[rating=3] Scritto dall’autore napoletano Manlio Santanelli il testo è di forte attualità, eternamente vivo nel suo spaccato più realistico e reale insieme. Sul palcoscenico, con le scene e costumi di Red Bodò, vi sono una madre, di nome Regina (Milena Vukotic) ed un figlio, Alfredo (Antonello Avallone). La prima, affetta da una infermità che non le fa perdere il tono dispotico sul figlio e che tanto lo indispettisce. Quest’ultimo, segnato da ben due fallimenti personali, il proprio matrimonio e l’attività professionale da giornalista. Lei, da tempo, vive da sola, ha pure una figlia, ma la quiete della solitudine, è scossa quando lui, decide di tornare inaspettatamente, sotto il tetto materno. Sarà preludio dell’ultimo capitolo di vita tra i due. Alfredo (Avallone) avrebbe appreso dal medico che a sua madre resterebbe davvero poco da vivere e si trasferisce da lei. Più che per assisterla amorevolmente, come si potrebbe pensare, è per annotare giornalmente il decorso medico fino alla data infausta.
Riempire dei fogli bianchi con i minimi dettagli, impressioni e reazioni materne riguardanti la malattia. Per poi consegnare tutto in stampa e farci un libro. Battibecchi, affronti, toni polemici e frecciatine tra i due insaporiscono il cruento rapporto dove la recitazione dei due è magistrale. Protagonista indiscusso è il logoramento di un rapporto affettivo dove i ruoli si scambiano senza clemenza con un colpo finale inaspettato ma incredibilmente vero. Un duello tra risate e commozione. Dimenticatevi la “Signora Pina” di Fantozzi. Vukotic ha un talento artistico ineguagliabile nella parte. Decisa, determinata, ferrea e tenera insieme, un po’ volpe, un po’ orsa, un po’ gattona. Ora odia la nuora, poi arriva ad averne affetto, rievoca continuamente il marito colorandolo di amore e di passione, più per rimorso che non per sentimento dei tempi che furono. E non sarà che ci manca poi ciò che sappiamo essersi allontanato o perso nel tempo?
Per la regia di Avallone il lavoro è in scena dal 20 ottobre e lo sarà ancora, fino a domenica 30 ottobre prossimo in via Simone de Saint Bon n. 19 a Roma (Teatro dell’Angelo). Non è un debutto ma un titolo scenico che ha riscosso consenso ed applausi dal pubblico. Un cavallo di battaglia per i due artisti.
Drammatico e comico insieme, grottesco e ironico. E’ possibile? Si, Santanelli, Vukotic ed Avallone ci sono riusciti. E chi ha avuto a che fare con una suocera un tantino di troppo o una madre dal fiuto poliziesco apprezzerà enormemente, rivedendosi ora in una scena ora in un’altra. Quelle situazioni familiari in cui i figli vorrebbero tenere nascoste le proprie vicissitudini al genitrice ma il sesto senso della suocera/madre è in certi casi infallibile.
Sono passati 32 anni da quando “Regina Madre” è stato depositato come lavoro eppure è attualissimo (fu recensito finanche dal saggista francese Eugène Ionesco!) non sono cambiati i rapporti e qualsiasi enfasi o estremismo del narrato resta fedele a quella liquidità di rapporti umani tanto tristemente nota ai giorni nostri dove spesso le cronache rilanciano il dolore del vissuto familiare tra scarne pareti domestiche. Tre anni di successi, 120 repliche, rappresentato a Milano, Torino, Genova, Veneto ed Emilia Romagna, lo spettacolo è tornato a Roma, per poi ripartire per il Piemonte. Una pièce in cui ognuno può vedere se stesso, com’è oggi o come sarà o come è stato ! La visione di “Regina Madre” apre gli occhi sull’attualità, è una seduta terapeutica sulle relazioni affettivo-familiare. Non c’è scampo, ci siamo passati tutti. Nel proprio nucleo familiare o in quello che si abbraccia. Regina Madre è la “Madre di tutti i rapporti umani”.