dal pittore Antonio Vassilacchi detto l’Aliense, artista formatosi alla scuola del Veronese e del Tintoretto.
Sempre dell’Aliense è la grande tela il Trionfo dell’ordine dei Benedettini di novanta metri quadrati e collocata nel muro ad ovest, dove si narra la vita e le opere di San Benedetto (Norcia, 2 marzo 480 circa – Montecassino, 21 marzo 547) , fondatore dell’ordine e della regola benedettina nota come Ora et Labora.
Ed è da qui che comincia la nostra storia. La grande tela, di quasi 90 metri quadri, è collocata sopra la porta d’ingresso di San Pietro andando ad occupare l’intera parete del tempio, l’“Apoteosi dell’Ordine dei Benedettini” dipinto nel 1592 raffigura i pontefici, cardinali, vescovi, abati e personaggi legati al santo di Norcia.
Sono quasi 300 i personaggio religiosi, rappresentati a grandezza maggiore di quella naturale e che fanno da contro altare all’immagine di San Benedetto. La scala cromatica dell’opera va dal giallo ocra al nero, dal rosso al blu scuro. Dopo “Il Paradiso” del Tintoretto, che si trova nel palazzo ducale di Venezia, è forse la tela più grande del mondo
Per vedere la fisionomia del demone è necessario orientare lo sguardo all’uscita della Basilica.
Gli squarci del cielo nel groviglio maestoso dei personaggio, svelano il sole e la luna e stanno a rappresentare la notte e il giorno cioè il tempo che fugge. Ma è osservandolo con maggiore attenzione che si nota qualcosa di strano, le due fessure sembrano altro, sono occhi, occhi di una creatura demoniaca. Qui si conclude la prima parte di questa affascinante rappresentazione.
Nella seconda parte vedremo attraverso una analisi più approfondita dell’opera stessa, i segreti celati in questa misteriosa opera.