[rating=5] “Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente.” E’ l’Amore il protagonista inconfondibile di quest’opera shakespeariana che giunge quasi a conclusione della stagione estiva del Globe. Un amore d’altri tempi, platonico e terreno al tempo stesso, un amore come motore della vita, come un sentimento senza il quale nulla ha senso tanto che l’assenza porta alla morte. Romeo e Giulietta si amano follemente, tragicamente e direi anche fatalmente. Il loro destino è scritto nelle stelle, nel fato di un odio ancestrale tra le famiglie che neanche l’ardore di un sentimento puro e giovanile può vincere.
La scena si apre con due “street gang” moderne che combattono a suon di rap e battute più vicine ai giorni nostri che a quelli del poeta inglese, inaugurando tre ore di rappresentazione che non pesano affatto e che scivolano tra versi classici e fedeli al testo e adattamenti in chiave moderna. Adattamenti che non riguardano solo il linguaggio e le modalità di espressione, ma anche i costumi che, all’inizio sono contemporanei e poi lasciano spazio a quelli elisabettiani. Fedeltà alla trama e alle caratterizzazioni psicologiche dei personaggi, ma Proietti mette l’accento sulla festa – in versione rivisitata – a casa Capuleti, dove Romeo e Giulietta si vedono per la prima volta e s’innamorano, come fosse la scena della metro in Sliding door, ovvero, se Romeo non fosse andato, nulla di tragico sarebbe accaduto (forse). E Romeo, abilmente interpretato da Matteo Vignati, che abbiamo visto qualche mese fa nel ruolo di Sicinio in Coriolano, diventa spartiacque della vicenda una seconda volta, quando si frappone nel duello tra Tebaldo e Mercuzio, decretandone la morte e l’innesco di una serie di omicidi-suicidi.
Mercuzio è la chiave della rappresentazione. Sappiamo quanto Shakespeare tenesse alla sua figura come a quella del fool nelle altre opere. Alessandro Averone – l’attore che ha raccolto più applausi alla prima – è il Mercuzio di Proietti: ironico e altezzoso leader, guida, protettore. E’ colui che, morendo, augura e presagisce la morte ad entrambe le famiglie che hanno causato la sua. Ed è proprio qui che la commedia diventa tragedia, le luci sono sempre più basse, pozioni, veleni e lacrime soppiantano i momenti comici e le maschere iniziali.
Quando esce di scena Mercuzio, le redini passano a Gianluigi Fogacci – che alle spalle una carriera come attore shakespeariano – nel ruolo di frate Lorenzo, che aiuta a modo suo e vanamente i due giovani a ritrovarsi.
“Le gioie violente hanno violenta fine, e muoiono nel loro trionfo, come il fuoco e la polvere da sparo, che si consumano al primo bacio. Il più squisito miele diviene stucchevole per la sua stessa dolcezza, e basta assaggiarlo per levarsene la voglia.” Non c’è scampo per Romeo e Giulietta. L’odio vince sull’amore. Candido e innocente, il volto della bellissima Giulietta, interpretata dall’eclettica Mimosa Campironi che, per chi non lo sapesse, è anche musicista, non è abbastanza per fermare l’odio dei Capuleti. Il veleno agisce e forse in un mondo parallelo Romeo e Giulietta continuano ad amarsi.
Eccezionale riadattamento del testo shakespeariano, scena semplice senza nessun decoro o mobilio, cast fatto per lo più di giovanissimi talenti con perfetta dizione, agilità nei movimenti e padronanza del palcoscenico. Da non perdere.