
La stagione teatrale di Commedia dell’Arte de La Bottega dei Comici al terzo appuntamento fa tappa in Argentina. L’apertura del sipario mette a nudo un uomo dalle fattezze statuarie con i suoi racconti e il suo colpo di fulmine alla vista di Manioca, ed ella o forse una semplice danzatrice, balla avvenente in un costume rigorosamente a balze nero e rosso. Balla latino Valentina Puccini, come latino è lo scultore Fernando Chorizo. Ha tra le mani la lavorazione di un cáliz commisionatogli da un cardinale. Bravissimo come sempre oltre che bello, è nudo il nostro Luca Gabos combatte con il perbenismo della società, la maschera appunto, quella della Commedia dell’Arte, quella che irriverente e scientemente sa dove affondare il coltello per irridere di ciò che non si ha coraggio di vedere.
Manioca è bella e balla bene, ma è più grande di lui di due anni. Per interagire con il cardinale occorre un habitus e se la scultura è creazione, diversamente dal creatore al nostro Chorizo, non è concesso mostrarsi nudo benché anche la creazione su di lui non abbia manifestato difetti. La perfezione non basta ed eccolo discretamente e plasticamente rivestito con tanto di abito scuro e camicia chiara come si conviene nei confronti di chi gli ha commissionato la scultura. Manioca è donna, ma anche la scultura è donna. Sa modellarsi adattarsi all’uso, all’esigenza, alle mani dell’uomo.
Questa attitudine della donna verso l’uomo, nel saperlo toccare, nel saperlo cogliere per dargli piacere, cura, femminilità, sensualità, carisma, avvicina lo scultore alla sua Manioca e ancor più gli ricorda la madre e Fernando con la sua scultura è emulo di lei, nel vezzeggiare, coccolare, caldeggiare Empanada la creatura che porta dentro. E queste attenzioni dolci gli creano imbarazzo nei confronti del pubblico e del telefono che squilla in continuazione come un martello che lo richiama all’ordine. Laddove la voce modulata a mò di Empanada funziona, eccola emergere in tutta fierezza la bella donna che intimamente vive il protagonista.
E se è arrivato davvero il momento di mostrarsi ai curiosi, nei panni di lei, dopo attenta cura nel baule di Manioca ecco il nostro Fernando ormai vestito con tanto di abito grigio argilla, calze longuette, collana, chiome scarmigliate tutte riccioli. Si è proprio una bella ragazza Empanada, e qui l’avvenenza del protagonista fa il suo gioco. Via la maschera tocca a Manioca o ballerina indossarla, tocca a lei affrontare la realtà com’è. E i due ballano su musiche degli Intillimani (che classe!), in questo cambio di testimone ad epilogo di uno spettacolo affascinante e perfetto nel testo e nella regia di Gabriele Guarino, vivace ed asciutta senza cedimenti agli scimmiottamenti. Beh operazione compiuta anche il pubblico ne esce soddisfatto.