Soldati in armatura irrompono sul palco ed accompagnano il Re di Scozia Duncan ed ecco le tre “strane sorelle” o parche o streghe, a caratterizzare sin dall’inizio, la firma della regia per questa edizione nel teatro elisabettiano della Capitale. Quando ci rincontreremo si chiedono e la risposta dalle loro stesse voci sarà “… per Macbeth…”. Look in total black lattice, emulo di tre Lady Gaga, sul palco, bravissime Pietta Silvia, Giulia Galiani, Mària Francesca, dal grande impatto evocativo e carismatico. Seguono i generali Macbeth e Banquo, insieme al cospetto delle medesime che nel loro peculiare fare vaticinante predicono a questi che sarà capostipite di una dinastia di re e a quegli contestualmente al saluto come Barone di Glamis che sarà poi re di Cawdor. Il timore che generano nel loro aspetto misterioso cui segue un’improvvisa scomparsa fa la vicenda di questa cupa Scozia nella tragedia d’inizio Basso Medioevo di Shakespeare.
La scena si fa allegorica, un letto nero fumi e veli neri e Lady Macbeth, impareggiabile Melania Giglio partorisce il male, una testa nera fuoriesce dal grembo, ed ecco le tre streghe ad accompagnare e suggellare la funesta gestazione. Tutto già prelude a quel che sarà la messa in scena. Cappe, brandelli di pellicce a mo’ di collo, per gli uomini e tragicamente femminili e regali gli abiti di lei comunque incastonati perfettamente in ciò che racconta: costumi bellissimi quelli di Daniele Gelsi a colorare, laddove si ravveda una variazione minimale seppur cromatica della storia.
Tutti morti i convitati e la lama ora è cosparsa di sangue ma il Nostro, attento alle regole, sempre in attesa di un giusto destino che sistemi le cose, non lo rendono capace di discolparsi: ecco Lady Macbeth, al suo posto, ritornerà nella stanza del sangue a riporre il pugnale in modo che chi lo veda attribuisca ai servi o soldati gli efferati gesti. Tutte quelle macchie scarlatte benché lavate nel fiume generano demoni in colui che, ambizioso, ma debole, agisce per interazione carnale nella scaltrezza di lei. Macduff, il nobile scozzese scoprirà il malfatto e seppur non certo maturerà sospetti su Macbeth. Temendo anch’essi della propria vita Malcolm, Donalbain i figli del Re scapperanno chi in Inghilterra, chi in Irlanda.
E se il Nostro riuscirà ad aver la meglio su Malcolm e Donalbain i figli di Duncan, Fleance il figlio di Banquo e Ross, il valido interprete Simone Ciampi, un altro nobile scozzese sempre al fianco MacDuff, perderà la vita al cospetto della lama di questi, la cui incoronazione come da ultima profezia porrà fine alla tragedia. Dopo tre ore di fosche e cruente vicende, ben ravvivate da movimenti di eserciti, bandiere, velatini, soluzioni allegoriche e modulazioni interpretative dei protagonisti, dentro ovvero fuori scena, tanti gli applausi alla magistrale regia di Daniele Salvo a conferma che il suo sodalizio con Melania Giglio non tradisce mai un pubblico curioso di cultura, non necessariamente leggera, se il fascino è costruito ad arte con innovazione e creatività senza impossibili stravolgimenti.