Home Teatro Razionale e irrazionale Luigi Lo Cascio

Razionale e irrazionale Luigi Lo Cascio

Al Teatro Fabbricone di Prato va in scena, fino al 13 novembre, Il sole e gli sguardi, lo spettacolo diretto e intepretato da Luigi Lo Cascio, interamente dedicato a Pasolini.

Pier Paolo Pasolini poeta, la sua sfera più limpida, rurale, marina, non ermetica, non simbolista. Macchiaiola e non nichilista. Grondante dolore, inadeguatezza accogliente e ripugnante, voglia di togliersi la vita e di trovare la speranza in un vetro sporco. Luigi Lo Cascio, acclamato attore di cinema e teatro, si addentra coraggiosamente nella produzione lirica di uno degli intellettuali italiani più acclamati e osannati, oggi – osteggiato e mai capito fino in fondo dai suoi contemporanei, allora; infine assassinato. Pasolini è il pensatore che più di ogni altro ha scavato nelle contraddizioni oscene della nostra società, individuando la degenerazione dei meccanismi televisivi e consumistici, in una preveggenza fin troppo accurata e triste.

La scelta delle poesie pasoliniane da parte di Lo Cascio, per costruire il suo spettacolo Il sole e gli sguardi, è ricaduta su quelle che hanno tratteggiato, dell’artista friulano, l’infanzia felice, l’amorevole rapporto con la madre e il fratello partigiano ucciso, il periodo romano, la maturità, la crisi esistenziale, la solitudine. Sono comparse, solo fugacemente, quelle dedicate al dramma interiore che Pasolini ha sofferto tutta la sua esistenza, ovvero l’attrazione per i ragazzi di borgata, le notti nere e tribali, in preda a istinti che non ha mai saputo dominare, a un senso di colpa opprimente.

Luigi Lo Cascio non ha mai esitato in questo complesso monologo, di cui è regista e unico interprete; non ha mai abbandonato la dimensione emotiva, senza però tralasciare la tecnica, in una gestione della voce e dell’intonazione con cui ha valorizzato il ritmo e le intonazioni, le pause e le pulsioni. Si è aiutato, in questo viaggio tenero, buio, intriso di richiami alla terra e alle profezie di un futuro violento, con i disegni dal vivo di Nicola Console, con videoproiezioni e voci fuori campo, insieme a una scenografia mobile. Ne è emerso un ritratto che stilla pietà e un’aria tersa, a volte macchiata da immagini frenetiche e pensieri cupi, misteriosi, sulla morte e sull’aldiquà della vita.
Luigi Lo Cascio ha dato ennesima prova della sua profondità e sensibilità attorale, capace di cogliere il grido e il silenzio della poesia.

Exit mobile version
X