Home Teatro La serpe partorisce il male ed è Macbeth al Globe Theatre

La serpe partorisce il male ed è Macbeth al Globe Theatre

Dal 2 al 25 settembre a Roma per la regia di Daniele Salvo

Soldati in armatura irrompono sul palco ed accompagnano il Re di Scozia Duncan ed ecco le tre “strane sorelle” o parche o streghe, a caratterizzare sin dall’inizio, la firma della regia per questa edizione nel teatro elisabettiano della Capitale. Quando ci rincontreremo si chiedono e la risposta dalle loro stesse voci sarà “… per Macbeth…”. Look in total black lattice, emulo di tre Lady Gaga, sul palco, bravissime Pietta Silvia, Giulia Galiani, Mària Francesca, dal grande impatto evocativo e carismatico. Seguono i generali Macbeth e Banquo, insieme al cospetto delle medesime che nel loro peculiare fare vaticinante predicono a questi che sarà capostipite di una dinastia di re e a quegli contestualmente al saluto come Barone di Glamis che sarà poi re di Cawdor. Il timore che generano nel loro aspetto misterioso cui segue un’improvvisa scomparsa fa la vicenda di questa cupa Scozia nella tragedia d’inizio Basso Medioevo di Shakespeare.

La scena si fa allegorica, un letto nero fumi e veli neri e Lady Macbeth, impareggiabile Melania Giglio partorisce il male, una testa nera fuoriesce dal grembo, ed ecco le tre streghe ad accompagnare e suggellare la funesta gestazione. Tutto già prelude a quel che sarà la messa in scena. Cappe, brandelli di pellicce a mo’ di collo, per gli uomini e tragicamente femminili e regali gli abiti di lei comunque incastonati perfettamente in ciò che racconta: costumi bellissimi quelli di Daniele Gelsi a colorare, laddove si ravveda una variazione minimale seppur cromatica della storia.

Il banchetto a castello di Re Duncan e i suoi, fa che l’ambizione e la debolezza di Macbeth interpretato da Graziano Piazza muovano la serpe in seno alla Lady Macbeth ad escogitare un piano per agevolare l’avvicendamento al trono di Scozia per il marito e garantire a sé stessa il titolo di Regina inequivocabilmente anzitempo. Vino a fiumi e allucinogeni soporiferi gli espedienti che caleranno i convitati in un sonno tanto profondo da rendere impalpabile il divario tra il sogno e la morte e favoriranno l’eccidio che ne seguirà nel corso della notte. Un pugnale insanguinato a centro palco pulito e uno pronto al gesto ferale pulito in mano al barone creeranno i primi fantasmi. Un re per essere sereno deve essere sicuro ma un cuore gelido al cospetto di una lama rovente per il sangue caldo che l’attende non possono farlo tale.

Tutti morti i convitati e la lama ora è cosparsa di sangue ma il Nostro, attento alle regole, sempre in attesa di un giusto destino che sistemi le cose, non lo rendono capace di discolparsi: ecco Lady Macbeth, al suo posto, ritornerà nella stanza del sangue a riporre il pugnale in modo che chi lo veda attribuisca ai servi o soldati gli efferati gesti. Tutte quelle macchie scarlatte benché lavate nel fiume generano demoni in colui che, ambizioso, ma debole, agisce per interazione carnale nella scaltrezza di lei. Macduff, il nobile scozzese scoprirà il malfatto e seppur non certo maturerà sospetti su Macbeth. Temendo anch’essi della propria vita Malcolm, Donalbain i figli del Re scapperanno chi in Inghilterra, chi in Irlanda.

Macbeth è in preda ai fantasmi e alle profezie delle tre “strane sorelle”, ingaggia due sicari per far fuori Banquo e il figlio nel corso di una cavalcata. L’operazione è riuscita per il generale dell’esercito di Duncan ma il figlio è riuscito a scappare. Il protagonista in preda alla follia da demoni chiude il primo atto e alla ripresa dello spettacolo è Lady Macbeth ossessionata dalle mani sporche di sangue benché ormai levato via. Ogni giorno una vedova, ogni giorno altri orfani sono i passi della vendetta nella vicenda e chi partorisce il male non può che subirne la sorte. Lady Macbeth muore appunto e alla notizia di questa inspiegabile fine, il nuovo Re inforca l’armatura per contrastare l’avanzata dei figli di Duncan e di Banquo, alleati con MacDuff per vendicare quello che ormai è diventato il tiranno Macbeth, pronti a salire al trono di Scozia.

E se il Nostro riuscirà ad aver la meglio su Malcolm e Donalbain i figli di Duncan, Fleance il figlio di Banquo e Ross, il valido interprete Simone Ciampi, un altro nobile scozzese sempre al fianco MacDuff, perderà la vita al cospetto della lama di questi, la cui incoronazione come da ultima profezia porrà fine alla tragedia. Dopo tre ore di fosche e cruente vicende, ben ravvivate da movimenti di eserciti, bandiere, velatini, soluzioni allegoriche e modulazioni interpretative dei protagonisti, dentro ovvero fuori scena, tanti gli applausi alla magistrale regia di Daniele Salvo a conferma che il suo sodalizio con Melania Giglio non tradisce mai un pubblico curioso di cultura, non necessariamente leggera, se il fascino è costruito ad arte con innovazione e creatività senza impossibili stravolgimenti.

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