Home Teatro Top Girls, le donne “interrotte” e irrisolte di Caryl Churchill

Top Girls, le donne “interrotte” e irrisolte di Caryl Churchill

La parabola femminile dell'era tatcheriana arriva in Italia ma non convince

"Top Girls" di Caryl Churchill in scena al Teatro Vascello di Roma dal 20 al 25 febbraio.

Unpopular opinion: il teatro postmoderno di Caryl Churchill, senza intreccio e con una narrazione che devia volutamente verso il surreale, non è cosa per tutti. Ci sono opere che sono espressione di un mood artistico che si configura come cibo per menti “allenate” e Top Girls è uno di questi. Talvolta, non spesso, questo genere di prodotti ha una sua dignità creativa, talaltre sfiora il genio, altre ancora e, a parer di chi scrive, parliamo della percentuale più alta, risulta solo come personalissima e non necessariamente comprensibile e/o condivisibile visione.

Questa recensione partirà dal presupposto ideologico di un teatro imprescindibilmente comprensibile e condivisibile dai più, dal quale può evidentemente restare esclusa una buona fetta di postmodernismo (non tutto), per ammessa ignoranza o limite di gusto della sottoscritta. Detto ciò, Top Girls in scena al Teatro Vascello di Roma dal 20 al 25 febbraio, è uno di quei testi churchelliani fra i più apprezzati dagli anni ’80, va detto,  forse però il trapianto nel contesto attuale e italiano non è riuscitissimo, ma non per colpa dell’adattamento.

Magari non è nemmeno il testo a essere invecchiato, semplicemente l’istanza femminista più ispirante rimaneva e rimane volutamente occultata e per questo forse banalizzata nel “non si salva nessuno” e se fai carriera sacrificando gli affetti, sei comunque “cattiva”. Così Marlene che fa la sua rapida scalata nell’agenzia di collocamento “Top Girls”, dove si piazzano profili professionali femminili nello spietato mercato del lavoro londinese degli sfavillanti Eighties. Alla sua scrivania arrivano tante donne diverse, ma tutte in cerca di opportunità o cambiamento.

Marlene le scheda, le squadra, le incasella con un esercizio di potere affatto lontano da quello maschile, che però in una donna assume inevitabilmente l’aspetto accusatorio di una carenza empatica. Perché una donna deve per forza sorridere, accomodare, ma soprattutto comprendere. Marlene invece fa mostra senza vergogna della sua ruvidezza, eppure è già pronto a ricaderle sulle spalle, improvviso e scomodo, tutto il peso del suo passato.

Una scena di "Top girls".
Una scena di “Top girls”.

Lei, giovane ragazza madre in fuga dalla provincia di zotici e ubriaconi, che lascia crescere la sua bambina alla sorella Joyce. L’arrivo improvviso di Angie, sua figlia naturale che la crede invece semplicemente solo la zia affermata, modello di riferimento in luogo della madre putativa sciatta e infelice, mette a nudo anche tutta l’infelicità di Marlene.

Perché siamo tutte infelici? Se lo chiede la stessa protagonista nella scena del banchetto iniziale, in cui Marlene festeggia la sua promozione nientemeno che con quattro figure di donne storiche: Margherita la pazza, presunta strega delle Fiandre, Lady Nijo, poetessa, concubina e infine monaca buddista, la scrittrice ed esploratrice Isabella Bird e la papessa Giovanna, interpretata da Monica Nappo, che firma anche la regia dello spettacolo.

Questa è la lunga scena d’esordio, un simposio surreale, sospeso nel tempo dell’assurdo, in cui un gruppo di donne si parlano fastidiosamente addosso, mischiando e confondendo le vicende umane di ciascuna in un unico enorme nodo di frustrazioni e violenze. “Ragazze interrotte” e loro malgrado irrisolte, ieri come oggi. Sulla carta stupendo, poi in scena altra storia. Il lavoro drammaturgico qui è evidentemente quello di complicare e non risolvere, ma senza una lettura anticipata di questo messaggio, cosa si sarebbe davvero afferrato? Poco o nulla, a parte che una donna, più di un uomo, deve sempre pagare un prezzo altissimo per il suo successo.

Uno sguardo crudo, talvolta ironico, ma alla fine ineffabile, in qualche modo “assente”, come gli uomini sempre protagonisti, anche quando non ci sono, “Cesari” da uccidere nell’ombra per sopravvivere. Facendo i compiti a casa è tutto meraviglioso, peccato riuscire a goderselo poco sul palco, dove giganteggia ed emerge (per fortuna) in questo mare-magnum di femminei infranti, solo la straordinaria performance attoriale di tutte le attrici.

Cosa dire poi di Monica Nappo? Bella ma non bellissima la regia, che nulla toglie ma neppure aggiunge al testo della Churchill, innegabile tuttavia il suo fascino come interprete. È lei la vera regina della scena, il suo recitato è vivo e vibrante, splendente di luce propria in grado di irradiarci tutti, fino all’ultimo spettatore. Si divide e riunisce in tre personaggi con un talento per il quale non si può che calare il capo, prostrarsi, rotolarsi addirittura ai suoi piedi, per quanta raffinata bellezza è in grado di regalare al pubblico. Insomma alla fine teoricamente in Top Girls sembra funzionare più o meno tutto, a parte il testo, che si offre invece a una platea ben più ristretta e forse, lo scrivo con un filino di innocua provocazione, di cultura “borghese”, altrove malamente fustigata dalla stessa Churchill.

PANORAMICA RECENSIONE
Drammaturgia
Regia
Attori
Allestimento scenotecnico
Pubblico
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top-girls-le-donne-interrotte-e-irrisolte-di-caryl-churchillTop Girls <br>Drammaturgia: Caryl Churchill <br>Regia: Monica Nappo <br>Traduzione di: Maggie Rose <br>Con (in o.a.): Corinna Andreutti, Valentina Banci, Cristina Cattellani, Laura Cleri, Paola De Crescenzo, Martina De Santis, Simona De Sarno, Monica Nappo, Sara Putignano <br>Costumi: Daniela Ciancio <br>Scene: Barbara Bessi <br>Luci: Luca Bronzo <br>Assistente alla regi:a Elvira Berarducci <br>Produzione: Fondazione Teatro Due, Parma

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