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Deus sive natura: la scultura che riconcilia l’uomo con il respiro del mondo

Fino al 25 gennaio le opere di Silvia Scaringella al Museo Carlo Bilotti - Aranciera di Villa Borghese di Roma. Ingresso gratuito.

Deus sive natura ph di Maura Crudeli

Nel verde di Villa Borghese, il Museo Carlo Bilotti ospita fino al 25 gennaio l’esposizione Deus sive natura di Silvia Scaringella. Non solo una mostra, ma un pensiero che prende forma nella (e dalla) materia, un dialogo tra ciò che è presente in natura e ciò che noi – come specie umana – nel cuore della natura inseriamo e costruiamo.

Il titolo richiama Spinoza e la sua visione panteistica: Dio, ovvero la natura. Non due entità separate, ma un’unica sostanza divina e terrena. Come il filosofo seicentesco scardinava la separazione tra creatore e creato, così Scaringella interroga la frattura contemporanea tra tecnica umana e mondo naturale. Suggerendo che la nostra vera dimensione divina potrebbe risiedere proprio nel riconoscere la nostra appartenenza all’ecosistema.

Il ciclo dimenticato

“L’uomo si è dimenticato di essere parte della natura”. Prende le mosse da questa evidenza l’artista, e ne fa il nucleo della mostra. Scaringella identifica in modo preciso il punto di rottura: la natura procede per cicli, l’uomo invece per finalità. Il mondo vegetale e animale conosce la rigenerazione continua, mentre la civiltà umana accumula, esaurisce e produce scarti.

Le opere materializzano questa tensione: architetture che si intrecciano con forme vegetali, animali che abitano lo spazio come messaggeri di un’alterità che chiede di essere riconosciuta.

Deus sive natura ph Maura Crudeli
Deus sive natura ph Maura Crudeli

Il volo e la metamorfosi

Tra le sculture più evocative, uno sciame di libellule in marmo e metallo occupa un’intera parete. Simboleggia la metamorfosi possibile.
“Un animale che nasce nel fango – spiega Scaringella – poi emerge e si trasforma in qualcosa di leggerissimo, impalpabile, quasi solamente un luccichio di ali luminose”.
La libellula incarna quella trascendenza che non cerca affannosamente l’altrove, ma abita con leggerezza il qui e ora: dal fango all’aria, senza rinnegare il percorso.

In un’altra opera, una fila di formiche in marmo attraversa un finto suolo, in realtà una distesa di suole di scarpe triturate. La gomma, materiale “umano”, che si finge natura.

La materia come voce del tempo

La formazione di Scaringella all’Accademia di Belle Arti di Carrara non è un dettaglio marginale. La pietra – materiale antico quanto il pianeta, testimone di ere geologiche – diventa metafora della ciclicità naturale. Lavorare il marmo significa entrare in dialogo con tempi lunghi, processi che sfuggono alla fretta consumistica del contemporaneo.

L’opera Time Lapse racconta, fissandolo nel marmo, lo sbocciare di una piantina. Un invito a riscoprire il valore del tempo e del tragitto, contro una cultura ossessionata dagli obiettivi: “Le scintille delle cose sono nel percorso, non nel finale”.

I materiali naturali come pietra, legno ed elementi vegetali si oppongono all’artificialità dell’usa-e-getta. Le opere portano impresse le tracce di questo confronto e scontro tra diversi modi di concepire la materia, il tempo e il creare.

Deus sive natura ph Guillermo De Luna

Incontro e scontro tra architettura e natura

Nell’architettura, osserva l’artista, prima si trovavano decorazioni ispirate alla natura. Ora si persegue unicamente la funzionalità di un modulo abitativo.
Dove le colonne corinzie sbocciavano in foglie di acanto e i capitelli ricordavano fiori, oggi forme standardizzate hanno reciso il legame con l’organico. L’uomo costruisce come se la natura fosse un contorno, non il tessuto stesso dell’esistenza.

Ci prova dunque l’artista, a riprendere le fila di questa tessitura, della trama che in qualche modo unisce comunque uomo e natura. Sulle carte traslucide di progetti edilizi, un filo ricama forme di alberi, ispirati alla vegetazione di Villa Borghese. Tecnica e natura sembrano tornare a convivere, almeno nell’arte.

Sugli stessi sfondi progettuali possono anche passare mandrie di tori metallici, lanciati in una folle corsa che calpesta le linee precise e i calcoli di ingegneri e architetti. A ricordarci che a volte la natura non chiede permesso per riprendersi i suoi spazi.

Una nuova alleanza possibile

In un momento nel quale la questione ecologica appare non più rimandabile, e allo stesso tempo sembra perdere appeal nella coscienza comune, Scaringella non offre ricette facili bensì pone domande fondamentali: è ancora possibile un’esperienza autentica della natura? Possiamo recuperare quella connessione che ci legava al mondo vivente?

D’altra parte, ricorda l’artista, la fisica quantistica conferma ciò che molte tradizioni sapienziali hanno sempre saputo, cioè che tutto è connesso. Le sculture di Deus sive natura sono la traduzione estetica di questa idea.

Deus sive natura ph Guillermo De Luna

Il paesaggio sonoro che tutto unisce

A completare l’esperienza, le musiche di Marco del Bene “costruiscono” un paesaggio acustico intitolato Hybrida. Tramite i suoni, il producer amplifica quella tensione tra artificioso e organico che percorre le sculture, invitando il visitatore a percepire lo spazio espositivo come ecosistema vibrante. Come a rimarcare, attraverso la complementarità tra ciò che si vede e ciò che si sente, che tutto è in relazione e nulla è scollegato dal resto.

L’esposizione, a cura di Maila Buglioni, è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, prodotta e organizzata da Lamaro Arte con il sostegno di Yourban2030 e il patrocinio di Carrara City of Crafts and Folk Art, il supporto tecnico di Tabularasa, i servizi museali Zètema Progetto Cultura e in media partnership con HF4 comunicazione.

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